DI FEBO: ''MAZZOCCA NON LASCIA IL POSTO DA ASSESSORE, ANCHE IDV ATTACCA SVELATO L'ACCORDO STILE DC, LEGGE CULTURA E GEROSOLIMO SARA' ASSESSORE

REGIONE: NO DI SEL AL SOTTOSEGRETARIO, PER D’ALFONSO IL RIMPASTO SI FA DURO

di Alberto Orsini

7 Settembre 2015 22:36

Regione - Politica

L’AQUILA – “L’assemblea regionale di Sinistra ecologia libertà ha respinto all’unanimità la proposta giunta dal Partito democratico di nominare Mario Mazzocca sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale mantenendo la delega all’Ambiente”.

Lo annuncia ad AbruzzoWeb al termine della riunione fiume di Sel il segretario regionale del partito, Tommaso Di Febo, e ora, a dispetto del sacrificio dell’attuale sottosegretario, il dem Camillo D’Alessandro, che aveva messo a disposizione la sua delega per il bene della coalizione, per Luciano D’Alfonso la vicenda-rimpasto comincia a mettersi male.

Tutto da capo, infatti, nel cercare una soluzione per far entrare nella squadra di governo il consigliere di Abruzzo civico Andrea Gerosolimo, che ha guidato la fronda assieme al collega di Ac Mario Olivieri e al ribelle dem Luciano Monticelli, facendo andare sotto la maggioranza sul salvataggio da 800 mila euro all’Istituzione sinfonica abruzzese (Isa), rimandato a metà settembre.

Secondo il piano del Pd, Mazzocca sarebbe divenuto il nuovo sottosegretario mentre Gerosolimo avrebbe avuto l’agognato posto in Giunta, con D’Alessandro destinato a tornare nei banchi dell’aula “Spagnoli” come semplice consigliere con deleghe ai Trasporti e Turismo. Ma il piano è saltato.

Così come il segretario regionale dell’Italia dei valori, Lelio De Santis, anche Di Febo chiede al presidente e al Pd un confronto di maggioranza per istituzionalizzare la crisi invece di trattarla in gran segreto.

“Vista la crisi della maggioranza, va aperta una verifica con tutti i partiti e il presidente, si farà questa verifica politica e programmatica e solo dopo si vedrà il rimpasto – spiega – La proposta che gira del sottosegretario, nelle forme e nei modi apparsi sui giornali, l’assemblea l’ha respinta con voto unanime”.

Secondo Di Febo, “la crisi non può essere gestita in questo modo, c’è la necessità di un confronto” mentre “nell’ambito di questa discussione ampia tutte le posizioni sono legittime, anche quella di Abruzzo civico che chiede un assessorato. Ma la soluzione va trovata tutti assieme intorno a un tavolo”.

Di Febo non entra, invece, sulla polemica innescata da De Santis sullo strapotere del Pd che “con il 30% gestisce il 90% del potere”. “Non fatemi entrare in queste vicende, ne parleremo nella verifica”, conclude.

A questo punto, chissà che l’assessore in pectore Gerosolimo non possa “accontentarsi” di essere lui il sottosegretario, togliendo le castagne dal fuoco a D’Alfonso.

L'ACCORDO STILE DC, LEGGE CULTURA E GEROSOLIMO ASSESSORE

Una nuova “legge quadro” regionale sulla cultura, presumibilmente per salvare l’Istituzione sinfonica abruzzese (Isa), ma anche le altre realtà regionali da trattare “evitando ingiustificati trattamenti o di indifferenza o di privilegio”, accusa velata che ha fatto slittare il piano di aiuti per 800 mila euro e messo in serio pericolo la maggioranza in Consiglio regionale.

E in cambio del sostegno a questa operazione, un “coinvolgimento nell’organo di governo”, leggi assessorato o chissà, meno probabilmente sottosegretariato alla Presidenza, per Andrea Gerosolimo, uno dei tre ribelli che hanno messo in pericolo la coalizione di Luciano D’Alfonso a un anno e mezzo dal voto.

È questo l’accordo, un patto scritto “old style” con il bilancino di democristiana memoria, legato, insomma, squisitamente agli interessi personali e a quelli dei rispettivi gruppi di potere, svelato ieri sera a mezzanotte sulla propria pagina Facebook dal presidente della Regione e interpretato come una forma di risposta alle tante critiche per una gestione quantomeno maldestra della sua prima crisi di maggioranza.





Senza parlare del no serale di Sinistra ecologia libertà all’offerta del posto di sottosegretario, lasciato libero dal democratico Camillo D’Alessandro per l’esponente vendoliano Mario Mazzocca, passaggio che avrebbe dovuto liberare il posto in Giunta per Gerosolimo, poltrona che oggi, invece, dopo il no di Sel se prima non ci sarà una verifica, non c’è.

Oltre che da D’Alfonso e Gerosolimo, l’accordo è firmato anche dagli altri due ribelli, l’altro esponente di Abruzzo civico Mario Olivieri e il dem Luciano Monticelli, accreditato di un passaggio ad Ac che invece ha sempre smentito.

Ma soprattutto, in maniera singolare e affatto comprensibile, l’accordo è firmato da Giuseppe Di Pangrazio, presidente del Consiglio regionale che, in quanto tale, dovrebbe occupare un ruolo terzo, pensando al funzionamento dell’assemblea legislativa e non a quello del governo regionale, da cui è, o meglio, dovrebbe essere, del tutto separato. E invece no.

L’incontro tra i vertici regionali e i ribelli segue quelli delle settimane scorse e viene datato, a penna, 7 settembre e svolto a Pescara.

“Agosto definitivamente superato: adesso ricomincia il cantiere”, ha commentato il governatore trionfante sulla propria pagina sociale, mostrandosi poi piccato con chi commentava sotto in tono critico o caustico.

Resta da capire come e dove D’Alfonso troverà posto per Gerosolimo, e quando e come verrà svolta la verifica chiesta da Sel ma anche, con parole di fuoco, dall’Italia dei valori, che per bocca del segretario regionale, Lelio De Santis, ha parlato di “presidente indebolito” e di “Pd che con il 30% ha il 90% del potere regionale”.

E SE FOSSE PAOLUCCI A USCIRE DALLA GIUNTA?

Potrebbe essere Silvio Paolucci, se non andranno in porto altre trattative, a lasciare la Giunta regionale di Luciano D'Alfonso per portare a termine il sempre più complicato rimpasto.

In uno scenario mutevole che cambia ora dopo ora, c'è anche questa tra le ipotesi sul tavolo per trovare posto al nuovo assessore di Abruzzo civico Andrea Gerosolimo, dopo il no unanime dell'assemblea di Sinistra ecologia libertà a traslocare Mario Mazzocca dalla Giunta al sottosegretariato alla Presidenza, lasciato libero da Camillo D'Alessandro.

Esclusa Sel, che comunque ha rimandato scelte definitive a dopo una verifica di maggioranza, a fare posto a Gerosolimo dovrà essere necessariamente qualcuno del Pd, che ha 5 assessori su 6.

Ed esclusi gli intoccabili Giovanni Lolli (unico esterno) e Marinella Sclocco (unica donna eletta), i depennabili sono solo appunto Paolucci, Donato Di Matteo e Dino Pepe.

Paolucci, ex segretario regionale del Pd e consigliere tra i più votati con 7.900 preferenze, ha deleghe pesantissime: Sanità, Bilancio e Personale. Ma questo invece di costituire una scusante, rende più ipotizzabile l'uscita, sfibrato com'è da un lavorìo massiccio e logorante giorno dopo giorno nei tre settori, oltretutto con il “martello” D'Alfonso sempre alle calcagna.

Certo, l'uscita di Paolucci impoverirebbe ancora di più la compagine chietina al governo regionale che già ha perso un pezzo da Novanta come D'Alessandro, tra le lamentele del Pd locale, circostanza, questa, che fa decisamente precipitare le chance di concretizzazione.

Ma in questa situazione nebulosa che rischia sempre più di sfuggire di mano al governatore, nessuna posizione può essere data per scontata. Neanche quella del “superassessore”. Alberto Orsini





IDV ATTACCA: “D'ALFONSO INDEBOLITO DALLA CRISI”

Luciano D’Alfonso esce oggettivamente indebolito dalla vicenda del rimpasto di Giunta: da settimane è in piedi una crisi minacciata che impedisce il confronto politico e di mandare avanti le attività, da vecchio democristiano ha voglia di accontentare tutti prescindendo dallo spessore e dalle competenze, ma non ha la barra”.

Parole di fuoco quelle con cui, interpellato da AbruzzoWeb, il coordinatore regionale dell’Italia dei valori, Lelio De Santis, boccia l’operato del presidente della Regione nella gestione della fronda di tre consiglieri regionali che porterà all’attribuzione di un assessorato ad Andrea Gerosolimo di Abruzzo civico, autore della ribellione assieme al collega di gruppo Mario Olivieri e al dem Luciano Monticelli.

È la prima reazione a caldo nella maggioranza sempre più traballante dopo la possibile soluzione alla crisi data dall’addio annunciato di Camillo D’Alessandro al ruolo di sottosegretario alla Presidenza, che verrà occupato dall’attuale assessore Sinistra ecologia libertà Mario Mazzocca che a sua volta cederà le deleghe a Gerosolimo di Ac.

“Abruzzo civico reclama legittimamente, per me hanno  ragione – afferma De Santis – Sono fuori dalla Giunta e dall’ufficio di presidenza e non hanno neanche presidenze di commissione, perciò li capisco, ma allora le loro aspettative andavano soddisfatte subito e invece c’è stato un limite del Partito democratico e del presidente che non hanno tenuto conto di una componente importante”.

È il presupposto per attaccare il Pd, “sarà pure il partito più grande del centrosinistra, può avere anche il 20%, 30%, 40% ma di fatto gestisce il 90% del potere esecutivo reale, questo quadro non è equilibrato – sbotta De Santis – C’è un monocolore del governo regionale e c’è un accentramento di poteri, questo non va affatto bene”.

Il segretario Idv pone prima di tutto un problema di metodo, “non si può ridurre tutto a trovare un posto a te e uno a me, questo svilisce la politica e il ruolo del governo regionale, è veramente molto riduttivo. Ho chiesto da tempo un tavolo periodico del centrosinistra per parlare delle cose – aggiunge – come del masterplan del governo Renzi: tutti ne parlano e nessuno ne sa nulla, non vorrei che alla fine le decisioni si prendano al caminetto tra quattro amici al bar”.

Un dialogo nella coalizione che “a maggior ragione servirebbe ora che sul tavolo c’è una crisi, vera o falsa, reale o presunta. Ma la soluzione – rincara De Santis – non può essere extra-istituzionale, fuori dal Consiglio regionale e fuori dai partiti che hanno espresso quella maggioranza: questo è uno sgarbo istituzionale del presidente”.

Il secondo problema posto da De Santis “è quello di merito, sui contenuti. Il masterplan che ho citato è prioritario in questa fase, ma va condiviso con tutte le forze politiche, sociali, imprenditoriali e sindacali – sostiene – perché quello strumento annunciato dal premier dovrà dare risposte a tutto l’Abruzzo e non solo a una parte di esso”.

Già che c’è De Santis picchia anche sulla sanità, “eravamo per due Asl, poi l’assessore Silvio Paolucci ha detto esplicitamente che ce ne deve essere una sola. Mi va bene – prosegue – ma bisogna discuterne perché questo significa farla a Pescara e, quindi, in prospettiva, ci sarà di sicuro un accentramento sulla costa della gestione della sanità. A quel punto diventerebbe inutile avere tre livelli, l’assessorato, l’Agenzia (affidata all’ex Idv Alfonso Mascitelli, ndr), e ancora la direzione dell’unica Asl tutti e tre a Pescara, una sovrapposizione che non servirebbe”.

Il segretario parla anche della cultura, che è stato l’argomento che ha dato vita alla fronda, causa scatenante del rimpasto, con il salvataggio dell’Istituzione sinfonica abruzzese (Isa) da 800 mila euro fatto saltare in aria dai tre rivoltosi e rinviato al 15 settembre mentre l’ente culturale ha chiuso anzitempo la stagione e dopo quella data potrebbe portare i libri contabili in tribunale.

“La polemica sulla cultura, i tagli a tutte le istituzioni e non solo all’Isa, il mancato rifinanziamento delle leggi di settore, sono fatti di una gravità unica – tuona De Santis – Non sono tanto in contrasto con il mio amico Giancarlo Zappacosta (dirigente del settore per il quale, come già avvenuto nel Lazio, la sinfonica abruzzese può anche chiudere, ndr). Su alcune cose ha ragione – apre De Santis – la cultura deve proporre economia e non assistenzialismo, ma decidere su questo non spetta al dirigente”.

“E però la Regione quale assessore ha alla Cultura? Quali risorse ha impegnato, quali scelte farà? – si chiede polemicamente – Non è una delega che può gestire il Leandro Bracco di turno, con tutto il rispetto”, esclama, in riferimento al consigliere ex Cinque stelle poi espulso e confluito al gruppo misto dopo aver accettato da D’Alfonso appunto una delega alla cultura, fatto questo che, però, non ha portato al suo ingresso nella maggioranza.

“Conosco questo settore perché ci ho lavorato tanti anni, ci sono le briciolette e si va di male in peggio”, conclude De Santis.

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