PESCARA – “Una situazione di straordinaria difficoltà del sistema economico regionale che continua a non mostrare alcun segnale di effettiva ripartenza dopo anni di profonda crisi che da finanziaria si è trasformata in economica per divenire quindi sociale”.
E' quanto emerge dall'Indagine semestrale sull'industria abruzzese, relativa al periodo gennaio-giugno 2014 e curata da Confindustria.
Lo studio è stato presentato stamani, a Pescara, nella sede degli industriali. Presenti, tra gli altri, il presidente di Confindustria Abruzzo, Mauro Angelucci, il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, il presidente emerito della Regione, Gianni Chiodi, il consigliere incaricato Centro Studi Confindustria Abruzzo, Silvano Pagliuca, il direttore territoriale di Bper, Guido Serafini, l'economista Pino Mauro, il docente Luciano Fratocchi dell'Università di L'Aquila, il direttore di Confindustria Abruzzo, Giuseppe D'Amico, e Giuseppe Girolimetti in rappresentanza dell'Ance Abruzzo.
L'indagine, riferita all'andamento del primo semestre 2014 e alle previsioni per il secondo semestre, evidenzia, tra i dati negativi, la demografia delle aziende manifatturiere, con un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni pari a 264, ed il tasso di disoccupazione, salito dell'1,2 per cento.
Per quanto riguarda gli indicatori di produzione e commerciali spicca il dato sugli investimenti, effettuati solo dal 15 per cento delle imprese.
Da un punto di vista settoriale, tende alla diminuzione il fatturato per quanto riguarda alimenti e bevande, in diminuzione utilizzo della capacità produttiva e fatturato per l'edilizia, in diminuzione utilizzo della capacità produttiva e export per il settore tipografico.
Gli unici comparti che registrano dati positivi sul fronte investimenti sono quello farmaceutico (oltre 50 per cento delle imprese) e quello dell'elettronica (oltre 40 per cento imprese).
Drastiche, sia a livello territoriale che settoriale, le previsioni degli imprenditori sugli investimenti nel secondo semestre: in entrambi i casi sono previsti da meno del 10 per cento delle aziende.
La crisi, divenuta sociale, secondo l'indagine “ha portato alla riduzione sempre più elevata dei consumi delle famiglie, un elemento che non si può immaginare di risolvere solo con l'esportazione, strategia che comunque riguarda solo una parte del tessuto imprenditoriale regionale.
Il tutto, in Abruzzo – si legge nello studio – è reso ancora più complesso e critico dalle specificità derivanti dal sisma del 2009 e da un processo di ricostruzione che spesso appare ancora incerto, specialmente per quanto concerne la disponibilità delle fonti finanziarie”. Per l'ennesima volta lo studio evidenzia che “il rischio di deindustrializzazione del territorio rimane assai elevato, come dimostrano le molte vertenze aperte.
Non è possibile più attendere oltre – dicono gli industriali – il sistema ha bisogno di un vero e proprio choc immediato che consenta la 'ripartenza' ed inneschi un circolo virtuoso basato congiuntamente sulla crescita dei consumi e della produttività soprattutto attraverso gli investimenti.
All'interno di questo pacchetto di interventi particolare attenzione dovrà essere riservata agli interventi relativi all'accesso al credito”.
Evidenziano la necessità di realizzare “un intervento congiunto e coordinato che coinvolga sia il livello del Governo nazionale che quello regionale”, Confindustria afferma che il decisore politico deve “prendere coscienza della gravità della situazione e decidere di intervenire immediatamente usando al meglio le risorse disponibili su tutta una serie di questioni di carattere prioritario, al fine, quantomeno, di ridare fiato alle imprese, quali motore dello sviluppo, e all'economia regionale”.
Priorità che, per gli industriali, si sintetizzano in “semplificazione amministrativa, credito, rapido e corretto utilizzo dei fondi a disposizione, a cominciare da quelli comunitari, infrastrutture e servizi per le imprese, gestione aree industriali, politiche industriali e del territorio”.
Download in PDF©