QUANTI ANNI HAI, VASCO? 60 E NON SENTIRLI, L’AQUILA TI ASPETTA

di Roberto Santilli

7 Febbraio 2012 08:00

Regione -

L’AQUILA – Quanti anni hai stasera? Sessanta, Vasco.

Sessanta e non sentirli, o sentirli ogni tanto nelle ossa, perché sennò sarebbe roba da cyborg e noi mortali avremmo amato un non-umano.

Oddio, sul palco disumano lo sei sempre stato, coi dolori e le emozioni che si accumulavano e che poi sparavi giù dal sacro altare di un San Siro.

Sessant’anni, Vasco. Tanti, sì. Sessant’anni nel fisico, venti nell’anima? Quaranta nella maturità?

Sessanta. Poi si vedrà.

Gira voce che sei stato premiato come non ti era mai capitato nella storia. Impossibile, pensiamo noi. Possibile, invece. Con naturalezza, hai firmato il migliore dei cento album che hanno fatto la storia del rock italiano.

La sentenza di Rolling Stone, la rivista, ben inteso, parla chiaro. Del resto, agli Stones in carne e ossa hai già detto ‘no, ragazzi, io non vi aiuto coi biglietti invenduti”.





Il numero uno, il migliore dei cento migliori album del rock italiano, si diceva. ‘Bollicine’, anni ’80. Si correva, non c’era tempo per spiegarsi. Piccolo spazio pubblicità, nient’altro. E la vita, spericolata la tua, amena quella di tanti, andava consumata, o bevuta come altri facevano con Milano.

Pensa, tu la vita non è che l’hai bevuta, l’hai prosciugata. E Milano? Milano non si beve, San Siro sì. Tutto d’un fiato.

Perché tu sei un montanaro puro. Le metropoli le prendi per i fianchi e te le sbatti davanti a centinaia di migliaia di accendini accesi. Poi, da vecchio lupo del rock, te ne torni in montagna dove nessuno può scassarti.

E i detrattori, i duri e puri del rock, i veri intenditori del rock? Ci sono, ci sono. E fischiano perché tu, secondo loro, non sei rock. “Per fortuna si è dimesso da rock-star!”, hanno gridato ai quattro venti lorsignori intenditori nel giorno della tua bugia più clamorosa.

Non accettano tutte quelle bollicine sul gradino più alto di sempre, ma a te non frega nulla. Un sassolino dalla scarpa ogni tanto, quello sì, quello devi togliertelo e farne un macigno da dedicare, ad esempio, ai fenomeni della cultura anglo-americana, gli stessi che ti hanno impedito di sbarcare a Londra ai bei tempi. All’epoca avevi molta più corsa, molto più fiato.

Solo che la vendetta arriva. Quando arrivano i conti, sai… In questo caso, sul palco dell’Hammersmith di Londra. Meno corsa, meno fiato. Ma rock con i controcosi per spiegare certi concetti a casa loro. Un sacrilegio senza fine. Come dire: “Oh, voi della Union Jack, sentite qua che roba!”. Quando c’hai il mal di stomaco…

E lorsgignori intenditori? In silenzio, o a bofonchiar ‘cultura’ da qualche altra parte.





Sessant’anni, Vasco. Maledetti? Non lo sai ancora. Non puoi saperlo. Hai resistito. Hai stravinto. Delle tue questioni di guai di allora, di quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole, restano un bel po’ di ferite. Ma il tuo gran bel film continua.

Per Dio, c’è ancora un fuoco altissimo da difendere. Fallo. In culo ai sessant’anni, tu sei ancora qua. 

Applausi a scena aperta.

Auguri, Blasco nostro. Ti aspettiamo all’Aquila.

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