RICOSTRUZIONE AGENZIA DELLE ENTRATE SEI INDAGATI, CHIUSE LE INDAGINI

23 Ottobre 2014 12:48

L'Aquila -

L'AQUILA – La procura della Repubblica dell'Aquila ha chiuso le indagini relative all’inchiesta sul contributo per la ricostruzione post sisma di un palazzo in via Zara, dove ha sede, in affitto, la sede regionale dell’Agenzia delle entrate (estranea ai fatti).

Sei gli indagati ai quali è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini: gli vengono contestate le ipotesi di reato di concorso in tentata truffa aggravata e una serie di falsi. 

Si tratta dell’imprenditore aquilano Gabriele Valentini, proprietario della Emerald 75, che controlla l'immobile, la moglie Stefania Innamorati, amministratore della medesima società, loro figlio Marco Valentini, presidente del Consiglio d’amministrazione, l’ingegner Antonello Mancini, il funzionario del Comune Massimo Miconi e il dirigente del settore Emergenza sisma e ricostruzione dello stesso Comune Mario Di Gregorio.





Il titolare dell’inchiesta è il pm Stefano Gallo mentre le indagini sono state condotte dal Reparto Operativo Speciale (Ros) dei carabinieri dell’Aquila.

Il punto ruota attorno alla definizione di “residenziale”, che per l'accusa ha una destinazione “direzionale”, dell'edificio, un tempo sede della direzione provinciale dell’Enel.

Inizialmente, era il 18 settembre 2009, la Innamorati ha presentato una richiesta di contributo per vari immobili tra cui 30 unità abitative in via Zara, che secondo l’accusa sarebbero inesistenti.

Il finanziamento licenziato è stato di poco più di 732 mila euro, non incassato per i preliminari accertamenti eseguiti in Comune dal Ros.





A Mancini viene contestato di aver prodotto una perizia giurata falsa, Miconi di aver costruito positivamente la pratica, che inizialmente prevedeva la richiesta di 979 mila euro, Di Gregorio di aver firmato il provvedimento in cui si attestava l’uso residenziale dell’immobile e l’ammissione del contributo.

Per Mancini e Di Gregorio era stata richiesta l'interdizione dagli uffici, poi rigettata dal giudice per le indagini preliminari Guendalina Buccella con la motivazione che “non sussistono gravi indizi del falso ipotizzato” poiché “la destinazione urbanistica ab origine era residenziale, come si desume dai documenti prodotti nel corso dell'interrogatorio di garanzia di Massimo Miconi”.

Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per  presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni dei difensori, chiedere al pm il compimento di atti di indagine, di essere  interrogato. Poi, la procura procederà alle richieste di rinvio a giudizio, oppure all’istanza di proscioglimento.

 

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