REGIONE: PUNTI NASCITA DURI A MORIRE, NUOVO DECRETO PUO’ FERMARE CHIUSURE

di Filippo Tronca

1 Dicembre 2015 08:45

Regione -

L'AQUILA – Punti nascita, si riapre la partita. Dei 4 che sono chiusi o a rischio chiusura tra i 12 complessivi abruzzesi, c'è chi spera in una clamorosa resurrezione, ovvero Atri (Teramo) e Ortona (Chieti), e chi, invece, si augura di continuare a vivere, vale a dire Sulmona (L'Aquila) e Penne (Pescara).

A sparigliare le carte, innanzitutto, il decreto firmato l' 11 novembre scorso dal ministro per la Salute Beatrice Lorenzin che, in deroga a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, consente di mantenere in attività i punti nascita nelle aree montane e disagiate, anche se fanno meno di 500 parti, purché vengano mantenuti gli standard di qualità̀ e di sicurezza.

Il decreto recepisce le istanze portate avanti dall'intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna, di cui fa parte la senatrice aquilana del Partito democratico Stefania Pezzopane, e stabilisce che siano le Regioni ad avanzare la richiesta al ministero della Salute sul mantenimento dei punti nascita e affida al Comitato Percorso Nascita nazionale il compito di esprimere un motivato parere su tali richieste.

Alla luce di ciò i punti nascita di Sulmona, chiusura prevista a primavera, e Penne, chiusura prevista a inizio dicembre, che servono un bacini montani rispettivamente della Maiella e del Gran Sasso, potrebbero legittimamente ambire a una proroga, anche se il numero di parti è ben a di sotto dei 500: Penne 335 nel 2014, Sulmona appena 235.

Ma c’è un'altra novità, che potrebbe riportare in vita i punti nascita di Atri e Ortona.

Il 17 novembre, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas), per conto del ministero ha analizzato, sulla base dei dati riferibili al 2014, i punti nascita italiani, elencando quelli che sono sotto gli standard previsti dall'accordo del 2010.

In questo elenco Atri e Ortona non ci sono, perché nel 2014 hanno superato la soglia di 500. E perché, evidentemente, hanno rispettato i 58 indicatori di sicurezza e qualità. Il decreto di chiusura infatti aveva preso in riferimento i dati del 2013, per entrambi sotto la soglia.

Alla luce di queste due novità, l’ampio e trasversale fronte contrario alla chiusura ha rialzato la testa, non solo nei territori, ma anche soprattutto in Regione.

Come già riferito da AbruzzoWeb, il consigliere regionale Luciano Monticelli (Pd) ha inviato una lettera al residente della Regione e commissario alla sanità, Luciano D’Alfonso, sottoscritta da cinque rappresentanti della maggioranza, il capogruppo Sandro Mariani e Pierpaolo Pietrucci per il Pd, l’assessore Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri per Abruzzo Civico, Maurizio Di Nicola per Centro democratico.

In essa si chiede e anzi si intima al presidente di attivarsi per chiedere la deroga prevista dal nuovo decreto “per tutti e quattro i punti nascita oggetto di provvedimento di chiusura, e più in generale di rivedere le decisioni prese”.

C’è infine la partita giudiziaria: il 16 dicembre il tribunale amministrativo regionale si esprimerà sul ricorso fatto dal Comuni contro le chiusure di Atri e Ortona.

D’Alfonso e l’assessore alla Programmazione sanitaria Silvio Paolucci per ora tacciono e non si sbilanciano.

Sono però consapevoli del fatto che la partita della chiusura dei punti nascita, fino a poche settimane data per scontata nel suo esito, ora si riapre.





E sono consapevoli soprattutto del fatto che forzature in tal senso rischiano di spaccare la maggioranza, in un Emiciclo dove sono oramai una risicata minoranza i consiglieri favorevoli alle chiusure, visto che anche centrodestra e Movimento 5 stelle sono contrarissimi.

ATRI

Atri comincia a credere nel miracolo della riapertura. Il punto del San Liberatore, nonostante lunghe lotte e proteste, non accetta più ricoveri dal 1° novembre, e ora le partorienti devono andare a Teramo, dove sono state inaugurate le nuove sale parto, ma ancor più a Pescara o Chieti, meglio collegate grazie all’autostrada e dove, oltre ai punti nascita, ci sono i reparti di terapia intensiva neonatale.

L’ultima e assai flebile speranza, fino a pochi giorni fa, era rappresentata dall’esito di un ricorso al Tar presentato dal Comune di Atri, che aveva messo in dubbio, tra le altre cose, il fatto che, entro la data di chiusura prefissata, sarebbero state pronte e perfettamente funzionanti le tre nuove sale parto all’ospedale di Teramo.

La sentenza è stata più volte rimandata, e i giudici amministrativi si esprimeranno il 16 dicembre. Ma essendo state le sale parto di Teramo inaugurate nei tempi previsti, difficilmente il Tar, si pronostica, potrà dare ragione ai ricorrenti.

Ora, però, il decreto della Lorenzin dell’11 novembre può rappresentare un svolta. Alla luce della nuova normativa, viene a mancare uno dei presupposti fondamentali della chiusura, quello di non aver superato la soglia dei 500 nati negli anni precedenti al 2014.

Per questa ragione, Monticelli, che proprio nel territorio atriano ha un suo importante bacino elettorale, nella sua lettera a D’Alfonso ha insistito molto sulla necessità di chiedere una deroga per il punto nascite del San liberatore, consentendone la riapertura.

In considerazione del fatto che nel 2014 il punto nascite ha superato agevolmente la soglia di 500 parti, e anche nel 2015 avverrà lo stesso.

Il Comitato “Il San Liberatore non si tocca”, per dare forza a questa richiesta, ha indetto per il 5 dicembre una manifestazione cittadina, a cui parteciperanno anche il sindaco, tutti i consiglieri comunali, le sezioni locali del Pd, Forza Italia, Abruzzo Civico, Futuro In, Atri Rossa, i rappresentanti della lista Movimento cinque Stelle.

ORTONA

A riaccendere una flebile speranza per il punto nascita di Ortona, il primo a essere stato soppresso, il 1° settembre scorso, anche i questo caso il rapporto dell’Agenas, dove oltre ad Atri, neanche Ortona compare tra i 123 punti a rischio in Italia, sotto i 500 parti annui e con insufficiente sicurezza.

Questo fa dire al consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo che allora “non si capisce perché il punto nascita sia stato chiuso, creando solo disagi alle partorienti che devono andare a intasare Chieti”.

Il problema è che una clamorosa riapertura di Ortona renderebbe inutile l’investimento da 8 milioni di euro già effettuato per compensarne la sua chiusura, e che ha previsto l’acquisto di tre autoambulanze, una per ciascun punto nascita di primo livello di Lanciano e Vasto (Chieti), dedicato al Servizio di trasporto assistito materno (Stam), mentre il mezzo a disposizione del punto nascita di secondo livello dell'ospedale di Chieti è riservato al trasporto in emergenza neonatale (Sten).

All’ospedale di Chieti è stato attivata poi la terza sala parto, è stato aumentato il numero di posti letto dedicati all'ostetricia, ora a quota 27, a cui si aggiungono i 6 di ginecologia e 4 di day surgery, a fronte dei precedenti 25 complessivi.

PENNE

La chiusura del reparto dell’ospedale San Massimo, prevista il 14 novembre, è stato per ora rimandato con una circolare del direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario, per permettere il completamento di quattro nuove sale parto nella struttura sanitaria di Pescara che, secondo quanto previsto dalla riorganizzazione sanitaria regionale, serviranno a ospitare le partorienti e i futuri nascituri dell’area vestina e di altri territori della provincia pescarese. I lavori dovrebbero concludersi entro dicembre.





D’Amario si è confrontato con il sindaco di Penne, Rocco D’Alfonso, in commissione regionale di garanzia, presieduta da Febbo di Forza Italia.

Il sindaco, del Pd, ha ribadito la necessità condivisa con un ventina di sindaci del comprensorio di rinviare la chiusura del punto nascite di almeno sei mesi. “per permettere che durante l'imminente inverno non si verifichino situazioni di pericolo per le partorienti”.

E ha anticipato la linea di azione per salvare il punto nascite, quello della deroga che può essere concesso alle aree disagiate e montane.

“In provincia di Reggio Emilia – ha spiegato D'Alfonso –  esiste un comune che si chiama Castelnuovo nei Monti, che è un comune di montagna che conta meno di 200 parti e che giustamente non è stato chiuso”.

D'Alfonso ha dunque ricordato a D’Amario che anche “l’area vestina è una porzione molto vasta, mi riferisco ai comuni di Bisenti, di Castiglione, di Montefino, di Castilenti, quindi una zona anche densamente popolata, zone disagiate, disagiate dal punto di vista geografico, disagiate dal punto di vista orografico, disagiate dal punto di vista della condizione della viabilità”.

Ricordando  infine che la provincia di Pescara resterà senza Penne con un solo punto nascita quello di Pescara, che rischierà il congestionamento, con oltre 4 mila parti all’anno”.

SULMONA

Il giorno della verità sul destino del punto nascita dell'ospedale  Annunziata sarà probabilmente il 2 dicembre, quando l'assessore Paolucci parteciperà a un incontro pubblico nel capoluogo peligno.

Per il sindaco, Peppino Ranalli, non ci sono però dubbi: il suo punto nascite ha tutte le carte in regola per restare aperto.

L'argomentazione ribadita come un mantra dai comitati cittadini e da tutti gli amministratori locali è infatti che, con la soppressione a Sulmona, si allungheranno pericolosamente i tempi di percorrenza per arrivare dalle aree interne e montane alla più vicina sala parto, quella di Avezzano o quella di Chieti.

Inoltre, sostituire la sala parto dell'Annunziata con autoambulanze 24 ore su 24 con personale specializzato a bordo, e con un servizio di elisoccorso per trasportare d'urgenza le partorienti altrove, avrebbe costi maggiori, per di più aumentando il disagio.

La chiusura, prevista a fine agosto, è stata posticipata proprio per consentire il potenziamento del punto nascite di Avezzano dove è già pronta già una nuova sala travaglio, e di quello dell'Aquila, dove a giorni sarà tagliato il nastro del Delta chirurgico, dove confluiranno tutte le chirurgie e anche il nuovo reparto materno-infantile. Va poi messo a punto il trasporto in elisoccorso dall'area peligna, per casi di emergenza.

Paolucci, all’indomani del nuovo decreto Lorenzin ha dichiarato che “la Regione è pronta a chiedere un eventuale quarto parere al Comitato del percorso nascita nazionale sul punto nascita di Sulmona”. Troppo poco per il sindaco Ranalli: la Regione deve chiedere subito la proroga, senza tergiversare.

E come lui la pensano in particolare i consiglieri regionali di maggioranza Gerosolimo e Pietrucci, strenui difensori del punto nascite sulmontino, anche per ragioni di consenso territoriale. Pronte a dare battaglia anche le deputate Pezzopane, aquilana del Pd e Paola Pelino, peligna anche lei Forza Italia.

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