REGIONE: IL ROMPICAPO DELLE COMMISSIONI PER RICOMPENSARE GLI ESCLUSI DALLA GIUNTA

di Marco Signori

21 Marzo 2019 06:15

Regione - Politica

L'AQUILA – Fatta la giunta e ricomposto il Consiglio regionale con l'ingresso dei supplenti, che hanno preso il posto dei consiglieri nominati assessori, entra nel vivo la partita delle presidenze delle commissioni, un nuovo puzzle di non facilissima composizione per la maggioranza di centrodestra, costretta a fare i conti con gli appetiti della Lega, che punta ancora una volta a fare man bassa, e le rivendicazioni di Forza Italia e Fratelli d'Italia, partito del presidente Marco Marsilio.

L'iter prevede che i gruppi consiliari indichino in quali commissioni vogliono che siano allocati i propri consiglieri, attraverso una lettera dei capigruppo al presidente del Consiglio, che una volta acquisite tutte le missive emana sei decreti per la composizione delle commissioni e convoca la prima seduta ci ciascuna di esse.

Da quanto si apprende dagli uffici regionali, quasi tutti e nove i gruppi hanno inviato la loro indicazione a Lorenzo Sospiri, che potrebbe fissare per il 28 marzo prossimo le riunioni delle commissioni I, Bilancio, II, Territorio, III, Agricoltura, IV, Politiche europee e V, Sanità, oltre alla commissione di Vigilanza.

All'ordine del giorno della prima seduta di ciascuna commissione, l'elezione del presidente, del vice presidente e del consigliere segretario.

Seppur si tratti di un ruolo meno prestigioso dell'assessore, la presidenza di una commissione rappresenta comunque un incarico di peso, sotto l'aspetto politico visto che svolge una funzione propedeutica ai lavori dell'aula e può dunque orientare l'andamento della legislatura, sia riguardo ai tempi che ai temi, ma anche sotto l'aspetto economico visto che sono previsti dei benefit.





È per questo che le ambizioni di molti di quelli che non hanno trovato posto nell'esecutivo potrebbero essere appagate in occasione della scelta di chi guiderà le commissione per i prossimi cinque anni.

Partita complessa anche per la commissione di Vigilanza, per la quale tuttavia sembra esserci ormai un tacito accordo tra centrodestra e centrosinistra per la presidenza a Giovanni Legnini, candidato governatore sconfitto, che allontanerebbe così l'ipotesi di una sua candidatura alle europee di maggio.

Il centrosinistra si aspetta che la maggioranza gli renda il favore di aver votato Sospiri presidente, mentre sa di poter contare di meno sull'apertura del Movimento cinque stelle, che si è legato al dito il fatto che cinque anni fa il Partito democratico fece piazza pulita escludendolo sia dall'ufficio di presidenza del Consiglio, sia dalla Vigilanza, la cui presidenza andò a Mauro Febbo di Forza Italia.

I toni concilianti utilizzati nelle prime due sedute della legislatura dagli esponenti del centrosinistra, a partire dallo stesso Legnini, non sembrano aver disteso il clima tra Pd e alleati e grillini.

Secondo la consuetudine, si sussurra a palazzo negli ambienti di centrosinistra, chi delle minoranze ottiene la vice presidenza del Consiglio, poi cede la presidenza della Vigilanza. Avendo dunque i Cinque stelle piazzato Domenico Pettinari al fianco di Sospiri, dovrebbero fare un passo indietro per l'organismo di garanzia. Questo, almeno, è l'auspicio dalle parti della colizione di Legnini.

Per la commissione Bilancio, che da quanto trapela sarebbe rivendicata dalla Lega, si fanno i nomi di Simone Angelosante e Antonio Di Gianvittorio. Il Carroccio nella scelta dei consiglieri che andranno a presiedere le commissioni sembra farsi guidare dal criterio delle preferenze, quindi in pole position ci sono i più votati nelle quattro province che non sono entrati in giunta. 





La commissione Territorio potrebbe andare a Fratelli d'Italia, appannaggio di Guerino Testa, eletto in provincia di Pescara.

Alla commissione Agricoltura potrebbe andare uno tra Manuele Marcovecchio e Vincenzo D'Incecco, della Lega.

Per le Politiche europee si fa il nome di Emiliano Di Matteo, sempre della Lega, che verrebbe così “risarcito” dopo essere stato costretto a fare un passo indietro per un posto da assessore in favore di Piero Fioretti, espressione della sua stessa provincia di elezione, Teramo, braccio destro del deputato Giuseppe Bellachioma, coordinatore regionale del partito. Di Matteo, peralatro, ha già guidato la stessa commissione nella nona legislatura, dal 2008 al 2014.

La commissione Sanità, infine, è contesa tra Forza Italia, che però non ha più uomini da spendere se non la matricola Daniele D'Amario, visto che Febbo è entrato in giunta, Sospiri è diventato presidente del Consiglio e Umberto D'Annuntiis sottosegretario, e la stessa Lega, che ha già l'assessore di riferimento, Nicoletta Verì.

Non è infine escluso che il centrodestra ritrovi intesa con Marianna Scoccia, eletta con la lista Udc-Dc-Idea, “scomunicata” sin dalla campagna elettorale perché candidata all'insaputa degli alleati che avevano messo il veto in quanto moglie dell'ex assessore di centrosinistra Andrea Gerosolimo: le sue dichiarazioni pubbliche, in cui ha giurato “fedeltà” alla coalizione, potrebbero portarla alla presidenza di una commissione.

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