PUNTI NASCITA: PAROLA AI MANAGER ASL ”CONTA LA SALUTE, NON DOVE SI NASCE”

di Filippo Tronca

28 Febbraio 2015 08:10

Regione -

L’AQUILA – “Quello che conta è la salute delle neo mamme e i servizi da offrire, non il luogo dove si nasce”.

È questo il parere praticamente univoco dei direttori generali delle Aziende sanitarie abruzzesi, intervistati da AbruzzoWeb dopo l’articolo di ieri in cui è stata aggiornata la “mappa” dei punti nascita che chiuderanno applicando le rigide norme imposte dal ministro per la Salute Beatrice Lorenzin.

Praticamente scontata è la soppressione di 4 dei 12 punti nascita che si trovano in Abruzzo: quelli degli ospedali di Ortona (Chieti), Sulmona (L’Aquila), Penne (Pescara) e Atri (Teramo), tutti sotto la soglia minima imposta di 500 parti l’anno.

Una mannaia che calerà inesorabile, e per contrastarla i manager puntano sul potenziamento e il rafforzamento dei presìdi che resteranno in piedi.

CHIETI

ZAVATTARO: ''PERSONALE DI ORTONA A LANCIANO VASTO PER H24″

“L’obiettivo del governo è assolutamente condivisibile, bisogna razionalizzare e concentrare le risorse”.

A parlare è Francesco Zavattaro, che considera inevitabile e opportuna la chiusura del punto nascita di Ortona, dove i parti nel 2014 sono stati superiori di poco ai 500, salvando oltre, come ovvio il punto nascita del nosocomio di Chieti, oltre 1.500 nascite nel 2014, anche quelli di Lanciano, 800 nascite, con trend in calo, e Vasto 950 nascite.

Il fronte contrario alla chiusura sottoliena proprio che Ortona ha un trend in crescita e ha superato quota 500, aggiungendo che a Ortona c’è anche l'ospedale della donna, autentica eccellenza abruzzese.

“Ortona – ribatte però Zavattaro – oggettivamente non sta messo peggio di Lanciano o Vasto, ma il punto non è questo. Il nostro obiettivo è concentrare risorse e mezzi sul numero ritenuto sufficiente di punti nascita, per garantire la sicurezza delle mamme, dei nascituri, e la qualità del servizio”.

L'ospedale della donna, aggiunge il manager ''non deve essere dotato necessariamente di un punto nascite”.





E Zavattaro annuncia che parte del personale oggi impiegato al punto nascita di Ortona, 12 medici e una ventina di infermieri, sarà trasferito a Lanciano e Vasto, per consolidare il servizio 24 ore su 24, e renderlo massimamente affidabile.

“Con un presidio in meno – conclude Zavattaro – si potrà potenziare e rendere più capillare il trasporto su autoambulanze attrezzate con rianimatore neonatale, al punto nascita di Chieti, che è il fulcro del sistema, inserito com’è in un grande ospedale, e dotato del reparto di terapia intensiva neonatale, con personale capace di intubare un neonato in caso di complicazioni”.

L'AQUILA

SILVERI: “A SULMONA SERVIZI PER IL PRE E IL POST PARTO”

“Non sarà una chiusura immediata, ma ritengo che sia inevitabile e anche giusta: dove non c’è ampio esercizio di una prestazione sanitaria il rischio aumenta, e la priorità è quella di garantire la salute del nascituro e della mamma”.

Questo il punto di vista di Giancarlo Silveri, il direttore generale della Asl numero 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila, relativamente al centro nascite di Sulmona, che nel 2014 ha registrato 225 parti, in diminuzione rispetto al 2013, quando sono stati 333.

Resteranno in servizio i punti nascita dell’ospedale dell’Aquila e quello di Avezzano, che si attestano intorno a quota 1.000. Ma i disagi saranno minimi per chi vive nel bacino servito finora dal punto nascite di Sulmona,così almeno assicura Silveri.

“Nel centro peligno – spiega il manager – lasceremo comunque il reparto di Ginecologia, la Pediatria e Ostetricia della fase ambulatoriale. Le mamme troveranno, insomma, tutti i servizi che riguarda il pre-parto e il post-parto”.

Reparti che troveranno posto nella nuova ala dell’ospedale di Sulmona, che sarà completata entro un anno. Solo dopo il centro nascite sarà chiuso, potenziando quelli dell’Aquila e di Avezzano, e anche il sistema di trasporto delle partorienti su tutto il territorio provinciale.

“Ho commissionato uno studio – rivela Silveri – che sarà concluso a giorni per capire tutto quello che riguarda lo spostamento delle partorienti, al fine di potenziare dove è necessario i trasporti con autoambulanze attrezzate. Sappiamo intanto che il Comune più lontano dai centri nascite è Barrea, e che nell’area Peligna e dell’alto Sangro, già ora una buona parte delle mamme decide di andare a partorire altrove, visto che i parti sono complessivamente 600 l’anno, e di questi meno della metà a Sulmona”.

PESCARA

D'AMARIO: ''PORTE APERTE A NEO MAMME DA ATRI E SULMONA”

“L’ospedale di Pescara è un’eccellenza anche dal punto di vista del suo reparto maternità, che supera i 2.000 parti l’anno, e intendiamo potenziarlo ulteriormente, per coprire un aumento del 30 per cento dei parti, che sarà determinato dalle chiusure dei centri nascita non solo di Penne, ma anche di Atri e di Sulmona”.





Punta già alla mobilità attiva tra province il direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario, che condivide la necessità di chiudere il punto nascite di Penne, rassicurando però che nel centro vestino “sarà mantenuta l’attività di Ginecologia sociale, di Chirurgia ginecologica, gli esami e la diagnostica: insomma, i disagi per le future mamme saranno minimi”.

Del resto, aggiunge il manager, “il parto non è una malattia improvvisa, è un evento lieto e soprattutto programmabile, e allora basterà assicurare un surplus di servizio, ovvero di autoambulanze adeguatamente attrezzate per garantire i trasposto nell’ospedale di Pescara anzichè in quello di Penne, in particolare dalle aree interne della provincia”.

“E Pescara il parto sarà più sicuro per tutti, perché il suo ospedale è dotato del reparto di Terapia intensiva neonatale, e del reparto di rianimazione neonatale e pediatrica, l’unico in Abruzzo”, conclude.

TERAMO

TERAMO: “INVESTIREMO SULL'OSPEDALE DI ATRI”

In provincia di Teramo è battaglia invece intorno alle sorti del punto nascite di Atri, in cui operano una decina tra infermieri e medici e dove i parti seppur di poco superano quota 500 l’anno. Meno però degli altri due punti nascita, quello dell’ospedale di Teramo, 900 parti nel 2014, e Sant’Omero, 850 parti.

La scelta è dunque obbligata, per il direttore generale della Asl teramana Roberto Fagnano.

“La legge ci concede due punti nascita – spiega – ma ai cittadini di Atri che alzano le barricate voglio dire che sono previsti importanti investimenti sul loro ospedale, che non risentirà per nulla della chiusura, inevitabile e opportuna, del punto nascita. Sarà infatti creato un polo di radiodiagnostica, per smaltire le liste di attesa molto alte in provincia di Teramo, un centro di riferimento per screening alla mammella, sarà potenziata l’oculistica”.

Anche qui sarà potenziato parallelamente alla chiusura del punto nascite di Atri, quello di Teramo, con un aumento del numero delle stanze di degenza e del personale, con un adeguamento delle sale parto, e l’acquisto di nuove attrezzature.

Prosegue poi il potenziamento, in corso da anni, del punto nascita dell’ospedale di Sant’Omero, dove sabato 28 febbraio saranno inaugurate altre sale parto e sale operatorie.

Sant’Omero è del resto al confine con le Marche ed è dunque molto strategico per evitare la mobilità passiva, ovvero che le mamme abruzzesi vadano a partorire nella vicina Ascoli o altre città marchigiane.

“Sant’Omero è un fiore all’occhiello – conferma Fagnano – già da molti anni si fa il parto senza dolore. Con il suo ulteriore potenziamento sono convinto che non solo continueremo ad evitare la mobilità passiva, ma che tante mamme marchigiane verranno a partorire in Abruzzo”.

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