RICOSTRUZIONE: APPALTO DA CONSTA A PALOMAR, CITTADINI IN RIVOLTA: ”NOI TENUTI ALL’OSCURO”

di Filippo Tronca

30 Luglio 2014 15:35

L'Aquila -

L'AQUILA – Cittadini in rivolta all'Aquila contro il passaggio di mano di un appalto da 5 milioni di euro per la ricostruzione post-sisma dell’aggregato di via del Grifo, nel centro storico del capoluogo, dalla Consta Consorzio Stabile di Padova alla Palomar di Venezia, che fa parte del gruppo Mantovani, coinvolto nel primo filone di inchiesta sugli appalti del Mose in laguna.

Come denunciano in una dettagliatissima lettera Vincenzo Colorizio e Stefano Ruffo, la cessione dell’appalto sarebbe avvenuto attraverso procedure poco trasparenti, “senza nessuna comunicazione al consorzio” e, sottolineano, “nonostante il consorzio avesse vietato nello Statuto la possibilità di cedere il contratto d'appalto”, mettendo infine in dubbio l'affidabilità della Palomar, azienda si legge nella lettera ” esperta solo in meccanica, e precisamente in installazione impianti meccanici nel famigerato sistema Mose”.

La Consta, come già raccontato da AbruzzoWeb, all’Aquila era riuscita a portare a casa commesse milionarie nella ricostruzione delle case più danneggiate classificate “E”, fino a quando, nel novembre 2013, è stata costretta a dare forfait a causa dei bilanci in rosso, mettendo in forte difficoltà i cittadini sfollati che si erano a essa affidati, e anche le ditte locali e i sub fornitori che ora temono di non essere pagati.

L’appalto di via del Grifo è solo uno dei tanti che la Palomar ha ottenuto grazie al via libera ottenuto dal tribunale di Padova a rilevare in affitto un ramo d'azienda della Consta, e di conseguenza i progetti di recupero post-sismico di edifici privati.

L'ex presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita, arrestato lo scorso anno nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del Mose di Venezia con l’accusa di false fatturazioni, dopo aver patteggiato la pena a 1 anno e 10 mesi, ha collaborato con gli inquirenti, fornendo indicazioni preziose per il proseguimento delle indagini sui presunti appalti truccati e giro di tangenti intorno della grande opera idraulica che dovrebbe salvaguardare Venezia dalla minaccia dell’acqua alta, e che ha portato agli arresti tra gli altri, dell’ex governatore veneto ed ex ministro Giancarlo Galan, del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, di cui la Mantovani è prima azionista, Giovanni Mazzacurati. Filippo Tronca

LA LETTERA COMPLETA

Siamo alcuni consorziati dell'aggregato di Via del grifo, nel Quarto di S. Giusta, i cui lavori sono stati ceduti dalla Consta alla Palomar del gruppo Mantovani, per un appalto del valore di circa 5 milioni di euro.

Vi inviamo questa lettera perché siamo stufi di subire comportamenti scorretti e illegali da parte di aziende rapaci e di condòmini al loro fianco.

Si parla ormai di un'imminente proposta di legge nazionale sulla regolamentazione della ricostruzione privata e la cessione di appalti. Speriamo si intervenga subito.

Ecco comunque i fatti

Noi consorziati dell'immobile sito in via del Grifo, mal consigliati dai tecnici incaricati, ci facevamo convincere nell'aprile del 2011 che per velocizzare l’elaborazione e presentazione del progetto bisognava firmare subito una lettera di intenti indirizzata alla ditta prescelta, che per i tecnici era la Consta Consorzio Stabile in quanto superiore a due ditte locali.

In questa lettera era chiaramente specificato che “l’incarico è sin d’ora conferito in nome e per conto del Consorzio che i proprietari degli immobili facenti parte dell’aggregato costituiranno ai sensi dell’OPCM 3280 dell’11.09.2009 e sarà quindi confermato mediante sottoscrizione di apposito atto tra il Consorzio medesimo e l’Appaltatore”.





Il nostro consorzio, “Il Grifo”, si è poi costituito nel luglio del 2011.

Ebbene, questo apposito atto (contratto) non è mai stato stipulato con i proprietari degli immobili.

Ma purtroppo gli ignari consorziati lo ratificavano, sempre alla presenza dei propri tecnici, a vantaggio della Consta Consorzio Stabile che affidava i lavori alla Consta Soles SpA.

Arriviamo al 2013 e il Comune dell'Aquila eroga il finanziamento ed è a questo punto che la Consta Consorzio Stabile il 7 agosto 2013 cede senza alcuna comunicazione al consorzio “Il Grifo” il ramo di azienda sismico alla Consta SpA, società che, immediatamente dopo, presentava domanda di concordato preventivo presso il Tribunale di Padova, Sezione fallimentare e, nelle more della procedura, affittava nel 2014 il ramo di azienda sismico alla Palomar Srl, pur essendo esperta quest’ultima solo in meccanica, e precisamente in installazione impianti meccanici nel famigerato sistema Mose.

Il bello è che i consorziati apprendevano queste notizie solo dagli organi di stampa.

Dati i ritardi di cantierizzazione e due richieste al Comune dell'Aquila di proroga inizio lavori, i consorziati tutti (e anche la presidente) decidevano di consultare un avvocato ed infine di dargli l'incarico di consegnare sollecitamente un parere scritto in merito al comportamento della Consta Consorzio Stabile e alle successive cessioni di “contratto di appalto”, peraltro mai formalizzato, stante la situazione di stallo in cui versava la ditta stessa, priva persino di un regolare Durc.

L’avvocato, con parere del 7 aprile 2014, dichiarava che la cessione di ramo d’azienda tra il consorzio Consta e la Consta SpA era simulata e perciò volta a dissimulare una normale cessione di “contratto di appalto”.

Cessione che quindi a norma dell’articolo 1406 del Codice civile necessitava per la sua stessa validità del consenso del contraente ceduto.

Specifichiamo che il nostro consorzio aveva vietato nello Statuto la possibilità di cedere il contratto d'appalto.

Proprio per l’assenza di un regolare contratto il consorzio Consta non inseriva tra le “commesse ramo sismico” il finanziamento del nostro aggregato tra i crediti vantati (istanza n. 30 di concordato preventivo presso il Tribunale di Padova nel febbraio 2014) nelle 26 stazioni appaltanti indicate a L'Aquila.

Si fa presente che i crediti citati dal Consorzio Consta vanno da un minimo di 21.678 a un massimo di 1.279.000 euro.
Di fronte a tali cifre di gran lunga inferiori ai 5 milioni del nostro aggregato si capisce meglio l’interesse della Consta Spa e dell’affittuaria Palomar Srl per il nostro consorzio.





Ora avviene che la presidente del nostro consorzio, pur a conoscenza di tutto ciò, con un abile giochetto di tra assemblee tra aprile e maggio di quest'anno faceva scomparire dagli ordini del giorno quello che dispiaceva alla Palomar, cioè la revoca comunicata anche dall'avvocato, e magicamente faceva apparire l’affidamento dei lavori alla Palomar del gruppo Mantovani. Con la sola aggiunta“fatta salva la verifica della documentazione mancante”.

Ma la certificazione Soa per l’edilizia la Palomar ha promesso di farla pervenire entro il 28 luglio, in quanto non ne era in possesso! Non a caso la presidente ha visto bene di convocare l'assemblea il 29 luglio.

A nulla sono valse le nostre veementi rimostranze allegate ai verbali assembleari, che chiedevano l’annullamento dell’affidamento dei lavori definitivi alla Palomar con lettera a/r del 17 giugno.

Ad ogni assemblea la presidente riproponeva la Palomar in modo quasi ossessivo.

Abbiamo inviato la lettera anche al sindaco dell’Aquila, all’Usra e all’Ance.

In un Paese civile chiedere le dimissioni della presidente dell'aggregato e la sua non rielezione per il prossimo triennio a causa del grave danno arrecato al Consorzio sarebbe il minimo.

Invece qui si è giunti al paradosso che non solo la presidente e altri condòmini hanno respinto la nostra richiesta nell'assemblea del 14 luglio, affidando proprio il 29 luglio i lavori alla Palomar, ma che prima la Consta SpA e poi la Palomar hanno inviato lettere, tra il 28 aprile e il 14 luglio 2014, recanti minacce sia di adire le vie legali contro di noi sia verso altre ipotetiche imprese (le famose cinque previste dalla Legge Barca) che volessero presentare le loro proposte per l'appalto in questione.

Lettere peraltro a nostro avviso offensive sia verso l'avvocato consultato dal nostro consorzio sia verso gli ingegneri incaricati.

Non a caso nell'assemblea di ieri la presidente, spalleggiata da alcuni condòmini, hanno rigettato la proposta avanzata da noi di esaminare anche altre imprese, violando in modo sfacciato la Legge Barca.

La cosa che ci dispiace è che la ricostruzione avrebbe dovuto essere anche un'opportunità di lavoro per questo territorio martoriato e invece in cambio di favori si stanno affidando i lavori a imprese rapaci e ricattatrici, spesso di fuori, che utilizzeranno i soliti pochi operai per intascare molti fondi senza alcun beneficio per la città e la collettività.

Confidiamo nella solidarietà di tutti quei consorziati onesti che volessero uscire allo scoperto denunciando l'illegalità e corruzione nella ricostruzione privata insieme a noi. E' arrivato il momento di preparare una class action.

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