REGIONE: TAGLIO STIPENDIO CONSIGLIERI, M5S PROPONE MA LA REAZIONE E’ TIEPIDA

17 Settembre 2014 09:00

Regione - Politica

L'AQUILA – A parole, sia in campagna elettorale che dopo la proclamazione, i consiglieri regionali d’Abruzzo si son detti, e continuano a dirsi, nemici giurati dei costi della politica, non escludendo ma anzi promettendo di ridursi lo stipendio.

Tanti sono stati, però, ieri a margine della seduta di Consiglio, i “valuteremo” e i “vedremo”, i distinguo e le perplessità, davanti alla proposta di legge del Movimento 5 stelle che intende ridurre l'indennità di carica a 5 mila euro lordi, contro gli attuali 11 mila, e il rimborso spese a 2.500 euro, contro gli attuali 4.100-4.500.

E come se non bastasse, il progetto di legge propone anche l'abolizione delle indennità aggiuntive per i vice presidenti e segretari di commissione, del trattamento di fine mandato, della polizza assicurativa per infortunio e morte. E un taglio all’importo dei vitalizi per gli ex consiglieri, visto che quelli attuali hanno dovuto rinunciare a questo privilegio. Insomma, una mannaia totale.

Da una parte i consiglieri grillini si dicono sicuri che il ddl arriverà in Consiglio regionale a novembre, e difendono la bontà del provvedimento. “Se la legge passerà – afferma ai microfoni di AbruzzoWeb il consigliere grillino Leandro Bracco – risparmieremo in totale per i prossimi cinque anni oltre 23 milioni. E non sarebbe un grande sacrificio per noi consiglieri visto che 3.500 euro netti al mese sono un buon stipendio, più che sufficiente per permettere di svolgere al meglio e senza certo rimetterci il suo mandato e l’attività politica sul territorio”.

Ben più tiepidi, se pur possibilisti, sono però i colleghi degli altri schieramenti, compresi quelli di maggioranza. Eppure il presidente Luciano D’Alfonso in campagna elettorale aveva promesso chiaro e tondo che “le corrispondenze delle competenze economiche ai parlamentari regionali verranno parametrare a quelle del sindaco della città capoluogo di regione”.

Ovvero 3.500 euro circa, la quota proposta dai grillini, e anche quanto previsto dalla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione, in cui tra le tante altre cose si stabilisce che lo stipendio dei consiglieri regionali “non potranno superare l'importo di quelli spettanti ai sindaci dei comuni del capoluogo di regione”.

Esattamente quello che aveva promesso D’Alfonso, ma con tempi molto più lunghi, visto l’iter previsto per le riforme costituzionali, al netto delle invitabili fronde parlamentari che questo articolo subirà per essere a sua volta tagliato.





Tornando comunque all’Emiciclo, non si sottrae alla sfida il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci, che però pone già dei chiari distinguo.

“Se ne può parlare – spiega il neo eletto – purché non sia una proposta demagogica, purché non venga compromessa la possibilità per tutti di fare politica, che non può essere solo ad appannaggio dei ricchi. Ricordo che chi fa davvero politica sul territorio gira l’Abruzzo in continuazione, e questo ha un costo”.

Più o meno d’accordo con questa visione Emilio Iampieri di Forza Italia. “La nostra Giunta regionale, nella passata legislatura – ricorda – ha fatto molto in termini di riduzione dei costi della politica, oggi infatti da questo punto di vista l’Abruzzo è una delle Regioni più virtuose d’Italia. Premesso questo siamo pronti a valutare le proposte che arriveranno in commissione e in Consiglio”.

Sulla stessa linea anche altri consiglieri: guai a prendere decisioni demagogiche e avventate.

“La politica ha dei costi – tiene a sottolineare per esempio Donato Monticelli del Pd – se dobbiamo rivedere gli emolumenti dei consiglieri bisogna sedersi intorno a un tavolo è fare un ragionamento molto più ampio”.

La proposta di legge del M5s par dunque di capire facendo esegesi del politichese, non avrà vita facile, e tempi stretti.

Ma intanto, garantisce Bracco, “noi lo stipendio ce lo siamo già ridotto a 5 mila euro lordi, come promesso in campagna elettorale. Quello che stiamo mettendo da parte sarà utilizzato a breve per aiutare le piccole e piccolissime imprese, ma lo decideremo insieme ai cittadini”.





Alla domanda per sapere a quanto ammonta per ora questo tesoretto, però, Bracco non risponde, eppure non dovrebbe essere un calcolo di particolare difficoltà.

Nella proposta di legge è prevista poi la riduzione dei vitalizi degli ex consiglieri, che sono stati aboliti per i nuovi a partire da questa legislatura, lo spostamento a 67 anni per la fruizione dell’assegno.

Oggi gli ex che godono di questo privilegio possono passare all’incasso a 65 anni oppure, con una penalizzazione economica, a partire dai 60 anni. Il consigliere che ha versato 1.100 euro al mese nei 5 anni e 5 mesi di legislatura, avrà diritto ad una pensione di 2.400 euro netti al mese, fino a 3.300 netti al mese se ha dieci anni di contributi.

Anche qui la battaglia c’è da scommetterci sarà dura, e per nulla inedita, visto che molti parlano di diritti acquisiti.

Ad abolire i doppi vitalizi ci ha provato, infatti, nella passata legislatura il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo.

La maggioranza di centrodestra, ma anche l’opposizione di centrosinistra, tuttavia, hanno giocato per tre anni a fare melina, con continui rinvii del provvedimento nelle morte gore delle commissioni consiliari, per approfondimenti e limature.

Per poi affondare definivate la proposta in quanto giudicata “incostituzionale”, visto che, secondo autorevoli pareri legali, avrebbe intaccato un presunto diritto acquisito. Quello di ricevere ben due ricche pensioni per tutta la vita, con soli pochi anni di contributi versati. Filippo Tronca

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