CENTROSINISTRA, L’ASSESSORE ABRUZZESE SU MANOVRE POLITICHE E SULLE QUOTAZIONI EX VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE MAGISTRATURA

REGIONALI: PAOLUCCI, ”POSSIAMO FARCELA, LEGNINI DIRA’ SI’ SOLO SE COALIZIONE AMPIA”

30 Settembre 2018 11:25

Regione - Politica

L'AQUILA – “Sappiamo benissimo le difficoltà che ci sono, ma se incontriamo i cittadini uno ad uno come se fosse un'elezione comunale, possiamo farcela. Certo, ai blocchi di partenza è una situazione complessa”.

L'assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, del Partito democratico, ostenta ottimismo in vista delle elezioni regionali abruzzesi del 10 febbraio prossimo, esclude una sua candidatura alla presidenza, pure ventilata negli ambienti politici, e non nasconde di auspicare la discesa in campo di Giovanni Legnini, che da pochi giorni ha terminato l'incarico di vice presidente del Consiglio superiore della magistratura e da tempo è tirato per la giacchetta dal centrosinistra abruzzese.

“Se gliel'ho chiesto? La mia richiesta sarebbe largamente insufficiente per lui”, spiega ad AbruzzoWeb l’ex segretario regionale del Pd in una lunga intervista politica e non di resoconto sulla sua complessa attività amministrativa – per me è scontato che lo auspico, ma la sua riflessione penso possa essere positiva se questo auspicio fosse molto vasto nella comunità abruzzese. Mi auguro ci sia una vasta richiesta degli abruzzesi, che chieda ad una persona così autorevole di potersi impegnare quasi prescindendo dall'appartenenza partitica”.

“Ha detto che si prende pausa di riflessione, credo vada rispettato questo momento”, aggiunge, “laddove i tempi dovessere essere maturi si attiverà il confronto nel partito, ma ha ragione Di Sabatino nel dire che non sarà il candidato del Pd, non può esserlo, ma neanche lui accetterebbe una candidatura del Pd, piuttosto di un progetto ampio”.





Paolucci ha letto l'intervista rilasciata a questo giornale dal nuovo segretario regionale, Renzo Di Sabatino, che ha auspicato un nuovo “Ulivo”, una coalizione ampia che metta insieme i partiti tradizionali, le anime ambientaliste e della sinistra, la società civile, e si dice sulla stessa lunghezza d'onda: “La linea di Renzo mi sembra corretta, il punto principale è che il Pd non deve essere protagonista, ma assecondare una proposta molto larga, poi accogliere anche una eventuale richiesta di protagonismo, ma deve avvenire sui contenuti, sull'indicazione del candidato e anche sul metodo, non puoi dire 'Chi mi ama mi segua', ma anzi rendere protagonisti tutti, dicendo che vogliamo fare, con chi e con quale metodo”.

Alla domanda se il centrosinistra debba ancora dialogare coi civici di Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, ex assessori della Giunta D'Alfonso, e Mario Olivieri, spine nel fianco della coalizione nei quattro anni di governo regionale, Paolucci ritiene che un confronto “ci debba essere”.

“Ma l'allargamento della coalizione deve andare molto oltre”, aggiunge l'assessore, “oltre alle individualità, toccando la parte sindacale, quella della ricerca, dell'università e della formazioni, le libere professioni, la sanità, e poi sindaci e amministratori locali devono essere protagonisti di questa avventura”.

In che modo? “In tutte le forme”, chiarisce Paolucci, “incontri, iniziative, assemblee, il normale lavoro che si fa e che sfocia in degli appelli e prese di posizione. Alla fine di questo percorso che ha tempi corti, quattro o cinque settimane, si arriva ad una proposta, almeno dei temi, e quindi sui profili”.





“L'idea che è stata lanciata convince a maggior ragione perché le modalità che hanno i competitori sono l'opposto di quello di cui ha bisogno la nostra regione”, fa osservare l'ex segretario regionale del Pd, “i Cinque stelle, di fatto, hanno fatto un patto per ribaltare il risultato delle regionarie, se lo avesse fatto il Pd si sarebbe parlato di un patto di palazzo e avremmo avuto una rivolta interna, il centrodestra si è caratterizzato, in una cena romana, in cui i temi dell'Abruzzo non ci sono mai stati, in cui si è detto 'Ti dò il presidente della Rai, ti do garanzie su Mediaset e mi prendo l'Abruzzo'”.

Paolucci è poi indulgente nei confronti della gestione di Marco Rapino, che ha lasciato la segreteria regionale del Pd nei giorni scorsi e che ha registrato una serie di sconfitte elettorali: “Il tema dell'organizzazione di una comunità politica è nazionale e non regionale, è positivo che a gennaio ci sia il congresso”, dice, “va detto che la crisi dei partiti riformisti riguarda tutta l'Europa”.

E sul congresso dice: “Aspetto di vedere prima la proposta politica delle mozioni congressuali, mi farò un'idea solo allora”.

“Zingaretti? È una proposta che sicuramente una parte di rappresentanza ce la fa recuperare, ma se la domanda è se ho scelto con chi stare, rispondo di no”, dice a proposito della candidatura alla segreteria nazionale del governatore del Lazio.

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