PUNTO NASCITE ATRI: CHIUSI I BATTENTI, ”NON PARTORIREMOA TERAMO”

3 Novembre 2015 08:03

Teramo -

TERAMO – Ad Atri dal 1° novembre scorso non si nasce più. Come già anticipato da AbruzzoWeb, Implacabile, senza attendere la sentenza del Tribunale amministrativo, prevista per tre giorni dopo, il 4, è scattato il divieto da parte del direttore generale della Asl, Roberto Fagnano, di ricovero al punto nascite dell’ospedale San Liberatore.

Le partorienti dovranno recarsi altrove. A Teramo, dove sono state appena inaugurate le nuove sale parto, e a Sant’Omero.

Ma l’agguerrito fronte cittadino, che è arrivato a raccogliere 14 mila firme, non si arrende, annuncia una grande manifestazione di protesta per i prossimi giorni. Accusa la Asl di aver sprecato 1,5 milioni di euro per potenziare il reparto di pediatrica inutilmente perché tanto le partorienti del bacino territoriale di Atri andranno a Pescara e Chieti, visto che a Teramo non c’è il reparto di terapia intensiva.

E considerano la chiusura del loro punto nascita non la fine di una battaglia segnata da una sconfitta, ma l’inizio di una guerra, visto che la soppressione è considerata solo il primo passo di un percorso che intende trasformare il loro ospedale in poco più di un poliambulatorio.

Si attende, intanto, il pronunciamento dei giudici amministrativi che, dopo due rinvii, devono esprimersi a seguito di un ricorso presentato dal Comune di Atri, che aveva messo in dubbio, tra le altre cose, il fatto che, entro la data di chiusura prefissata, sarebbero state pronte e perfettamente funzionanti le tre nuove sale parto all’ospedale di Teramo.





Le sale parto sono state, però, inaugurate in pompa magna dall’assessore Silvio Paolucci, dal sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, e dallo stesso direttore Fagnano pochi giorni fa. E dunque, molto difficilmente il Tar potrà dare ragione al ricorso.

Ad ammetterlo a questo giornale Giampiero Reitano, agguerrito esponente del comitato “Il San Liberatore non si tocca”.

“Oramai contiamo poco su una sentenza favorevole al ricorso del Comune da parte del Tar – afferma –  Abbiamo qualche dubbio sulle certificazioni e le autorizzazioni amministrative e sanitarie del nuovo punto nascite di Teramo, ma inutile negare che da questo punto di vista la strada sia tutta in salita”.

Restano, però, valide secondo gli insorti le ragioni di una battaglia, tutta politica da portare avanti fuori dalle aule dei tribunali.

“La Asl ha usato i soldi dei cittadini, ben 1,5 milioni di euro, per potenziare il punto nascite di Teramo, in generale per compensare la soppressione del nostro punto nascite. Però a Teramo non c’è il reparto di terapia intensiva neonatale, come non c’è a Sant’Omero – denuncia – E infatti un neonato e una partoriente che dovessero avere delle complicanze, in virtù di un accordo appena sottoscritto, saranno trasportati di urgenza all’Ospedale dell’Aquila”.

Questo significa che il bacino di utenza di oltre 80 mila persone che prima si serviva del punto nascite di Atri, che nel 2015 ha già registrato 410 parti, non utilizzerà, d’ora in poi, i punti nascite di Teramo e di Sant’Omero, come nei disegni del direttore generale Fagnano, ma di Pescara o Chieti, che hanno la terapia intensiva, e sono anche più vicini e facilmente raggiungibili grazie all’autostrada.





“Quella della Asl di Teramo è stata una scelta miope – spiega dunque Reitano – le nuove sale parto di Teramo saranno sottoutilizzata, senza terapia intensiva. E aumenterà la mobilità passiva inter-provinciale, con costi aggiuntivi per la Asl di Teramo. Per questo abbiamo sempre spiegato, inascoltati, che conveniva tenere aperto il punto nascita di Atri, vista la sua posizione strategica”.

La battaglia ora si sposta sulla difesa dell’intero ospedale. All’annuncio, da parte di Fagnano, di voler ridimensionare dopo la chiusura del punto nascita anche il reparto di Pediatria è seguita l’alzata di scudi del consigliere regionale del Pd Luciano Montcelli. Costringendo al dietrofront del stesso Fagnano, Dietro questo annuncio per il comitato c'è, però, purtroppo, una ferrea logica.

“Lo diciamo da anni: il punto nascita sarebbe stato solo il primo passo per trasformare il San Liberatore in un poliambulatorio, umiliando il nostro territorio, e tante professionalità straordinarie che ci lavorano – la denuncia – Senza punto nascite non sarà infatti più indispensabile il reparto di Pediatria, inoltre la Ginecologia potrà rimanere aperta solo 12 ore rispetto alle attuali 24, in vista di un suo probabile smantellamento. A seguire possiamo prevedere la chiusura e il trasferimento anche dei centri di eccellenza regionali di Auxologia e fibrosi cistica, anch 'essi legati alla Pediatria”.

All’orizzonte, dunque, nei disegni della Asl e della Regione il glorioso San Liberatore si limiterà alla riabilitazione neuro motoria e radiodiagnostica. Con posti letto solo per la lungo degenza di anziani.

“Poco più di un poliambulatorio. Per il territorio sarà una mazzata tremenda, in termini di diritto alla salute, e anche per tutta l’economia cittadina che è nata negli anni intorno al suo ospedale”, conclude Reitano. Filippo Tronca

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