ASPIRANTI ALLE PRESE CON LE INCOGNITE QUORUM, TAGLIA-SEGGI E QUOTE ROSA

REGIONALI: GUERRA DI TRINCEA NEI PARTITI TOTO-CONSIGLIERI TRA RISCHI E AMBIZIONI

di Pierluigi Biondi

2 Agosto 2013 08:02

Regione - Politica

L’AQUILA – Rischia di diventare una guerra di trincea interna ai partiti la lunga rincorsa in vista delle elezioni regionali abruzzesi.

Lo slittamento a maggio dell’appuntamento con le urne, poco gradita al governatore in carica, Gianni Chiodi, ma voluta da gran parte dei consiglieri di entrambi gli schieramenti e dal presidente dell’assemblea, Nazario Pagano, lascia spazio a ulteriori mesi di logoramento tra chi spera di poter tornare o di fare l’esordio all’Emiciclo.

Mentre sembra cosa fatta la questione-presidenti, con Chiodi certissimo per il centrodestra e sull’altro fronte l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso a un passo dall’investitura, a meno di un ritorno di fiamma del sottosegretario Giovanni Legnini in caso di caduta anticipata del governo, è incadescente la lotta per un seggio in Consiglio regionale.

Gli aspiranti candidati sono già tantissimi, ma dovranno fare i conti con le novità della nuova legge elettorale, che riduce notevolmente gli spazi di manovra: intanto la riduzione dei consiglieri, che passeranno da 45 a 31, poi l’abolizione del listino (i nominati eletti automaticamente con il presidente vincente), la norma anti-sindaci che non consente la candidatura ai primi cittadini dei comuni con più di 5 mila abitanti e ai componenti delle Giunte provinciali, a meno che non si dimettano 120 giorni prima della data fissata per le elezioni, e infine le quote rosa.

Nelle liste, infatti, le donne dovranno essere rappresentate almeno al 40%: dettaglio non da poco in una politica, non solo regionale, caratterizzata da uno strapotere in termini numerici dei maschi.

I partiti stanno correndo ai ripari, attraverso la creazione di formazioni di appoggio o civiche, ma nelle quali il raggiungimento del quorum è tutt’altro che scontato.

Di contro, però, nelle compagini più forti e con un simbolo riconoscibile, su tutti Popolo della libertà e Partito democratico, c’è il problema della concorrenza agguerrita che potrebbe far lievitare enormemente l’asticella delle preferenze necessarie per ottenere lo scranno.

Non è un caso che alle precedenti consultazioni, quelle del dicembre 2008 dopo il ciclone degli arresti di “Sanitopoli”, candidati con oltre 4 mila voti siano rimasti fuori dai giochi. Una situazione che non può che peggiorare con la dieta dimagrante imposta dalla norma taglia-consiglieri voluta dal governo nazionale.

Qualche chance in più potrebbero averla i prescelti per le liste direttamente legate a Chiodi e D’Alfonso, che sperano nell’effetto traino dei due: un approdo che fa gola a troppi, con la fila dei pretendenti che si allunga di giorno in giorno.

Una roulette russa che agita i sonni di molti, che in questi mesi sfoglieranno la margherita per capire qual è la collocazione migliore, curando, nello stesso tempo, la strategia giusta per non farsi scavalcare da altri competitor.

Un’altra questione da affrontare è quella della rappresentanza locale: fatta eccezione per il Pescarese, le altre province hanno un territorio nettamente diversificato e ognuno di questi vorrà dire la sua al momento delle scelte cruciali e piazzare la propria bandierina.

Per questo le fibrillazioni già si fanno sentire pesantemente e gli equilibri di partito rischiano di uscirne a pezzi.

Senza contare che il Pd deve misurarsi pure con il congresso nazionale di novembre, dal quale potrebbe uscire rafforzata la componente del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che potrebbe reclamare maggiori spazi.

Sull’altro fronte, invece, i vertici del Pdl sono alla finestra per capire se il ritorno a una Forza Italia riveduta e corretta annunciato da Silvio Berlusconi sia solo una boutade estiva o una precisa volontà cui il Cav darà corso da settembre in poi.

In quest’ultimo caso gli ex di Alleanza nazionale dovranno decidere se ingoiare il rospo e schierarsi con il rinato movimento azzurro o se ritrovarsi sotto un unico tetto con Destra, Fratelli d’Italia e cani sciolti in uscita dal Pdl e in cerca di ricollocazione.

IL TOTO-CONSIGLIERI

PROVINCIA DELL’AQUILA

Posti in piedi dentro i tram Pdl e Pd in provincia dell’Aquila.

Tra i primi basterebbe candidare gli uscenti, Walter Di Bastiano, Luca Ricciuti, Emilio Iampieri e Gianfranco Giuliante, per non avere più posti disponibili per gli uomini (la lista complessivamente deve essere composta di sette persone, di cui tre donne).

Una cosa che non va giù a chi sta spingendo per giocarsi le proprie carte nella corsa di maggio: il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo, e due suoi potenziali avversari “interni”, l’assessore della sua Giunta e capogruppo al Comune dell’Aquila, Guido Liris, e il suo capo di gabinetto, Massimo Verrecchia, braccio destro di Piccone.





Mentre sembra non volersi candidare la vice presidente dell’ente, Antonella Di Nino, anche se sarebbe una “quota rosa” dotata di un buon consenso personale e quindi utilissima alla causa, per sostenere Del Corvo. La stessa scelta dovrebbe fare l’altro assessore di fiducia, il segretario regionale della Destra Luigi D’Eramo, visto che gli storaciani mirano a piazzare qualche esponente dentro le liste civiche senza presentarne una propria.

Dalle parti di Sulmona, territorio non rappresentato all’Emiciclo, la senatrice Paola Pelino ha fatto sapere di voler inserire su un candidato di suo gradimento, che dovrebbe essere Nicola Angelucci.

Se poi si contano le ambizioni del consigliere provinciale ed ex sindaco di Trasacco Gino Fosca, si capisce che ci sono oltre il doppio dei pretendenti rispetto a quanti effettivamente la spunteranno.

Qualcuno di loro potrebbe non rassegnarsi all’idea di non poter concorrere e cercare accoglienza da altre parti, sulla falsariga di quanto fatto con Rialzati Abruzzo dall’assessore regionale Angelo Di Paolo, un altro uscente.

Oppure nella civica di Chiodi, che però ha già deciso il suo rappresentante di punta: il capo della segreteria del governatore, Antonio Morgante, vice sindaco di Magliano de’ Marsi.    

I democrat, invece, devono sciogliere la riserva sul rappresentante aquilano ed è una corsa a tre senza esclusione di colpi: in lizza gli assessori comunali Pietro Di Stefano e Alfredo Moroni e Pierpaolo Pietrucci, l’ex capo di gabinetto epurato senza troppi complimenti dal sindaco, Massimo Cialente.

Prende quota l’idea di una candidatura “renziana” che potrebbe essere contesa tra l’ex sindaco di Pizzoli Gianni Anastasio e l’ex capogruppo Pd al Comune di Sulmona Antonio Iannamorelli.

Sempre dalla città dei confetti si vocifera di Teresa Nannarone, ex assessore provinciale durante il mandato di Stefania Pezzopane.

Tutti nomi da aggiungere agli uscenti marsicani Giovanni D’Amico, che ha chiesto la deroga per cercare il terzo mandato consecutivo, e Giuseppe Di Pangrazio.

Sul fronte moderato, dove sembra ormai certo l’appoggio dell’Unione di centro a Chiodi, si parla di un passo indietro dell’attuale vice presidente del Consiglio regionale, Giorgio De Matteis, in favore del consigliere comunale aquilano Emanuele Imprudente.

Il consigliere provinciale Udc Andrea Gerosolimo, al contrario, sembra flirtare con l’area di Scelta civica.

Incognite sul futuro del consigliere regionale di Futuro e libertà Daniela Stati, anche se si dà per certo l’accordo dei finiani con il centrosinistra in caso di candidatura di D’Alfonso.

Idem per il consigliere di amministrazione della Rai Rodolfo De Laurentiis, che ha abbandonato il partito della Vela dopo le liti in occasione della compilazione delle liste per le politiche di febbraio, e che, come ha rivelato ad AbruzzoWeb, sta lavorando a una sua lista.

Anche l’ex vice sindaco dell’Aquila Giampaolo Arduini sarà della partita con i Cattolici democratici, così come il capogruppo dei Socialisti riformisti, Gianni Padovani, con la lista del garofano, sempre nella coalizione del centrosinistra.

PROVINCIA DI CHIETI

Le punte di diamante del Pd saranno il capogruppo all’Emiciclo, Camillo D’Alessandro, e il segretario regionale, Silvio Paolucci.

Prova a farsi spazio il giovane consigliere comunale di Chieti Alessandro Marzoli, vicino a Renzi.

Oltre a Marzoli, gli outsider rispondono ai nomi di Angelo Pollutri, sindaco di Cupello, Vincenzo Sputore, assessore di Vasto e Camillo D’Amico, capogruppo in Provincia.

Affollatissime le schiere pidielline, con ben sei consiglieri uscenti: Mauro Febbo e Luigi De Fanis, che sono anche assessori della Giunta Chiodi, Emilio Nasuti (ora nel gruppo misto ma fedelissimo alla maggioranza), Nicola Argirò, Nicola Mincone, da pochissimo tra gli scranni dell’assemblea dopo la rinuncia del presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo, e il malpancista Giuseppe Tagliente. In più c’è da considerare l’evergreen Antonio Prospero, eletto con Rialzati Abruzzo.

Alle loro spalle spingono l’ex sindaco di Lanciano Filippo Paolini e l’attuale capogruppo, Manlio D’Ortona, il consigliere comunale di Vasto Manuele Marcovecchio (che potrebbe raccogliere l’eredità di Tagliente qualora l’ex presidente del Consiglio regionale decidesse di fare un passo indietro), il presidente della Finanziaria regionale abruzzese, Rocco Micucci, in passato sindaco di Rapino e l’assessore provinciale Daniele D’Amario.





In Fratelli d’Italia i nomi caldi sono quelli del vice presidente della Provincia ed ex primo cittadino di Fara San Martino, Antonio Tavani, e di Etelwardo Sigismondi, consigliere alla Provincia e al Comune di Vasto.

Nel Chietino c’è lo zoccolo duro dei frondisti dell’Udc, che come De Laurentiis non hanno digerito le fasi preparatorie delle candidature per Camera e Senato ma senza lasciare il partito: il capogruppo in Consiglio regionale, Antonio Menna, e il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio. I due si stanno guardando intorno e fiutano l’aria in attesa di capire quale possa essere il cavallo vincente.

PROVINCIA DI PESCARA

Super affollato anche il panorama politico del Pescarese, che attualmente conta undici consiglieri regionali in carica: nel Pdl il vice presidente della Giunta, Alfredo Castiglione, l’assessore Carlo Masci, che è il leader di Rialzati Abruzzo ma è anche un tesserato dei berlusconiani, Lorenzo Sospiri, Alessandra Petri e Riccardo Chiavaroli; nel Pd Marinella Sclocco, in Rifondazione Maurizio Acerbo, Carlo Costantini del Movimento 139, Antonio Saia per i Comunisti italiani, l’ex dipietrista Camillo Sulpizio, ora nel Centro democratico, e Nicoletta Verì, eletta con il Pdl e ora nel gruppo misto in quota Scelta civica.

Tutti sono di nuovo ai nastri di partenza, tranne Saia, che essendo diventato di nuovo sindaco di San Valentino in Abruzzo Citeriore mollerà la presa, e probabilmente la Petri.

Ma la schiera degli aspiranti candidati è molto più ampia: nel Pdl potrebbe consumare la clamorosa riappacificazione la Verì, consapevole che i berlusconiani hanno bisogno di cavalli di razza donne come il pane. Sempre in quota rosa si fanno le ipotesi di Manola Musa, candidato sindaco di Montesilvano sconfitto al ballottaggio, e di Marina Febo, aspirante primo cittadino di Spoltore anche lei perdente.

Quest’ultima, però, è allettata dalla lista Chiodi. Sempre nella formazione del governatore troveranno spazio il plurivotato consigliere comunale di Montesilvano Carlo Tereo de Landerset (prima in An, poi nel Pdl, quindi in Fli e ora nella civica “Montesilvano in comune”), l’assessore provinciale Aurelio Cilli Roberto Lattanzio, già candidato sindaco di Popoli.

Con Masci, invece, dovrebbe esserci Gianluca Buccella, storico esponente del centrodestra di Loreto Aprutino.

Nell’Udc saranno quasi sicuramente della partita il sempreverde Licio Di Biase, consigliere comunale di Pescara e l’assessore provinciale Valter Cozzi. Altri papabile il sindaco di Farindola, Antonio De Vico, il consigliere provinciale Gabriele Santucci e il presidente del sindacato dei balneatori di Confcommercio, Riccardo Padovano.

In casa Pd dopo la “promozione romana” del segretario provinciale del partito, Antonio Castricone, neo-deputato, potrebbero puntare all’Emiciclo il sindaco di Abbateggio e consigliere provinciale, Antonio Di Marco, uno degli amministratori più in vista del territorio, i consiglieri di Pescara Gianluca Fusilli e Moreno Di Pietrantonio, gli ex sindaci Donato Di Marcoberardino (Penne) e Giorgio D’Ambrosio (Pianella).

PROVINCIA DI TERAMO

Nel feudo di Chiodi, il Pdl schiererà il capogruppo regionale, Lanfranco Venturoni, sempre che non prenda un incarico di prestigio in ambito sanitario, e forse l’assessore Mauro Di Dalmazio se non deciderà di fare il capolista della lista del presidente.

Si parla di un ritorno all’ovile di Paolo Gatti, che prima delle politiche è transitato in Fratelli d’Italia insieme al consigliere Emiliano Di Matteo.

Di Matteo e l’assessore regionale Giandonato Morra, oggi nella Destra, dovranno scegliere dove riposizionarsi nel caso in cui non ci siano le loro liste in campo

Un altro nome che circola è quello dell’assessore al Comune di Teramo Giorgio D’Ignazio.

Il capogruppo all’Emiciclo di Fli, Berardo Rabbuffo, sarà in pista se il candidato sarà D’Alfonso, mentre nell’eventualità Legnini, da uomo cresciuto nel Movimento sociale e poi in An potrebbe avere una crisi di coscienza. 

Nello schieramento di centrosinistra il Pd conta due consiglieri in carica: Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca.

Il primo ha detto chiaro e tondo che non si ricandiderà, avendo avuto una carriera di prestigio prima come sindaco di Giulianova poi come presidente della Provincia, mentre il secondo tentenna molto.

Ampi spazi, quindi, per la pattuglia dei sindaci che aspirano a un seggio: Luciano Monticelli (Pineto), Giuseppe D’Alonzo (Crognaleto), Alessandro Di Giambattista (Montorio al Vomano) e Dino Pepe (Torano Nuovo) su tutti.

Le quote rosa saranno rappresentate, verosimilmente, da Stefania Ferri e Manola Di Pasquale, entrambe candidate alle primarie per le politiche.

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