L’AQUILA – Da un dalfonsiano ad un altro: potrebbe essere un dalfonsiano doc il nuovo direttore generale della Giunta regionale, tornata al centrodestra in seguito al trionfo del 10 febbraio scorso dopo cinque anni di governo di centrosinistra: secondo quanto circola negli ambienti politici regionali in pole position ci sarebbe il 48enne Fabrizio Bernardini, nel gennaio del 2016 nominato su proposta dell’allora governatore, Luciano D’Alfonso, capo di gabinetto della Presidenza, incarico fiduciario a chiamata diretta.
È questa la ipotesi, molto più che una indiscrezione, che sta scuotendo un centrodestra che a poco più di quattro mesi dalla schiacciante vittoria non ha ancora ingranato la marcia giusta non avendo ancora trovato metodi ed equilibri efficaci.
Tanto che già si avvertono, chiari, cali di consenso ed anche scricchiolii e mugugni in Giunta proprio per i ritardi nell’arruolare dirigenti di fiducia.
La candidatura di Bernardini è tutt’altro che fantasiosa essendo sui tavoli del centrodestra dopo aver riacquistato la “verginità” professionale grazie alla classica ricollocazione politica con una decisa piroetta condotta con una fine strategia di avvicinamento e poi di adesione alla coalizione vincente.
Per la verità, per un certo periodo di tempo Bernardini è stato sopravanzato nel gradimento del centrodestra dall’ex top manager tra le altre cose di Ferrovie dello Stato e di Trenitalia, Barbara Morgante, 56 anni, molto legata all’Abruzzo per aver studiato a Chieti fino al liceo, che avrebbe declinato l’invito per motivi economici legati alla pensione.
Con i bandi per i nuovi capi Dipartimento e le altre dirigenze che tardano ad arrivare con lo spoils system, da attuare in 180 giorni, ancora al palo, per ora l’assessore al personale Guido Liris, ha presentato la riforma dei percorsi di nomina della nuova macchina amministrativa, è a pieno regime il toto-direttore.
Non c’è dubbio che quello di Bernardini, che nel 2017 ha assunto anche l’interim alle risorse ed organizzazione, è il nome che fa più notizia. La nomina sicuramente innescherebbe polemiche peraltro già in atto in seno alla coalizione che governa la regione che in campagna elettorale aveva messo al bando la candidatura di personaggi che avevano rapporti diretti e di fiducia con D’Alfonso, soprattutto da parte della Lega, azionista di maggioranza alla luce del 27,5 per cento ottenuto alle elezioni regionali.
Secondo quanto si è appreso, il dirigente, fin dalla traumatica parte finale della passata legislatura caratterizzata da sei mesi di doppio ruolo di D’Alfonso, in un clima di grandi polemiche presidente e senatore del Pd dopo la elezione alle politiche del 4 marzo del 2017, ha cominciato a prendere le distanze dai vertici del centrosinistra avvicinandosi alla Lega e poi diventando persona di fiducia anche del presidente, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia.
L’ambizioso Bernardini da Pescara, laureato in Giurisprudenza a Teramo e con tanto di specializzazione di studi in Pubblica amministrazione all’università di Bologna e del master alla Bocconi, approdato in Regione dalla Provincia di Pescara, nella quale è stato tra le altre cose segretario generale, sostituirebbe Vincenzo Rivera, con il quale ha lavorato a stretto contatto, “scoperta” di D’Alfonso negli ultimi due anni, prima dirigente nello staff della presidenza, poi diventato dg al posto di Cristina Gerardis, avvocato dello Stato tornata a Roma dopo i dissapori con l’ingombrante governatore D’Alfonso.
Ma anche per Rivera, ancora ufficialmente direttore generale, porrebbe arrivare la conferma da parte di Marsilio che lo vuole al timone dell’ufficio per la ricostruzione di Teramo creato dopo il sisma del centro Italia del 2016 e 2017.
Ecco cosa ha detto D’Alfonso nel gennaio 2016 su Bernardini, che in Regione nel 2016 ha sostituito Ernesto Grippo, ex comandante della polizia municipale di Pescara ai tempi di D'Alfonso sindaco, un fedelissimo dell’allora governatore che poi ha sbattuto la porta per approdare alla polizia municipale dell'Aquila: “Bernardini è stato scelto in ragione del suo rilevante curriculum”.
Comunque, nonostante i bandi non siano ancora stati lanciati se non per il Dipartimento della presidenza della Giunta e dei rapporti con l’Europa con la nomina di Emanuela Grimaldi, altri papabili circolano insistenza: Germano De Santis, apprezzato dirigente del settore della Sanità, potrebbe essere promosso andando a dirigere il settore Attività produttive e Turismo, su scelta diretta dell’assessore forzista Mauro Febbo; alla Formazione, Istruzione e Lavoro, deleghe gestite dall’assessore regionale salviniano Piero Fioretti, tornerebbe a fare il direttore Claudio Di Giampietro, già capo Dipartimento dl Personale con Federica Carpineta, giovane assessore della Giunta di centrodestra guidata da Gianni Chiodi dal 2008 al 2014; a capo della direzione regionale della Sanità andrebbe, su richiesta dell’assessore Nicolettà Verì (Lega), l’attuale direttore generale della Asl provinciale di Teramo, Roberto Fagnano, portato dal centrosinistra ma stimato anche dal centrodestra.
In corsa per un ruolo importante Antonio Sorgi, ex superdirigente con il governo Chiodi, ora dirigente dell’Adsu di Teramo.
I ritardi nello spoils system hanno fatto insorgere il consigliere regionale dei Cinque stelle Domenico Pettinari il quale ha accusato la maggioranza per il fatto che i burocrati nell’ente siano ancora tutti dalfonsiani.
Ma le polemiche sono destinate a divampare, fragorose, anche nel centrodestra. (b.s.)
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