PARERE AL VETRIOLO DI UNO DEI PROBIVIRI, ''VIOLA IL PRINCIPIO DI LEGALITA'''

PRESIDENZA CONFINDUSTRIA: STRONCATO PINGUE, ”INCANDIDABILE E INOPPORTUNO”

di Alberto Orsini e Berardino Santilli

22 Dicembre 2014 08:24

Regione - Economia

L’AQUILA – “Illegittima, inopportuna”: una vera e propria mazzata sulla candidatura, unica, di Fabio Spinosa Pingue alla guida di Confindustria Abruzzo, designato come successore di Mauro Angelucci, in prorogatio ormai da troppi mesi, un periodo caratterizzato da paralisi e anche inchieste giudiziarie tra gelosie e veti incrociati nell’associazione degli industriali.

Ad assestare il colpo con decisione, con una parere che circola già da qualche giorno in seno agli associati, è uno dei componenti del collegio dei probiviri, l’avvocato teramano Massimiliano Colangelo che stronca l’imprenditore originario di Sulmona che ha appena finito il mandato al vertice dell’associazione in provincia dell’Aquila, perché mai ha ricoperto l’incarico di amministratore in aziende associate a Confidustria, riferendosi all’impresa della famiglia Pingue, nel settore alimentare.

L’intervento potrebbe rimescolare le carte per il dopo-Angelucci, anche se Pingue, che avrebbe dovuto essere eletto nel corso di questo mese, e i suoi sostenitori sono pronti a difendere la regolarità con contro-pareri.

Di sicuro, fa slittare i tempi e amplia la vacatio. Comunque, lo scossone rende le cose ancora più difficili in una Confindustria già alle prese con un periodo di trasformazione alla luce della maxi fusione delle varie entità provinciali per arrivare a un’unica realtà regionale, appunto con Pingue alla guida, con lo scopo di acquisire massa critica, razionalizzare i costi ed essere più incisivi.

Il rilievo dell’avvocato teramano è molto deciso: avrebbe dovuto impedire in passato anche l’elezione di Pingue a presidente dell’associazione provinciale aquilana.

Una presa di posizione netta che contrasta anche con un parere, citato dal proboviro, del componente della Giunta nazionale con delega al Sistema associativo, Federico Landi, al quale si erano rivolti in ‘tempi non sospetti’ Pingue e soci, e dal quale, sottolinea Colangelo, “dissento integralmente”.

La sua conclusione, dopo aver sviscerato una serie di visure camerali sulle aziende e le cariche che ha ricoperto l’imprenditore di Sulmona, è che non si può che “rendere incandidabile” Pingue, presidente di Confindustria L’Aquila negli ultimi 4 anni, la cui discesa in campo “andrebbe a vanificare il principio della legalità” e, come se non bastasse, viene definita anche “operazione ardita” e bollata come “inopportuna”.

La riflessione sul parere è stata affidata agli altri componenti del collegio dei probiviri, che sono Sabrina Di Santo, Giorgio Rainaldi, Giambattista Blasetti e Gerardo Gigli, e mette in serio imbarazzo le ambizioni di scalata alla presidenza.





Secondo quanto si è appreso, alcuni dei probiviri si erano espressi con pareri favorevoli a Pingue.

Si tratta del primo, seppur pesantissimo, ostacolo all’ascesa di Pingue, che fin qui è stato bravo e fortunato a tessere la sua tela, ritrovandosi a essere candidato unico per il dopo-Angelucci.

La tradizione della rotazione avrebbe voluto un teramano, ma il candidato, Agostino Ballone dell’omonimo importante azienda di trasporti di Teramo, di rilievo nazionale e internazionale, è stato giudicato incandidabile per una precedente esperienza in Confcommercio.

A questa candidatura si era arrivati dopo che quello ufficiale, il presidente teramano Salvatore Di Paolo, è scomparso nello scorso mese di marzo. E da questo punto di vista, il fatto che ad intervenire sia un avvocato di Teramo, non pare casuale.

Pingue ha dovuto battere anche la concorrenza di Paolo Primavera che sembrava pronto a scendere con successo in campo per rompere il meccanismo della rotazione, ma è stato prima ingolosito dalla presidenza della Camera di commercio di Chieti, dalla quale, poi, pure ha dovuto ritirarsi perché coinvolto in un’indagine giudiziaria.

E così è rimasto solo Pingue, che ha anche completato il personale puzzle piazzando il fedelissimo Marco Fracassi alla guida di Confindustria L’Aquila, anche qui rompendo la rotazione tra territori della provincia, dato che sarebbe dovuto toccare a un esponente del capoluogo di Regione e non della Marsica.

Una serie di circostanze favorevoli, a cui ora pare mettere fine la dura nota del proboviro.

Il punto nodale è l’incandidabilità che nasce dal passato perché, secondo l’avvocato Colangelo, “dall’esame delle visure camerali emerge che il candidato non avrebbe mai potuto rivestire la carica di presidente di Confindustria L’Aquila, in quanto nel periodo precedente il 14 novembre 2014 (qualche giorno prima della sua designazione, ndr), non ha ricoperto alcun ruolo all’interno di società associate a Confindustria”.

L’avvocato va oltre, gettando una serie di ombre sul mandato fin qui ricoperto dall’imprenditore originario di Sulmona.





“Dai dati in nostro possesso non è dato sapere se, all’atto della candidatura alla guida di Confindustria L’Aquila, Pingue abbia presentato una dichiarazione falsa circa il suo ruolo all’interno di un’azienda associata oppure abbia omesso di presentare la documentazione”.

Comunque sia, per il proboviro “la reiterata violazione delle norme statutarie non solo non può essere premiante per colui che ha violato le regole, ma necessita di un ulteriore provvedimento sanzionatorio che non può che essere quantomeno quello di rendere incandidabile il soggetto”.

“Una diversa soluzione andrebbe a vanificare il principio di legalità”, sottolinea il legale.

Non è finita. Nella prima parte della sua dura lettera, Colangelo boccia anche il ruolo ricoperto da Pingue all’interno delle sue imprese, sottolineando che non raggiungerebbe i requisiti per ambire alla presidenza con una “interpretazione letterale” ma solo “volendo ‘allargare le maglie’ della norma”.

Ricorda infatti che l’imprenditore “è socio accomandatario della Pingue Sas a far data dal 14 novembre 2014, data dalla quale ha mutato la qualifica da socio accomandante, senza però assumere il ruolo di amministratore”.

Ecco perché, rispettando rigidamente la legge, si arriverebbe alla “esclusione del candidato, atteso che lo stesso non ricopre alcuno dei ruoli” identificati tra quelli di “rappresentanza di impresa con posizione di responsabilità aziendale di grado rilevante”.

Solo chiudendo un occhio, conclude Colangelo, “si potrebbero includere tra i soggetti in possesso dei requisiti anche i semplici soci accomandatari, solo perché con la qualifica si assumono anche il rischio di impresa”.

Ma questa forzatura, secondo il giudizio tranchant dell’avvocato, sarebbe una “operazione ardita soprattutto perché si tratta di eleggere un soggetto autorevole che dovrebbe rappresentare la categoria degli imprenditori”.

E la coincidenza del passaggio di carica di Pingue a una manciata di giorni dall’investitura è il colpo di grazia: non sarà illegittimo, certo però che “la nomina a presidente di un ‘nuovo’ imprenditore potrebbe al massimo risultare inopportuna”.

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