IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TERAMO: ''SBAGLIATO DIRE CHE TUTTI I PROBLEMI SIANO DOVUTI AL SEGRETARIO''; ''DEM SAPPIANO RINUNCIARE A PROTAGONISMO''

REGIONALI: PD IN CERCA DI NUOVO ASSETTO, DI SABATINO IN POLE PER SOSTITUIRE RAPINO

di Marco Signori

29 Agosto 2018 14:00

Regione - Politica

L'AQUILA – In cerca di un nuovo assetto per affrontare l'ormai imminente campagna elettorale per le elezioni regionali, il Partito democratico abruzzese potrebbe a breve subire un cambio al vertice. Se sarà un commissariamento o una elezione è presto per dirlo, ma al posto del segretario Marco Rapino, pronto a candidarsi al Consiglio regionale nel collegio provinciale della sua Pescara, potrebbe essere indicato Renzo Di Sabatino, presidente della Provincia di Teramo.

L'ex sindaco di Bellante, che nel marzo scorso si era ritirato dalla corsa a sindaco di Teramo in nome di un'unità della coalizione che si è rivelata provvidenziale portando poi il centrosinistra a vincere con Gianguido D'Alberto, ad AbruzzoWeb non conferma ma neppure smentisce l'ipotesi di andare a guidare i dem: “In questo momento il Pd ha un segretario e dire che i problemi del Pd siano dovuti a lui credo sia sbagliato – dice – sono disponibile a valutare la situazione nel momento in cui questa situazione non dovesse esserci più”.

“Se volete sapere come sta il centrosinistra, è una domanda facile”, dice sorridendo, “non gode di ottima salute! In Abruzzo come nel resto del Paese”.

“Ho sempre detto che sono a disposizione se c'è da dare una mano, ma a delle condizioni – aggiunge Di Sabatino – Quali? Innanzitutto che ci sia un'ampia condivisione, ma prima ancora bisogna capire la situazione attuale”.





Da quanto appreso, per sancire l'avvicendamento il Pd dovrebbe svolgere un'assemblea regionale nella prima decade di settembre, anche se il presidente della Provincia di Teramo, sostenuto dal capogruppo in Consiglio regionale Sandro Mariani – tra l'altro regista proprio della vittoria teramana – dice di non esserne a conoscenza e che “al momento non è convocata”.

Ma in Abruzzo, il Pd va ad elezioni con la stessa classe dirigente con cui ha perso le ultime elezioni, dal referendum in poi? “È un ragionamento su cui dovremmo riflettere molto, è evidente che un'esigenza di rinnovamento c'è ma è altrettanto evidente che scontiamo un dato – dice – le vicende nazionali impattano su quelle locali in modo devastante”.

“Il Pd ha una grande risorsa rappresentata da centinaia di amministratori locali che si misurano con il consenso e stanno lì a lavorare per l'interesse collettivo, bisogna ripartire da lì, da chi si è fatto il mazzo e nonostante la crisi ha mantenuto la bandiera di questo partito che nacque con ben altre aspettative – aggiunge – quelle di un grande partito che mettesse insieme tante esperienze pur stando da una parte precisa”.

A proposito dell'eredità della Giunta uscente, poi, che crea malumori all'interno dello stesso centrosinistra, Di Sabatino afferma che “il mio giudizio sul governo regionale è positivo anche se credo sia troppo presto per far allargare questo giudizio a tutti”.

“Si è puntato su una strategia di sviluppo attraverso le infrastrutture e questa scelta si vedrà realizzata solo nei prossimi anni”, fa osservare, “adesso non c'è una situazione di benevolenza nei confronti del Pd e del centrosinistra, ma essenzialmente i frutti di questo lavoro si vedranno in futuro”.





“Gli abruzzesi vogliono che il governo si occupi della lotta alle diseguaglianze e della crescita dell'occupazione, su questo bisogna cercare di metter su un'alleanza vasta, su alcuni punti riannodando le fila di tutto il centrosinistra”, aggiunge Di Sabatino.

“Ricordate quell'imbecille di deputato che disse 'ciaone' a tutto il movimento ambientalista dopo il referendum sulle trivelle? Ecco, quelle sono cose che ti fanno perdere il rapporto con un intero mondo – fa notare – Una volta che fai un'alleanza vasta, che nel terzo millennio ovviamente non c'è senza un leader, a quel punto puoi decidere il leader”.

E a questo punto, a domanda precisa sull'ipotesi di una candidatura alla presidenza della Regione del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, corteggiato dal Pd che vede in lui forse l'unica chance per riaprire una partita che al momento sembrano giocarsi centrodestra e Movimento cinque stelle, Di Sabatino dice che “ho una stima profondissima per Legnini ma deve concludere il suo mandato, se dovesse dare la sua disponibilità non lo vedo come candidato del Pd, ma è una risorsa istituzionale dello Stato e potrebbe essere scelto da tutta la vasta coalizione, una figura su cui convergere da parte di quei mondi con cui non si è più parlato”.

Ed è proprio il “modello Teramo” che ha visto il centrosinistra prevalere a sorpresa al ballottaggio recuperando il divario del primo turno, che secondo Di Sabatino deve essere riproposto per la Regione.

“A Teramo c'è stato un vento di novità – dice – il Pd ha capito che non poteva essere protagonista e serviva un movimento più ampio che partisse dai civici, ha rinunciato a esprimere un proprio candidato che forse sarebbe stato perdente, entrando a far parte di un ragionamento più ampio. Questo potrebbe essere un ragionamento anche per le elezioni regionali”.

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