RICOSTRUZIONE: 2015 IL PUNTO DEBOLE, SARA’ LOTTA PER ANTICIPARE 400 MILIONI

di Alberto Orsini

4 Novembre 2014 18:20

L'Aquila -

L’AQUILA – È il 2015 il punto debole del rifinanziamento dei fondi per la ricostruzione privata post-sisma dell’Aquila, annunciato ieri in un incontro con la stampa dai maggiorenti della governance locale: 5,1 miliardi da qui al 2020 che diventano 6,22 con le vecchie risorse ancora disponibili.

Inoltre, resta fuori dal “maxi annuncio” tutto il misterioso comparto della ricostruzione pubblica per la quale, a oggi, non c’è un euro.

Sommando il vecchio e il nuovo, per l’anno prossimo c’è a disposizione un tesoretto di 384 milioni di euro, ben lontano dagli 800 ottimali e anche dai 600 minimi del fabbisogno annuale previsto dalle tabelle del cronoprogramma redatto dal Comune dell’Aquila.

In conferenza ci si è già affrettati a chiarire che il bottino verrà integrato con il meccanismo dell’anticipazione al 2015 di una parte delle risorse 2016-2017, che in totale sono oltre 2,2 miliardi, grazie a deliberazioni del Cipe per bisogni di cassa, ma la riuscita del giochetto non è scontata.

Ci vorrà, quindi, una nuova battaglia politica a chiedere fondi, stavolta di cassa, ossia fisicamente presenti nei conti correnti, ma è difficile pensare che il Comitato interministeriale stanzi un anticipo così grosso da più che raddoppiare le somme già previste.

E poi, visto che di soldi in generale ne sono stati programmati, e tanti, ora, viene da chiedersi come mai non si sia agito direttamente adesso, programmando un quantitativo già ad hoc per l’anno prossimo.

A parziale scusante, il fatto che quando partono i cantieri non servano da subito ingenti risorse da anticipare alle ditte, che verranno via via saldate, o almeno si spera, negli anni seguenti con gli stati di avanzamento dei lavori (Sal).





Però il conto a oggi è questo: 384 milioni ci sono, almeno 416 mancano all’appello.

LA DIMENTICANZA DEGLI ANTICIPI

Una curiosità dall’impatto ancora da valutare è che nelle tabelle del governo, ma non in quelle diffuse dalla politica locale, per il 2015 venga indicata la somma di 497 milioni sulla base del “bilancio a legislazione vigente” (Blv) che salgono quindi a 697 con la nuova previsione di 200 milioni.

A palazzo Chigi è sfuggito che le risorse del 2015 sono già state anticipate con delibere Cipe, con il meccanismo di cui si parlava sopra, per gli anni scorsi e quest’anno, quando di quattrini non se ne vedeva l’ombra.

Stessa storia nel 2016: ai 900 milioni “nuovi” il governo ne aggiunge 197 “vecchi”, arrivando a 1,097 miliardi, ma quei soldi sono già evaporati perché anticipati. Sono rimasti 11 milioni e il totale per il 2016 sarà quindi 911.

SOMME NOTE DA TEMPO

Va sottolineata un’altra curiosità: degli stanziamenti l’opinione pubblica ha saputo solamente ieri e all’interno della classe dirigente del Partito democratico c’è stata una sottile corsa ad attribuirsi la titolarità della notizia.

Chi ha fatto trapelare indiscrezioni qualche giorno prima in un incontro pubblico (il governatore, Luciano D’Alfonso), chi ha spifferato anticipazioni strategiche rafforzate da un comunicato partito a cavallo dell’inizio della conferenza stampa (la senatrice Stefania Pezzopane), chi ha preso la parola per primo siglando i primi virgolettati (il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli).





Ma al di là di questo, almeno da come si è dipanata la vicenda mediatica, raccontata addirittura sul filo dei secondi da questo giornale, sembrerebbe quasi che a sbloccare i quattrini sia stato solo il pranzo di ieri a Chieti con alcuni dei protagonisti sopraccitati, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha anticipato in esclusiva lo stanziamento ad AbruzzoWeb, a margine di un evento a Chieti.

Non è così. Quei fondi sono stati redatti nelle tabelle della finanziaria e vagliati dalla Ragioneria generale dello Stato per la bollinatura inevitabilmente prima che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmasse l’autorizzazione alla presentazione alla Camera dei deputati del disegno di legge del governo, e questo è avvenuto il 23 ottobre.

Per 10 giorni o nessuno si è accorto dei nuovi 5 miliardi, o qualcuno lo sapeva e ha taciuto in attesa dell’annuncio ad effetto.

LA SITUAZIONE

La legge di stabilità attualmente in discussione alla Camera dei deputati ha varato lo stanziamento di nuove somme per 5,1 miliardi di euro già coperti all’interno della stessa manovra che ne vale 36: in particolare, previsti 200 milioni per il 2015, 900 per il 2016, 1,1 miliardi per il 2017 e 2,9 miliardi per gli anni dal 2018 al 2020.

Su quest’ultima tranche triennale non ci sono certezze, dato che una legge di stabilità garantisce le competenze per soli 3 anni, anche se non si tratta di un “inghippo”: è la normale previsione triennale di ogni finanziaria.

Alla luce di questo, dei 5,1 miliardi annunciati ne vanno considerati garantiti al 100% “solo” 2,2: gli altri 2,9 andranno verificati tra tre anni. Quando, oltretutto, l’attuale legislatura e quindi l’attuale governo saranno già arrivati a scadenza naturale. Questioni futuribili, comunque va considerata una buona notizia che siano già inseriti nelle tabelle.

I quattrini stanziati ex novo vanno sommati ai residui degli stanziamenti che le norme precedenti avevano assegnato al “cratere”: in particolare il cosiddetto “decreto emergenze” (43/2013) che assegnava 1,2 miliardi in 6 anni, 200 milioni all’anno, attraverso l’aumento delle marche da bollo, e la scorsa legge di stabilità (147/2013) che aggiungeva altri 600 milioni in due tranche per il 2014 e 2015.

Nel complesso, tra vecchio e nuovo viene fuori un conto di 342 milioni per la fine del 2014, 384 per il 2015, e ci sarà da battagliare per aumentarli, 911 milioni per il 2016, 1,297 miliardi per il 2017 e infine 3,294 miliardi per il periodo 2018-2020.

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