REGIONALI TERAMO: ORA COMANDA LA LEGA, TRAMONTA CENTROSINISTRA DALFONSIANO

13 Febbraio 2019 06:30

Teramo - Politica

TERAMO – Quella che un tempo lontano era stata terra del centrosinistra, e poi bacino elettorale di campioni di preferenze come Paolo Gatti di Forza Italia, si scopre, dopo il voto delle elezioni regionali di domenica, feudo della Lega, che ottiene un clamoroso 33,16 per cento, nettamente al di sopra del 27,53 per cento su base regionale.

Con la Lega traino dell'intero centrodestra, che ottiene in provincia di Teramo il 50,96 per cento, quasi tre punti in più della media regionale, inevitabilmente si è assistito al rimescolamento delle carte nella partita degli eletti. Con una lunga lista di esclusi eccellenti, in particolare tra i protagonisti della maggioranza in Regione del centrosinistra, come il consigliere Luciano Monticelli e l'assessore Giorgio D'Ignazio, ma anche pezzi da novanta come l'ex rettore dell'Università di Teramo Luciano D'Amico e l'ex sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro.

La provincia teramana sarà ora rappresentata dai tre leghisti Pietro Quaresimale, ex sindaco di Campli, nuovo mister preferenze con 8.830 personali, di gran lunga il più votato in provincia e secondo in Abruzzo, Emiliano di Matteo, ex sindaco di Ancarano e presidente dell'Unione dei Comuni della Val Vibrata che torna in consiglio regionale dopo cinque anni di lontananza dalla politica e lo fa con quasi 8.500 preferenze. Dal giovane imprenditore Antonio di Gianvittorio, considerato il delfino di Valter Catarra, ex sindaco di Notaresco ed ex presidente della Provincia di Teramo, che ha preso 6.188

Per centrosinistra ce l'ha fatto solo il veterinario Sandro Mariani, capogruppo uscente del Pd, candidato però con Abruzzo in Comune -Regione Facile, che ha preso 4.109 e l'assessore uscente all'Agricoltura Dino Pepe, 5.413 voti in lista con il Pd.

Per Forza Italia disco verde per Umberto D’Annuntiis, sindaco di Corropoli, che assieme a Pepe e Di Matteo porta a tre i rappresentanti dell'area della Val Vibrata, una novità assoluta, per un territorio di confine che ha sempre lamentato poca considerazione.





Infine il Movimento 5 stelle che nella provincia teramana ottiene il 18,31, quasi due puti sotto la media regionale e porta in consiglio l'agronomo Marco Cipolletti.

Per chi entra tanti ovviamente sono restati a casa, a dispetto delle loro altissime aspettative. 

Uno tsunami in particolare nel centrosinistra dove è decimata la maggioranza uscente in Regione: non ce l'ha fatta come detto il consigliere con delega alla Cultura Luciano Monticelli, ex sindaco di Pineto, ricandidato nel Pd ma finito terzo in lista, con 1.990 voti, alle spalle dell'assessore Pepe, e di Teresa Ginoble, presidente del consiglio comunale di Roseto, che ha preso 2.820 voti. 

Non rientra in consiglio neppure  D'Ignazio, 1.065 voti, che nel corso della legislatura appena conclusa è passato dal centrodestra, con cui era stato eletto cinque anni fa, alla maggioranza rivestendo il ruolo di assessore.

Inattesa è stata la bocciatura per quello che era considerato un candidato forte, destinato in caso di vittoria del centrosinistra a ruoli apicali al fianco di Legnini: ci riferiamo a D'Amico, ex rettore dell'Università di Teramo e presidente della società unica regionale dei trasporti, fortemente voluto da Luciano D'Alfonso. Candidato nella lista Legnini presidente ha preso 2.798, bel lontano dalla soglia minima di eleggibilità.

Delusione anche per l'ex sindaco di Giulianova Mastromauro, candidato con Progressisti-Liberi e Uguali: ha preso 1.021 voti, e solo 454 sono arrivati dalla città che ha amministrato fino a pochi mesi fa. E per il sindaco di Crognaleto Giuseppe D'Alonzo, che candidato con Abruzzo in Comune-Regione Facile, ha preso 1.710 voti. 





Si è rivelata infine un flop infine la lista di Abruzzo Insieme-Abruzzo futuro, ferma ad un misero 1,63, sponsorizzata dal teramano Mauro Di Dalmazio, dal 2008 al 2014 assessore al Turismo della Giunta di centrodestra guidata da Gianni Chiodi, nel 2014 in Consiglio regionale all’opposizione con ‘Abruzzo Futuro’, nella coalizione di centrodestra. Poi passato con Legnini, il quale gli aveva pure promesso in casi di vittoria un posto in giunta. 

Passiamo al centrodestra. Se la Lega ha fatto il pieno, e non si può certo parlare di “trombati”, delusione si registra in Forza Italia, che si attendeva qualcosa di più, come del resto in tutto l'Abruzzo, tenuto conto che in provincia di Teramo ha preso il 10,83 per cento, due punti in più rispetto alla media regionale del 9,4 per cento.

Tra gli azzurri deluso è rimasto in particolare Gabriele Astolfi, ex sindaco di Atri ed attuale assessore comunale, che ha preso ben 4.418 voti.

Niente da fare in Fratelli d'Italia per Raimondo Micheli, consigliere comunale di Teramo, per lui 1.402 preferenze, troppo poche per poter competere con l'aquilano Guido Liris e il pescarese Guerino Testa, meloniani stravotati ed eletti in consiglio regionale.

Deludente il provincia di Teramo la partita di Azione politica che si è fermata al 2,07 contro il 3,4 regionale. Nulla da fare dunque per il candidato di punta Rudy Di Stefano, ex assessore comunale di Teramo, che ha preso 953 voti. Filippo Tronca

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