PRATA D’ANSIDONIA – Sorto dalle ceneri di Peltuinum, l’antica città di origine vestino-romana che fu abbandonata nel corso del V secolo d.C. a seguito di un sisma disastroso, Prata d’Ansidonia è un piccolo comune a una ventina di chilometri dall’Aquila che, rispetto ad altri centri, è stato relativamente 'graziato' dal terremoto.
Abitato da 525 anime, fortunatamente rimaste le stesse dopo la notte del 6 aprile 2009, e composto anche da altre due frazioni, Tussio e San Nicandro, il piccolo borgo dell’Aquilano si trova ora ad affrontare con ottimismo il corso della ricostruzione e tutto ciò che ne consegue.
L’operato del giovane sindaco Paolo Eusani, eletto dalla comunità alle amministrative di maggio 2012, è infatti caratterizzato da ottimismo e determinazione nel chiedere fondi certi e una rapida firma del piano di ricostruzione per provare a imprimere una svolta che, comunque, si concretizzerà “in almeno 10 anni di lavori”.
“Per fortuna non ci sono state vittime; ci si è mossi con tempestività anche per quanto riguarda l’allocazione e la gestione delle attività commerciali. Ora c’è, però, bisogno di chiarezza soprattutto per quanto riguarda il discorso dei finanziamenti riguardanti la ricostruzione, in modo tale che i tempi relativi non si dilatino ulteriormente”, spiega il primo cittadino ad AbruzzoWeb in quella che è la 50ª tappa, cifra tonda, del viaggio tra le fasce tricolori cominciato a luglio 2010 e che si avvia verso le fermate conclusive.
Quali danni ha fatto il terremoto?
Per quanto riguarda le lesioni agli immobili, la parte più colpità è rappresentata sicuramente dal centro storico di Prata, dove molte abitazioni sono state classificate “E”. Quanto invece ai danni relativi alle altre due contrade, questi sono stati di minore entità e destano meno preoccupazione.
Com’è stata risolta l’emergenza abitativa?
Sono stati assegnati 50 Map, a oggi tutti ancora abitati. La stessa sistemazione dei servizi è stata inoltre poco problematica, soprattutto se si tiene conto del fatto che il centro di Prata d’Ansidonia ospitava una sola attività commerciale che è tornata operativa da circa un anno e mezzo, mentre quella presente a Tussio è non è mai stata inagibile. Lo stesso ristorante Borgo dei Fumari si è inoltre ripreso a pieno nel giro di poco più di un anno.
Quali sono le condizioni della “zona rossa”?
Una parte è già stata riaperta e, dato che comunque il problema rimane circoscritto al centro storico di Prata e non tocca le due frazioni, speriamo che entro un anno si possa dire la stessa cosa della porzione restante.
A che punto è il piano di ricostruzione nel suo Comune?
Bisognerà adottarlo entro gennaio e approvarlo entro marzo affinchè i tempi non si dilatino ulteriormente. In questo senso la gestione dei fondi da parte delle istituzioni dovrà essere chiara sin da subito, altrimenti si rischia di incappare in problematiche che col tempo possano danneggiare o, in qualche modo, ritardare i progetti.
A oggi qual è il problema più urgente da affrontare?
Sicuramente l’approvazione definitiva di un piano di ricostruzione efficace da parte dell’Ufficio speciale.
Cosa vorrebbe dire al ministro Carlo Trigilia, inviato del governo per la ricostruzione?
Gli direi che è necessario approvare tutti i piani almeno entro l’anno prossimo e che, di conseguenza, c’è assoluto bisogno di tempestività, precisione e soprattutto chiarezza anche per quanto riguarda lo stanziamento dei fondi. Abbiamo cioè bisogno di sapere quanti soldi ci sono e, soprattutto, come saranno distribuiti nel corso degli anni affinchè i lavori possano essere gestiti e coordinati al meglio.
Quanto ci vorrà per ricostruire il suo paese?
Se i piani di ricostruzione partissero subito, minimo dieci anni di lavoro. Ho però già dichiarato che tutto dipende dalla gestione dei finanziamenti.
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