PROCESSO MORTE MOROSINI, ”IN CAMPO TRE DEFIBRILLATORI”

8 Febbraio 2016 15:59

Pescara - Cronaca

PESCARA – Alla ripresa del processo sulla morte di Piermario Morosini presso il tribunale monocratico di Pescara, é stato ascoltato un solo testimone dell'accusa, dei cinque in programma.

L'ex calciatore del Livorno morì il 14 aprile del 2012, sul manto erboso dello stadio Adriatico di Pescara, durante la partita del campionato di serie B tra la squadra locale e quella toscana.

L'autopsia ha accertato che il decesso venne causato da un arresto cardiaco dovuto ad una cardiomiopatia aritmogena. Il procedimento, che vede imputati per omicidio colposo i medici del Pescara, Ernesto Sabatini, del Livorno, Manlio Porcellini e del 118 di Pescara, Vito Molfese, ruota attorno alla perizia dei consulenti nominati dal Gip, nella quale si sostiene che i tre medici “dovevano usare il defibrillatore semi-automatico disponibile quel giorno allo stadio”.

Il Pescara Calcio, la Asl di Pescara e l'Associazione Sportiva Livorno sono state citate in giudizio come responsabili civili, ma la società labronica è stata estromessa dal processo, nel corso della scorsa udienza, in quanto non aveva avuto la possibilità di partecipare all'incidente probatorio.





Il giudice Laura D'Arcangelo oggi ha ascoltato la ricostruzione fornita da Leila Di Giulio, dirigente della Digos e vice questore aggiunto a Pescara, in servizio presso lo stadio Adriatico il giorno della tragedia. La testimonianza si è basata principalmente sui filmati acquisiti.

“Morosini si accascia a terra dopo 29 minuti e 42 secondi di gioco – ha riferito Di Giulio – Dopo 20 secondi sono entrati in campo il medico del Livorno, Porcellini, e poi quello del Pescara, Sabatini. Subito dopo é arrivato anche un operatore della Croce Rossa, con la barella, ma poco dopo é tornato verso la sua postazione, per prendere una valigetta gialla contenente il defibrillatore”.

Proprio il mancato utilizzo del defibrillatore é sotto la lente del giudice: “In campo c'erano due defibrillatori gestiti da Croce Rossa e Misericordia. Un terzo defibrillatore era a bordo dell'ambulanza sopraggiunta in seguito”. Il vice questore ha spiegato che “dopo circa un minuto dalla caduta del giocatore, Porcellini ha iniziato le manovre sul corpo di Morosini e ha effettuato un massaggio cardiaco, mentre dopo due minuti e 40 secondi é arrivata in campo l'ambulanza”.

Di Giulio, incalzata dal pm Gennaro Varone, ha raccontato: “L'ingresso del mezzo di soccorso, con a bordo il medico del 118 Molfese, é stato ritardato dalla presenza di una vettura della Polizia Municipale che ostruiva l'accesso. Nel frattempo alcuni calciatori avevano portato in campo una barella, sulla quale era stato adagiato Morosini e una volta che é arrivata l'ambulanza in campo si sono persi altri 3 minuti, in quanto i giocatori avevano prelevato la barella da un altro mezzo e la stessa non si agganciava all'interno dell'ambulanza sopraggiunta in campo”.





Il legale di Molfese, Alberto Lorenzi, ha chiesto chiarimenti a Di Giulio sulla convenzione stipulata tra Pescara Calcio e 118, in merito ai termini del servizio da svolgere.

“In quel momento la convenzione formalmente non era attiva – ha risposto il vice questore – ma di fatto il servizio c'era”. Oggi, inoltre, il giudice ha disposto l'acquisizione agli atti della telefonata effettuata da un operatore della Misericordia, nel corso di una trasmissione televisiva sportiva andata in onda su un'emittente locale, durante la quale l'uomo ha raccontato la propria versione dei fatti.

Gli altri quattro testimoni, che non hanno potuto deporre questa mattina in quanto non hanno ricevuto la notifica, saranno ascoltati nel corso della prossimo udienza, fissata per il 2 maggio. Il giudice ha calendarizzato anche le udienze successive, che si terranno il 18, il 19, il 20 e il 22 luglio.

Un arco di tempo che dovrebbe risultare sufficiente per completare la fase istruttoria, che si annuncia particolarmente corposa, dal momento che le difese hanno indicato diverse decine di testimoni.

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