CANDIDATI A UN RUOLO DA PROTAGONISTA, ASPETTANO LE SCELTE DEI DUE POLI: GRANDI MANOVRE DEI LEADER DI STEFANO, ZELLI E GEROSOLIMO

REGIONALI: IL ”MINESTRONE” DELLE CIVICHE ANCORA SOSPESE TRA DESTRA E SINISTRA

di Marco Signori

15 Novembre 2018 06:30

Regione - Politica

L'AQUILA – Se il centrodestra è impantanato in attesa che il tavolo nazionale sciolga il nodo del candidato presidente e il centrosinistra è appeso alla decisione dell'ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, che aspetta di vedere se sarà nominato presidente dell'Antitrust prima di decidere se accettare o meno di guidare la coalizione in Abruzzo, nel variegato mondo civico le idee in vista delle elezioni regionali del 10 febbraio non appaiono tanto più chiare.

Una situazione che, benché i movimenti, almeno sulla carta animati dalla volontà di protagonismo dal basso, siano gli unici attivi e a far sentire agli abruzzesi la campagna elettorale, disegna un quadro politico che a meno di tre mesi dal ritorno alle urne, è fermo e confuso, che non permette quindi ai cittadini di informarsi e capire prima di votare.

Comunque, nonostante tutto, a sentire i leader civici, si presentano alle elezioni puntando in alto tanto da voler mettere bocca alla scelta del candidato alla presidenza in entrambi i poli, tentando anche il colpaccio di presentare un proprio uomo. 

Sono almeno tre le compagini ed i contenitori identificabili in quell'area che non sta né con l'uno, né con l'altro schieramento: una è quella di Fabrizio Di Stefano, l'ex parlamentare di centrodestra scaricato da Forza Italia e snobbato dalla Lega che lunedì ha ufficializzato la propria candidatura con le Civiche d'Abruzzo ma ancora spera che il centrodestra converga su di lui, un'altra è quella composta da una serie di individualità tra cui gli ex assessori regionali Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, quest’ultimo consigliere regionale di Abruzzo Civico insieme al collega Mario Olivieri, da tempo in silenzio dopo aver annunciato l’adesione di 400 amministratori, che ancora non decidono da che parte stare, e poi c'è quella di Avanti Abruzzo, che meriterebbe un ragionamento a parte.





Quest'ultima compagine, infatti, è composta sia dall'ex deputato di centrodestra Daniele Toto, imprenditore nipote dell’industriale pescarese Carlo, tra le altre cose patron di Strada dei Parchi spa, concessionaria delle autostrade A25 e A25 che collegano Abruzzo e Lazio, sia dall'ex sindaco di centrosinistra di Avezzano (L'Aquila), Giovanni Di Pangrazio, fratello del presidente del Consiglio regionale, il dem Giuseppe, e dai segretari regionali di Italia dei valori, Lelio De Santis, e Partito socialista, Giorgio D'Ambrosio.

Coi primi due che guardano al centrodestra e che avevano dato vita ai movimenti Liberal Abruzzo e Abruzzo al Centro, e i secondi che sono storicamente organici al centrosinistra ma hanno dato il placet a Di Stefano, anche se non è chiaro se questa scelta sarà confermata qualora sull'ex parlamentare dovesse convergere l'intera coalizione. Nell'Idv, intanto, il consigliere regionale Lucrezio Paolini si è dissociato dalla scelta di De Santis.

In una posizione attendista la formazione civica forse più vivace e organizzata, Azione Politica dell'imprenditore pescarese Gianluca Zelli, inizialmente nella coalizione civica che oggi sostiene Di Stefano, ma che da quanto trapela resta ora alla finestra, in attesa di conoscere le determinazioni del centrodestra per decidere.

Né Zelli, né alcun suo rappresentante, in effetti, era lunedì scorso all'Aquila all'ufficializzazione della candidatura di Di Stefano: un particolare che non è passato inosservato e che, anche se minimizzato dallo stesso ex parlamentare, è sintomatico dello scetticismo dell'imprenditore patron del colosso Humangest, che negli ultimi mesi è apparso ondivago nel giudizio sulla figura dell'ex capogruppo di An all'Emiciclo.

Restano a guardare anche Di Matteo e Gerosolimo, che hanno lasciato la Giunta regionale in rottura con il governatore Luciano D'Alfonso, diventato senatore con il testimone passato al presidente vicario, Giovanni Lolli: se il primo ha una storia più identificabile a sinistra, e alle ultime provinciali di Pescara ha dato una dimostrazione di forza candidando un suo uomo che ha portato alla sconfitta del centrosinistra, il secondo ha un'esperienza politica più recente che lo ha visto consigliere provinciale dell'Aquila col centrodestra, prima di schierarsi con il centrosinistra vincente alle regionali del 2014, con il suo Abruzzo civico che ha conquistato due seggi in Consiglio regionale.





E qui c’è una ulteriore complicazione: nei confronti di Gerosolimo hanno da subito alzato un muro sia i partiti di centrodestra, affermando che non sarebbe potuto essere della partita chi fino alla notte prima ha governato col centrosinistra, sia, soprattutto, i movimenti civici alleati del centrodestra.

Per lui, dunque, un'eventuale alleanza diversa da quella degli ultimi anni rappresenterebbe una strada tutta in salita, nonostante il suo sguardo sia rivolto essenzialmente all'altra metà del campo, soprattutto se Legnini dovesse dare forfait.

Chi è certamente con Di Stefano, ad oggi, anche se il diretto interessato non lo ha chiarito fino in fondo alla conferenza stampa di lunedì scorso all'Aquila, nonostande la domanda ben precisa, sono Daniele Toto, Di Pangrazio e Piergiorgio Schiavo, imprenditore sulmonese promotore del movimento Noi Abruzzo.

Intanto, dal centrodestra sempre più confuso emerge dagli stessi protagonisti, che Forza Italia, partito completamente fermo, potrebbe subire una sostanziosa emorragia a vantaggio delle civiche, qualora il senatore Marco Marsilio, romano ma di origini abruzzzesi, dovesse essere scelto quale candidato presidente, nella rosa di Fratelli d'Italia, in cui ci sono anche l'ex coordinatore regionale Giandonato Morra e il cardiochirurgo Massimiliano Foschi, espressione della considera società civile, a cui molti contestano di essere abruzzesi solo d'adozione.

Nessuna notizia, nonostante le sollecitazioni degli alleati, soprattutto di Lega e Forza Italia, che hanno bocciato la terna dei meloniani, del nuovo summit tra Berlusconi, Salvini e Meloni che dovrà decidere tra i tre nomi proposti da Fratelli d'Italia, cui il tavolo nazionale ha assegnato l'Abruzzo nell’ambito della ripartizione delle regioni al voto nel 2019, e, chissà, valutare la richiesta di Forza Italia di rivedere questa attribuzione.

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