PROCEDIMENTO PARTITO DA ESPOSTO DI MAURO FEBBO, ''GRAVI IRREGOLARITA', NON CI SONO PARERI DI RIVERA E MURAGLIA''

PROJECT OSPEDALE CHIETI: PROCURA APRE INCHIESTA, ”MANCANO FIRME SU DELIBERE”

3 Gennaio 2019 07:50

Chieti - Cronaca

L'AQUILA  – La Procura della Repubblica dell’Aquila ha aperto una inchiesta sul project financing dell’ospedale di Chieti che a circa cinque anni dalla presentazione da parte del gruppo Maltaruro, ha ricevuto la scorsa estate la dichiarazione di pubblica utilità dalla Giunta regionale che ha avocato a sé la delicata pratica dopo anni di mancate decisioni della Asl provinciale di Chieti.

Nel mirino ci sarebbero due delibere della Giunta regionale che scandiscono i passaggi strategici nella vicenda del project financing per la realizzazione di un nuovo ospedale al posto di quello attuale, ritenuto anche da perizie, non sicuro sismicamente e staticamente per gravi difetti di costruzione. In queste settimane il rup Giulietta Capocasa, sta lavorando all'indizione del bando della Asl chietina, in cui la proponente avrà, come previsto dalla legge, un diritto di prelazione.

L’inchiesta, scattata il 12 luglio scorso in seguito ad un esposto del consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo, che insieme al Movimento cinque stelle ha sempre contestato il progetto, si baserebbe sul fatto che entrambe le delibere sarebbero prive della firma del dirigente del dipartimento Salute e Welfare della Regione, Angelo Muraglia: in particolare, secondo Febbo, non ci sarebbe traccia del parere favorevole dello stesso dirigente e del direttore generale, Vincenzo Rivera, al contrario di quanto si dichiara nella stessa delibera.

Il presidente della commissione di vigilanza e candidato alle elezioni regionali del 10 febbario prossimo, nell'esposto scrive: “Come si evince dalle delibere, Muraglia non ha mai e non risulta aver mai espresso il proprio parere in merito agli atti deliberati, Come confermato dall'assenza della propria firma, diversamente invece da quanto dichiarato in entrambe le delibere”.

E ancora: “dall'esposizione dei fatti menzionati, non può negarsi l'esistenza di gravi ipotesi delittuose, anche in danno all'Erario, atteso che vi sono evidenti profili di illegittimità o illiceità, stante l'assenza del parere e della firma del dirigente preposto, nonostante la diversa dichiarazione contenuta negli stessi atti”.





Le due delibere della Giunta sono fondamentali: la 540 del 29 settembre del 2017, infatti, è l'atto che assegna al responsabile unico del procedimento, Nicola Primavera, il termine di tre mesi per concludere il procedimento istruttorio. La delibera 495 del 9 luglio scorso, prende atto della relazione istruttoria finale che il rup ha inviato a Rivera, sancisce la pubblica utilità del project e assegna alla Asl di Chieti 60 giorni di tempo per inserire l'opera negli strumenti di programmazione e per procedere alla gara di appalto comunitaria. Ma Febbo ha segnalato anche un altro aspetto: le decisioni prese dalla Regione alla luce della sentenza del giudice del lavoro dell'Aquila, del luglio scorso, sull'incarico conferito a Rivera e se l'ente abbia annullato i provvedimenti che portano la firma dello stesso Rivera: il quale, secondo il giudice, non ha i titoli per fare il direttore di dipartimento della Presidenza. Intanto, dopo la pubblicazione da partire del Messaggero dell’inchiesta, Febbo in una nota conferma le accuse su delibere sotto inchiesta per falsi e abusato di titoli dirigenziali.

“Apprendo da notizie di stampa dell'apertura di una ipotesi di procedimento penale da parte della Procura della Repubblica di L'Aquila, che viene attribuito ad uno dei miei almeno sei esposti relativamente al “famoso” project financing del nuovo Ospedale di Chieti. Sotto osservazione sarebbero finite le due drg, la n. 540 del 2017 e la n. 495 del 2018, per la mancata sottoscrizione per attestazione di parere favorevole delle stesse da parte del Direttore Muraglia e sulla efficacia della sottoscrizione da parte del direttore generale Rivera. Sempre dalla stampa apprendo dell' esistenza, mai resami nota, nonostante avessi fatto richiesta più volte di tutta la documentazione utile sulla questione, di una lettera del 18 luglio 2018 da parte del direttore Muraglia che attesta la “condivisione del provvedimento n. 495/2018”, documento peraltro che porta “stranamente” correzioni sul n. di procotollo e su cui chiaramente farò accesso agli atti”,  spiega in una nota Febbo.

“Orbene ritengo di precisare in primis che le delibere di giunta oggetto d'indagine sono ben due e non una sola, ma soprattutto non sfugge a chi, chiaramente, in buona fede conosce l'iter amministrativo-burocratico, nella formazione degli atti deliberativi e delle relative responsabilità civili e penali, le conseguenze derivanti dalla sottoscrizione o mancata sottoscrizione degli stessi. Le Dgr in questione sarebbero dovute nascere, o meglio partire, dalla direzione regionale Sanità, sarebbero dovute essere “estese” da un responsabile titolato, mentre sono scritte da un soggetto non titolato, l' addetta alla segreteria del presidente Luciano D'Alfonso (che poi risulta essere la moglie di altro segretario, cioè di Enzo Del Vecchio), poi sottoscritte dai dirigenti del dipartimento, e non lo sono, e poi dal direttore del Dipartimento stesso, dott. Muraglia, il tutto prima di essere sottoposte all'approvazione della Giunta”.

“In questi casi la firma del direttore generale  – argomenta ancora Febbo – si rende necessaria solo in assenza delle precedenti sottoscrizioni perché gerarchicamente assorbente. Orbene a nulla vale la “dichiarazione” resa alla stampa di mancata sottoscrizione per assenza, men che meno valore giuridico, civile e/o penale ha la sottoscrizione di una lettera, peraltro successiva, di semplice “condivisione” di una sola (la 495 del 2018) delle due (e non anche della 540d del 2017) delibere, che è cosa ben diversa dall'esprimere “parere favorevole” su una delibera di Giunta che assume efficacia nei confronti di terzi e che, per chi la sottoscrive, comporta una responsabilità amministrativa e contabile, con eventuali conseguenze anche di natura penale”.

“Peraltro – prosegue Febbo – nei miei diversi esposti, non solo sulla questione project financing, ho anche contestato la validità e legittimità della firma del dott. Rivera poiché, secondo una recente sentenza  del  Tribunale Civile – sezione lavoro –  di L'Aquila, lo stesso non avrebbe i titoli per ricoprire l'incarico di Dirigente, figuriamoci quello di Direttore Generale, tant'è che anche su questa questione sembrerebbe stia indagando la Procura. Quindi ben due sono gli atti deliberativi da verificare (e non uno) e analizzare con attenzione sin dalla stesura, sia per la ipotesi di falso e sia per la efficacia giuridica e amministrativa degli stessi”.





“Chiaramente di tutto ciò – conclude Febbo – renderò dichiarazione alla Procura prima che la stessa decida e, non mi sembra ricorrano gli estremi, per una eventuale archiviazione”.

Il nuovo ospedale di Chieti avrà una dotazione di 498 posti letto, che troveranno posto in 6 padiglioni: 2 di nuova costruzione (denominati P e N) e 4 ristrutturati (G, H, M, K), per un totale di 75.500 metri quadrati di superficie. Le demolizioni, invece, riguarderanno 9 dei padiglioni attualmente esistenti.

L'opera avrà un costo di 118 milioni e 800 mila euro. Il privato ci metterà i soldi per la realizzazione, e incasserà per 25 anni e mezzo un canone di locazione (il cosiddetto canone di disponibilità) fissato a base d'asta in 12 milioni e 270 mila euro e un canone per la concessione di servizi la cui base d'asta è invece fissata a 9 milioni 580 mila euro.

Sommando i canoni, il costo complessivo finale del nuovo presidio teatino arriva a 285 milioni di euro, soggetto in ogni caso a una percentuale di ribasso d'asta che lo comprimerà ulteriormente. La prima proposta del raggruppamento di imprese, invece, prevedeva un costo finale di 526 milioni.

Il presidio disporrà di 1.309 posti auto, a fronte dei 1071 della prima elaborazione progettuale, andando a risolvere uno dei disagi maggiormente segnalati dall'utenza che utilizza i servizi ospedalieri. Il costo dell'edificio ammonterà a 118 milioni e 800mila euro, contro i 143 del primo progetto. Come spiegano i tecnici a favore, lo strumento del project – a differenza della gara tradizionale – e’ l’unico che garantisce una data certa di consegna dei lavori senza che sia pagato un solo centesimo fino alla consegna dell’opera e che garantisce lo stesso livello di efficienza della struttura per tutta la durata della concessione .

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