POVERTA’ E MIGRANTI: VESCOVI CONTESTANO LA REGIONE, ‘TUTTO APPALTATO A VOLONTARI’

17 Novembre 2017 18:49

Regione - Cronaca

L’AQUILA – I due importanti ambiti della lotta alla povertà e delle migrazioni sono “troppo appaltati al volontariato e al terzo settore”, con una “comoda delega nell’affrontare punti critici e complessità” mentre le istituzioni non operano attraverso leggi prive di finanziamenti o con pochi spicci.

Questa l’accusa della Conferenza episcopale di Abruzzo e Molise (Ceam) nel rapporto “Vivere la prossimità”, che gli arcivescovi e i vescovi abruzzesi e molisani hanno elaborato in occasione della prima Giornata mondiale dei poveri, indetta da Papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia.

Una nota critica verso le istituzioni e soprattutto le Regioni: nel caso dell’Abruzzo, vengono citate due leggi sul sostegno alla povertà con “poche decine di migliaia di euro” e all’immigrazione che per loro è “una scatola vuota quanto a programmi e sostegno finanziario”.

Bocciata anche la Regione Molise, additata “negli ultimi anni, di una generale impasse”.

IL DOCUMENTO

Come vescovi di Abruzzo e Molise sentiamo la necessità di riaffermare che le nostre undici Caritas diocesane (7 in Abruzzo e 4 in Molise) sono espressione della conferenza episcopale abruzzese e molisana.

Attraverso di esse promuoviamo la testimonianza della carità della comunità ecclesiale, come gruppo di persone o come singoli, perché ognuno si impegni nell’esercizio di essa, non derogabile, per i cristiani e non.

Quotidianamente cogliamo i bisogni vicini e lontani di fratelli e sorelle in difficoltà, testimoniamo la prossimità ai poveri, ai diseredati e a chi non ha la possibilità di farsi sentire.





Parimenti, sui territori, numerosi gruppi di volontariato ed enti e opere caritative e assistenziali di ispirazione cristiana sono impegnati per la solidarietà, per la formazione di operatori e volontari e lavorano per la sensibilizzazione delle comunità a conoscere e a dare attenzione alle varie forme di povertà.

L’impegno delle diocesi continua anche nel favorire processi di attivazione di percorsi di cooperazione e interazione nell’ambito di questa rete comunitaria per la carità.

LO SCENARIO LOCALE

In questo contesto la Regione Abruzzo dispone di uno strumento di sostegno annuale per il sostegno alimentare delle persone in stato di povertà e/o senza fissa dimora.

Si tratta della legge n° 6 del 2009 mediante la quale, annualmente, la Giunta regionale mette a disposizione le risorse; inizialmente lo stanziamento era di 200 mila euro, di fatto sono messe a disposizione poche decine di migliaia di euro.

Per l’integrazione dei migranti, inoltre, l’Abruzzo ha istituito la legge regionale n. 46/2004 “Interventi a sostegno degli stranieri immigrati”, che, ormai, è una scatola vuota quanto a programmi e sostegno finanziario ad associazioni ed enti che si occupano di migranti.

In coordinamento con le misure nazionali, la Regione ha anche proposto, grazie al finanziamento del Fondo sociale europeo, i bandi Abruzzo include e Abruzzo inclusivo, che sono andati a sostenere alcune centinaia di cittadini in stato di povertà assoluta con tirocini per l’inserimento socio-lavorativo (2015-2017).

Sempre in questo contesto la situazione nella Regione Molise, negli ultimi anni, è stata di una generale impasse sul tema del contrasto alla povertà, con difficoltà nell’attuazione del sostegno all’inclusione attiva dovuta anche al blocco, presso i Centri per l’impiego, dei sostegni (4,8 milioni) in favore di ben 1.800 soggetti svantaggiati; con ritardi nella pubblicazione dei bandi per la lotta alla povertà previsti dal Por-Fse 2014-2020; con la sostanziale inosservanza della legge regionale n.13/2014, del regolamento attuativo n.1/2015 e dal Piano sociale triennale 2016-2018, tutti provvedimenti per la razionalizzazione e la valorizzazione dei servizi socio-assistenziali.





Nell’attuale situazione, il presente documento vuole passare in rassegna lo status quo della coesione sociale in Abruzzo e Molise, constatando come i due ambiti, della lotta alla povertà e delle migrazioni, siano ancora “troppo appaltati” al volontariato e al terzo settore, non tanto nell’ottica di una co-progettazione col territorio, bensì come comoda delega nell’affrontare punti critici e complessità.

Eppure, tali realtà avrebbero oggi, più che mai, la necessità di essere fronteggiate dalle istituzioni, con strategie sostenibili e generative.

LE CONTESTAZIONI

Dobbiamo constatare una perdurante incapacità e sterilità di visione sulle aree interne e sui piccoli comuni, nonostante la presenza della Strategia nazionale per le aree interne.

L’attenzione, oggi assente, a questi luoghi dimenticati e il coordinamento delle risorse già presenti sarebbe al tempo stesso testimonianza di carità (per i tanti anziani, per le tradizioni, per i giovani che vanno via) e avrebbe un potenziale importante, a costo zero, per lo sviluppo e la coesione.

CONCLUSIONI

Il documento “vivere la prossimità” vuole essere soprattutto un nuovo impulso, un’esortazione e una proposta per riflettere e far riflettere le istituzioni pubbliche, affinché si facciano carico in maniera costruttiva, generativa e attiva della comunità e delle sue criticità principali.

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