L'AVVOCATO ESPERTO DI COSTITUZIONE E TRATTATI EUROPEI, ''E' PERICOLOSO'' ''M5S FINGE DI USCIRE DA MONETA UNICA, MA DENTRO SI DISTRUGGE LO STATO''

REDDITO DI CITTADINANZA, ”CHE FOLLIA!” PALMA, ”E’ ELEMOSINA, SERVE IL LAVORO”

di Filippo Tronca

22 Gennaio 2016 07:32

Regione - Economia

L'AQUILA – “Il reddito di cittadinanza, se da un punto di vista sociale può essere una soluzione condivisibile, quantomeno in linea di principio, di certo è una soluzione da evitare, che non cambia le carte in tavola ma anzi cristallizza il sistema che ci sta uccidendo. In parole povere, serve lo Stato. Che, con l'Euro, non esiste più”. 

Ne è convinto Giuseppe Palma, avvocato di origini pugliesi che opera a Milano, esperto di diritto costituzionale e diritto dell'Unione Europea e blogger di scenarieconomici.it, entrando in un dibattito molto vivace anche in  Abruzzo.

In Consiglio regionale, infatti, sono stati già depositati due progetti di legge che intendono limitatamente all’Abruzzo introdurre il reddito di cittadinanza, sulla scia di quanto già disposto dalla Regione Puglia: uno del Movimento 5 Stelle, l’altro di Sinistra ecologia e libertà.

E la sintesi, è stato deciso nella quarta Commissione, convocata una settimana fa, sarà fatta con un provvedimento della Giunta regionale.

Va a tal proposito ricordato che il reddito minimo è stato inserito anche nel Documento di programmazione economica e finanziaria approvato a fine dicembre.





Il pdl targato M5S propone per disoccupati, inoccupati e precari, di cittadinanza italiana e da almeno tre anni residenti in Abruzzo, 570 euro al mese.

Quello di Sel, invece, punta ad assegni da 600 euro al mese per residenti da almeno 2 anni, anche se cittadini stranieri. Entrambe le proposte prevedono l’obbligo di una ricerca attiva di un posto di lavoro, percorsi di formazione e la disponibilità a svolgere lavori socialmente utili.

Palma a tal proposito invita però ad andare oltre al nodo, più volte evidenziato anche nel dibattito politico abruzzese, sui capitoli di bilancio da cui attingere per dare copertura economica al provvedimento, che ad oggi nessuno ha quantificato con esattezza.

Il problema che emerge è che l’Abruzzo è l’Italia, non sono sulla luna, ma dentro l’Unione europea europea, dove è utopico trovare questa copertura.

“Avendo l’Italia sottoscritto i Trattati europei e il Fiscal Compact – spiega Palma ad AbruzzoWeb – con il reddito di cittadinanza sforeremmo non solo il parametro del 3 per cento previsto da Maastricht e ribadito da Lisbona, ma di conseguenza non riusciremmo a rispettare il vincolo del pareggio di bilancio che un Parlamento sordo e schiavo ha addirittura inserito in Costituzione. Ciò detto, con l'Euro e con tutti i vincoli che ci siamo imposti, il reddito di cittadinanza è inattuabile per il Paese nel suo complesso, ma anche limitatamente ad una singola regione”.

Inoltre per Palma, “il reddito di cittadinanza è una 'regalia' che non restituisce dignità all'essere umano che ne usufruisce: sarebbe molto meglio che ciascun disoccupato fosse destinato a lavori statali per circa 3-4 ore al giorno, nei Tribunali ad esempio, con stipendi mensili di 600-700 euro, in modo tale che non si tratti di mero assistenzialismo. E per di più, a fronte dell'impegno economico da parte dello Stato, il cittadino in cambio presterebbe la sua opera lavorativa che, se mirata, è utilissima per la collettività. Tutto questo restituirebbe un minimo di dignità al disoccupato, almeno fino a quando non trovi una nuova collocazione lavorativa grazie anche ad un percorso di ricollocamento dello Stato”.





“Ci sarebbe anche un terzo motivo per cui non sono d'accordo col reddito di cittadinanza – precisa ancora l'avvocato -: si rischia che, elargendo denaro a persone senza lavoro, queste trovino un'occupazione in nero pur risultando disoccupate, quindi potrebbe convenir loro di restare disoccupati a vita, percependo da un lato l'assistenza statale e dall'altro la 'paga' in nero! Lo Stato, in tal caso, col denaro speso a titolo di assistenzialismo, non vedrebbe alcun tornaconto per la collettività, se non quello di un aumento dei consumi. Ma qui siamo di fronte a inflazione negativa, cioè non inserita in un tessuto istituzionale e produttivo. Insomma, dal punto di vista economico, è Scuola austriaca piena, quella dell'elemosina a chi è in difficoltà per evitare che insorga e se la prenda con chi ha in mano le redini del gioco”.

Il reddito di cittadinanza, ribadisce Palma, nel contesto dell'Euro, “da cui si deve uscire per recuperare sovranità monetaria e di bilancio”, “è una soluzione proposta da chi non vuole risolvere il problema. E ciò è dimostrato dal fatto che il Movimento 5 Stelle ha fatto capire, attraverso alcuni dei suoi rappresentanti, di vedere di buon occhio la soluzione dell'Euro a due velocità. Una proposta folle di chi o non conosce il problema, oppure fa solo finta di avercela con l'Euro”. 

Questo perché, come sopra, “una moneta unica a due velocità non risolverebbe affatto il problema, infatti si tratterebbe pur sempre di moneta da prendere in prestito dai mercati dei capitali privati, come le banche private, ai quali va restituita con gli interessi”. 

“Non avendo l'Italia la possibilità di creare moneta dal nulla, il denaro da restituire lo andrebbe sempre a prendere da cittadini e imprese attraverso l'aumento delle tasse, lo smantellamento dello Stato sociale e l'inasprimento dei sistemi di accertamento fiscale”, dice ancora l'esperto. 

Per di più, nel caso qualcuno avanzasse la proposta di reperire le risorse necessarie a finanziare il reddito di cittadinanza, ad esempio, dalla lotta all'evasione fiscale, “le mie perplessità diventerebbero certezze. Quando i politici e i tecnici propongono di reperire le risorse finanziarie dalla lotta all'evasione, affermano una sciocchezza: un Paese irrimediabilmente in ginocchio, nel quale le tasse hanno raggiunto un livello insopportabile e gli strumenti di accertamento fiscale sono diventati antidemocratici, non può di certo sopportare il peso di dover subire ulteriori sistemi giacobini di repressione fiscale! Tant'è che poi, stringi stringi, lo Stato si riduce sempre nel perseguire i pesci piccoli, lasciando impuniti gli squali”.

“La situazione è esattamente quella del gatto che si morde la coda. Dobbiamo prendere coscienza che il vero problema, oltre all'Euro, sono i vincoli capestro previsti dai Trattati. Prima ne usciamo e meglio sarà per tutti!”, conclude l'esperto.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: