PIATTAFORME PETROLIFERE: SPINOSA PINGUE, ”BASTA IPOCRISIE DEI NO”

21 Maggio 2015 10:35

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “Basta ipocrisie sulla realizzazione della piattaforma petrolifera”.

È la posizione di Fabio Spinosa Pingue, ex presidente di Confindustria L’Aquila e imprenditore agroalimentare, che in una nota, che di seguito pubblichiamo integralmente, spiega la sua contrarietà “alle ipocrisie dei no a tutti i costi” di chi si oppone al progetto.

LA NOTA INTEGRALE





Trovo sacrosanto il diritto di manifestare contro un progetto, un provvedimento o una legge per tentare di condizionare il potere politico o per creare un dibattito costruttivo per il nostro territorio. Peraltro lo faccio anch’io da sempre. Ma tutto questo non si può fare alimentando l’ipocrisia, regina del doppiogiochismo. La madre di tanti vizi di noi Italiani.

In materia ambientale viviamo nella regione dell'ipocrisia, dove si scatenano allarmi ingiustificati per un banale progetto di routine come quello che prevede la realizzazione di una piattaforma petrolifera che, a livello di emissioni – dicono molti esperti – sviluppa meno di una macchina che percorre 16 chilometri al giorno in autostrada; mentre si fa poco rumore per centinaia di depuratori non funzionanti che rendono i nostri fiumi tra i più sporchi d'Italia. Viviamo nella regione dei paradossi, laddove i comuni che hanno conservato le bandiere blu, convivono da oltre 50 anni con piattaforme in produzione al largo delle proprie coste, mentre i comuni che non hanno impianti, in alcuni casi perdono la medesima bandiera.

Viviamo nella regione delle smentite continue, laddove si grida allo spiaggiamento dei cetacei dovuto all'air-gun, salvo poi scoprire che nel mare Adriatico abruzzese questa pratica non si attua da anni e che lo spiaggiamento è dovuto ai calcoli renali di un capodoglio che guidava il branco.

Viviamo nella regione in cui le parole si usano in modo distorto, laddove un centro di separazione del greggio dalle sue componenti fondamentali (acqua, gas, olio e zolfo) viene volutamente confuso con una raffineria. Viviamo nella regione delle barricate forzate, laddove si combattono anche le proposte che portano nuove opportunità come quella avanzata da Confindustria Abruzzo molti mesi fa che prevedeva un piano di ridiscussione nazionale sulle royalties e sull'intera tassazione del settore idrocarburi, in modo da consentire una più vantaggiosa redistribuzione delle risorse economiche ai comuni investiti dalle produzioni offshore, per dare un contributo serio ai territori e  anche al nuovo e benvenuto Parco della Costa.





Potendo inaugurare una virtuosa stagione dove nuovi insediamenti produttivi in materia di idrocarburi possono nascere anche abbattendo desueti e tecnologicamente vecchi e superati impianti di energia verso i quali, paradossalmente, anche i fautori dei Comitati del No  sono di un silenzio assordante. Quando cominceremo a bandire definitivamente questi controsensi? Quando torneremo a ragionare prima di dire i nostri no (o i nostri sì) a prescindere? Possibile che non ci si rende conto che questo è il clima  ideale per far proliferare i pseudo amministratori e politici che fanno come i ladri di Pisa?

Politici che sul territorio continuano a fare convegni e a votare all'unanimità contro l'industria degl'idrocarburi e dei metanodotti salvo poi a Roma perderà la memoria come lo Smemorato di Collegno.

Nel 1700 il filosofo inglese Berkeley affermava: “prima solleviamo la polvere e poi ci lamentiamo del fatto che non riusciamo a vedere”. Non mi resta che aggiungere: “siamo ancora nel Settecento, mentre altre regioni, in Italia e nel mondo, sono già nel futuro e basano il loro sviluppo sulla coesistenza tra più forme di energia”.

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