SOTTOSEGRETARIO GOZI ALLA REGIONE: ''IL 5 SETTEMBRE SERVONO LE CARTE'' LA REPLICA DEL PRESIDENTE: ''NON SAREMO CAMERIERI DI ESECUTIVO E UE''

RESTITUZIONE TASSE SISMA: LA LETTERA DEL GOVERNO NASCOSTA DA D’ALFONSO

di Alberto Orsini

12 Agosto 2014 21:15

L'Aquila -

L’AQUILA – “Avviare la ricognizione al più presto onde consentire a questo Dipartimento di disporre della documentazione richiesta entro e non oltre il 5 settembre”.

Questa la deadline fissata dal sottosegretario alle Politiche comunitarie del governo di Matteo Renzi, Sandro Gozi, nella lettera recapitata al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che riapre la questione della restituzione delle tasse sospese a 20 mila imprese e professionisti del “cratere” nei mesi successivi al terremoto del 6 aprile 2009.

Una lettera che AbruzzoWeb può offrire in anteprima ai propri lettori a dispetto del “diktat” di tenerla segreta e ben chiusa nei cassetti imposto da D’Alfonso ai componenti della sua squadra di governo e ai suoi collaboratori.

LA LETTERA “SEGRETA” (Pdf, 757 Kb)

Una mossa di opacità e non di trasparenza difficilmente spiegabile da parte del governatore, se non (ma parzialmente) con l’imbarazzo per l’“affondo” di un governo capeggiato da un esponente del suo stesso schieramento, il Partito democratico.

Anche se i rapporti Renzi-D’Alfonso non sono propriamente idilliaci fin da quando l’ex sindaco di Firenze non vedeva troppo di buon occhio la candidatura alla guida della Giunta regionale dell’ex sindaco di Pescara, uscito da vicende giudiziarie ma teoricamente ancora a rischio di “code” con i successivi gradi di giudizio e, comunque, non certo un “renziano” della prima ora, tutt’altro.

Nella lettera comunque viene ribadito quanto diffuso alla stampa dal vice presidente e assessore alle Attività produttive, Giovanni Lolli, al termine di un incontro inizialmente segreto con le associazioni di categoria.

La Commissione europea sta indagando sugli aiuti di Stato concessi dal governo italiano dopo il sisma perché la normativa comunitaria, che vince sempre su quella nazionale come un asso di briscola, prevede la possibilità di sostegno solo con la dimostrazione certificata di un danno diretto alle attività produttive dovuto alla sciagura naturale come il sisma.





L’Italia è, quindi, a rischio infrazione, e lo stesso sottosegretario Gozi fissa a 20 mila la platea delle imprese interessate e a 180 i milioni teoricamente sub iudice: nel dettaglio, 3.585 non persone fisiche, iscritti al registro delle imprese, per 103 milioni di euro; altri 17.493 persone fisiche che esercitano attività d’impresa o professionale, per 75 milioni.

“Gli elenchi dei beneficiari e degli importi singolarmente ricevuti sono stati trasmessi in Commissione europea”, svela Gozi, lo scorso 11 luglio perciò Bruxelles già conosce i potenziali morosi.

Di qui la richiesta di informazioni alla Regione da parte del governo italiano, prono alla Ue come quelli che lo hanno preceduto, per “accertare ogni eventuale sovracompensazione o sottocompensazione (ipotesi improbabile, quest’ultima, ndr) dei danni subìti dai singoli beneficiari” e con “massima priorità alle imprese che abbiano ottenuto benefìci superiori a 200 mila euro”, il mitico “de minimis”.

Le imprese hanno già fatto sapere che sarà muro contro muro e che, comunque, in caso di debacle a dover pagare dovrà essere il governo italiano, non loro, pena la morte economica di questo territorio e la successiva rivoluzione del tessuto produttivo.

Lolli ha annunciato la richiesta di un incontro urgente con il sottosegretario per ribadire le ragioni dei 20 mila. E D’Alfonso? Per ora tace, tenendo la lettera nei cassetti, anche se è uscita lo stesso.

LA REPLICA: ''NON SAREMO CAMERIERI DI GOVERNO E UE”

“Non saremo camerieri nei confronti della lettera che è arrivata dal sottosegretario Gozi sulla vicenda della restituzione delle tasse sospese a imprese e professionisti del cratere, ma daremo battaglia, forti del diritto delle popolazioni abruzzesi e con le motivazioni della politica, per far sì che sia possibile non solo una ricostruzione delle mura distrutte dal terremoto ma anche del tessuto economico”.

Il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che ci tiene a precisare che “il cameriere l’ho fatto davvero, da ragazzo”, ha deciso di usare questa metafora per far capire che ha intenzione di non voler restare fermo alla finestra a guardare l’Europa e il governo centrale che decidono del destino delle popolazioni colpite dal sisma e in particolare di quei 20 mila soggetti, tra professionisti e imprese, per i quali sono state sospese le tasse all’indomani del terremoto del 6 aprile 2009.

A margine della conferenza stampa sui primi 60 giorni di governo regionale, D’Alfonso dice ad AbruzzoWeb che non ha intenzione di limitarsi a “una lettura passiva” di quella lettera e che vuole, invece, “battagliare per difendere le ragioni delle imprese”.





Riguardo al fatto che la missiva doveva, per sua volontà, rimanere segreta e ben chiusa in un cassetto, il presidente ha specificato di averla ricevuta solo da 48 ore, sebbene il suo contenuto gli fosse stato anticipato dal sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi.

E se uno dei motivi nel non volerla rendere pubblica poteva essere un certo imbarazzo riguardo al fatto che un governo che avrebbe dovuto essere “amico” non si dimostrava affatto tale (riaprendo così la questione della freddezza tra l’ala maggioritaria del Partito democratico che fa capo a Matteo Renzi e lo stesso D’Alfonso) il presidente della Regione annuncia la visita del presidente del Consiglio e di Debora Serracchiani che ai primi di settembre dovrebbero essere in Abruzzo. 

In realtà non ci sono date fissate. L’unico appuntamento certo è quello con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Il sottosegretario sarà in Abruzzo il 4 settembre, esattamente un giorno prima di quello fissato dal sottosegretario Gozi per avere a disposizione la documentazione richiesta sulla questione delle tasse sospese. Arianna Iannotti

UNA VICENDA SPINOSA

Da tempo la Commissione europea ha avviato un’indagine per capire se siano stati dati troppi aiuti fiscali e a troppi soggetti dopo il sisma del 6 aprile 2009 che ha distrutto L’Aquila, una partita da 500 milioni di euro.

Ossequioso a questa intenzione degli organi comunitari, a inchiesta in corso e non ancora finita, per ben tre volte il governo italiano, premier Mario Monti prima ed Enrico Letta poi, ha provato a imporre da subito la restituzione al 100% di tasse e contributi sospesi a seguito del sisma, superando una legge dello Stato, la cosiddetta “legge Letta”, che lo fissa abbattuto al 40%.

L’Europa impone agevolazioni solo per chi dimostri direttamente di aver subito danni a causa del disastro naturale: nei giorni frenetici post-6 aprile, invece, le tasse e i contributi furono sospesi a tutti indiscriminatamente, questo è il nodo.

A fine dicembre 2012, l’allora ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, ha proposto un emendamento alla legge di stabilità (la vecchia Finanziaria) che si è guadagnato la poco simpatica etichetta di “killer” per gli effetti sulle migliaia di soggetti interessati, mentre lui lo chiamava “legge dei giusti”, tra gli improperi di imprenditori e amministratori locali.

Dopo una prima sollevazione del “cratere”, forti oppositori i relatori della legge tra i quali l’attuale sottosegretario all'Economia con delega alla Ricostruzione Giovanni Legnini, ci si è riprovato 6 mesi dopo, giugno 2013, con un emendamento alla legge Comunitaria, quella che recepisce gli obblighi imposti dall’Europa sovrana alla politica italiana.

E ancora, solo 10 giorni dopo l’ennesimo, scampato pericolo, a luglio dell’anno scorso, con un emendamento alla legge di conversione del “decreto lavoro”. Ora la doccia fredda: il governo Renzi chiede informazioni e sembra sempre più allineato alla posizione della Ue.

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