PREFETTO ALECCI, ‘UNITI PER RICOSTRUIRE’ ”MOLTI NON FANNO IL LORO DOVERE”

di Berardino Santilli

3 Dicembre 2013 08:02

L'Aquila - Video

L’AQUILA – “Per portare avanti la difficile ricostruzione post-sisma, per contrastare le infiltrazioni e aumentare la sicurezze dei cittadini ci vogliono unità e gioco di squadra”.

Sulle emergenze che attanagliano una terra messa in ginocchio dal tragico terremoto del 6 aprile 2009, il prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, in una lunga intervista ai microfoni di AbruzzoWeb, dà la sua raccomandazione ai protagonisti istituzionali aquilani.

Il rappresentante del governo in provincia dell’Aquila, nel tracciare il bilancio a un anno dal suo approdo nel capoluogo, traccia la via per una efficace ricostruzione e per il rilancio sociale delle zone martoriate. E lo fa senza peli sulla lingua.

“Bisogna evitare le distonie – spiega ancora Alecci – difficilmente i risultati importanti si ottengono con l’azione di un singolo e sono più facilmente raggiungibili con la collaborazione e la sinergia operativa”.





Sulla ultima emergenza, quella dei furti, per la quale è stato richiesto anche il suo intervento, il prefetto specifica peraltro di avere “non soltanto rapporti costanti, forti, con gli organi magistratuali, ma soprattutto un rapporto di collaborazione totale con i responsabili delle forze dell’ordine”.

Quanto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, altro tema caldo in quello che viene definito il cantiere più grande d’Europa, per Alecci, che rappresenta un’istituzione che ha competenze sulla prevenzione, “non c’è preoccupazione di penetrazioni già avvenute, perché abbiamo applicato tutti quegli strumenti che le norme di legge consentono, e che l’intelligenza di chi investiga e quindi previene il verificarsi di ‘patologie’ deve porre in essere” anche se questo “è diverso dal dire che non ci dobbiamo preoccupare”.

Sul tema della sicurezza, per il prefetto “i furti ci sono, e non si possono eludere questi discorsi citando le statistiche, che pure sono fondamentali. Il dato statistico ‘fotografa’ i contenuti delle patologie, che però non sono solo quelli tipicizzati nelle tabelle – ricorda – esiste una sensazione, e su questo ormai la conoscenza e la consapevolezza da parte nostra c’è, e completamente”.

Parlando del funzionamento delle istituzioni, con grande schiettezza, il rappresentante del governo attacca la ‘casta’ spiegando che “oggi in Italia tante persone, sia fisiche che giuridiche, non fanno il proprio dovere. Se così non fosse – sottolinea – non avremmo quello stato di disaffezione, nel comune sentire della popolazione, nei confronti di chi amministra. Se il risultato delle elezioni in Basilicata è stato il frutto di una volontà espressa solo dal 47,7% degli aventi diritto al voto, questo non può semplicemente derivare dalla circostanza che la gente aveva altro fa fare, ma dipende da una disaffezione”, fa notare.

Nella lunga intervista a 360 gradi, il prefetto mostra già un buon legame con il territorio e un particolare interessamento sulla vicenda della ricostruzione aquilana anche per una particolare circostanza: per la seconda volta si trova a lavorare in una zona alle prese con un disastro naturale.





“Prima di venire qui sono stato a Messina per 5 anni e 3 mesi – racconta – una stranissima analogia, perché anche lì, il 28 dicembre 1908, la storia di quella realtà, di quella comunità cambiò completamente per un fatto naturale”.

Alla luce di questo affetto e coinvolgimento particolari, prosegue, “il mio rammarico è stato quello di non potermi inserire come istituzione prefettizia in un’attività di ricostruzione: nell’ambito delle competenze normative che sono state previste dopo il sisma – fa notare – oltre a un compito, certamente importante, di controllo, affinché la ricostruzione non diventi affare di criminali e non si consentano infiltrazioni, in effetti, sostanzialmente, l’istituzione prefettizia, null’altro ha avuto come esigenze”.

In una intervista così immediata e franca, il prefetto affronta tutti i temi: non si sottrae neppure su temi delicati, come quello legato al  rapporto con il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, con il quale Alecci ha condotto uno scontro istituzionale, minacciando di rimuoverlo quando il primo cittadino nei mesi scorsi nel denunciare la carenza di fondi per la ricostruzione ha rispedito la sua fascia tricolore al Quirinale facendo ammainare le bandiere dagli uffici pubblici.

A freddo, Alecci premette che “in tutte le occasioni della vita di questa comunità in cui c’incontriamo la mia stretta di mano è immediata e dall’altra parte riscontro altrettale chiarezza comportamentale”, ma conferma che “in quell’occasione ho visto che la soluzione che si era attuata da parte del sindaco non era la più efficace non solo dal punto di vista dell’obiettivo che si poneva, ma anche per dei riflessi negativi su quelli che diventavano di fatto i destinatari più diretti e più immediati della conoscenza di quell’iniziativa”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: