RICCO STIPENDIO, BUONUSCITA E VITALIZIO: FUTURO ROSEO AGLI ESODATI DELL’EMICICLO

di Filippo Tronca

24 Aprile 2014 08:01

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – Al netto di quanto guadagnato, dei vitalizi e della buonuscita, non sarà certo un futuro incerto e pieno d’angoscia, per chi, tra i 51 consiglieri e assessori regionali che hanno negli ultimi cinque anni e mezzo governato l’Abruzzo, dovrà presto svuotare cassetti e scrivania e riempire il suo scatolone, per lasciare il posto ai successori.

Conti e sondaggi alla mano, saranno pochi quelli che realisticamente, seppur ricandidati, manterranno uno scranno all’Emiciclo, ma se può consolare per gli esodati della politica regionale il destino sarà diverso da quello di milioni di italiani e abruzzesi che perdono un posto di lavoro, spesso senza alcun ammortizzatore sociale e in età troppo avanzata per sperare di trovare una nuova occupazione.

Tutti o quasi i consiglieri sono infatti imprenditori, avvocati, ingegneri, architetti, medici, commercialisti, dipendenti pubblici in aspettativa, dunque potranno continuare o tornare a cimentarsi a tempo pieno nella loro professione.

Dopo 65 mesi di legislatura, gli uscenti avranno portato a casa in media mezzo milione di euro ciascuno, percependo uno stipendio mensile che va dagli 11.100 euro lordi al mese, 7.000 netti circa, a un massimo di 13.600 euro lordi, che netti fanno circa 8.000, a seconda se il consigliere è stato anche presidente di commissione o capogruppo, anche di un monogruppo composto da se stesso e nessun altro.

Con queste mensilità, non occorre certo uno stile di vita ascetico per mettere qualcosa da parte.

Certo, l'attività politica ha un costo, ma è in buona parte coperto dai fondi messi a disposizione dei consiglieri per viaggi istituzionali, attività e spese varie attinenti al loro ruolo. Fondi che, stando almeno alle recenti inchieste giudiziarie, sarebbero stati spesso usati in modo illegittimo.

Per favorire, poi, il reinserimento in società dei consiglieri regionali che non saranno rieletti, la legge prevede un’indennità di fine mandato pari a una mensilità per ogni anno di legislatura. Dunque 35 mila euro netti, per i consiglieri di primo mandato, e 70 mila euro per chi in Consiglio c’è stato dieci anni.





Con il decreto Monti entrato in vigore a gennaio 2013, va detto per completezza di informazione, non esistono più i famigerati gettoni di presenza da 200 euro, per ogni seduta di Consiglio o di commissione. Anzi, è prevista una penalità di 50 euro in caso di assenza non giustificata.

Va aggiunto pure che buona parte dei consiglieri è tenuta a versare parte dello stipendio al partito.

E che il Consiglio regionale abruzzese si è sempre distinto per sobrietà, rispetto ai pantagruelici sciali e sultaneschi previlegi impunemente in essere in altre Regioni. E infatti l’Abruzzo è stato individuato come regione benchmark, ovvero punto di riferimento, per la riduzione dei costi della politica locale.

Grande merito di questa legislatura è stata poi l’abolizione del vitalizio, la tanto vituperata pensione garantita per una manciata di anni trascorsi, non necessariamente a lavorare di buzzo buono, da consigliere regionale.

Ma l’abolizione partirà dalla prossima legislatura e non riguardera gli attuali consiglieri uscenti che, versati 1.100 euro al mese nei 5 anni e 5 mesi di legislatura, potranno godere, dai 65 anni di età, di una pensione di 2.400 netti euro al mese, fino a 3.300 netti al mese se hanno dieci anni di contributi.

Potranno, con una penalizzazione economica, anche anticipare il godimento del vitalizio a partire dai 60 anni.

Non solo: se hanno versato anche 300 euro aggiuntivi al mese, acquisiscono il diritto alla reversibilità: la pensione, dopo la loro morte, potrà essere cioè lasciata in eredità al marito o alla moglie, o a un figlio, fino però ai 26 anni di età.

C’è anche la possibilità di riprendersi cash quanto versato, rinunciando ovviamente al vitalizio.





Potrà continuare a godere addirittura di un doppio vitalizio chi è stato sia consigliere regionale che parlamentare, in quanto il progetto di legge che doveva abolire o almeno ridimensionare questo costoso privilegio si è perso nel porto delle nebbie delle commissioni.

Certo, siamo lontani anni luce rispetto ai 100 mila pensionati d'oro d’Italia, tra cui molti ex manager pubblici, che si portano a casa anche 90 mila euro al mese e costano tutti insieme ben 13 miliardi di euro all'anno.

Il trattamento pensionistico dei consiglieri abruzzesi è però un mondo parallelo rispetto ai 12 milioni di pensionati che percepiscono una pensione di 700 euro al mese dopo una vita di lavoro e rispetto ai milioni di precari parasubordinati che, come ha calcolato l'Ocse, con 25 anni di contributi e con le nuove regole pensionistiche, percepiranno una pensione di 8.314 euro lordi all’anno, 5.222 euro se donne.

Il vitalizio di cui godranno anche i consiglieri uscenti della nona legislatura non sarà poi per nulla proporzionale a quanto versato, che basterà infatti a coprire appena 3 anni di pensione, in barba al passaggio dal sistema retributivo, introdotto nel 1969 con la riforma Brodolini e che prevedeva il calcolo della pensione sulla base delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro, al sistema contributivo, con cui il calcolo della pensione avviene in base ai contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa.

Giova infine ricordare che per i vitalizi la regione Abruzzo spende 4,8 milioni di euro l'anno. Ne godono un centinaio, di cui una sessantina sono vedove e figli.

Nei prossimi 5 anni la spesa aumenterà, perché secondo i calcoli degli uffici regionali arriverà all’età pensionabile un numero particolarmente alto di ex consiglieri.

Poi finalmente, senza fretta, si vedranno per i cittadini contribuenti, i benefici dell’abolizione del vitalizio.

 

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