GLI ESPERTI: ''GRANDE CHANCE PER L'AQUILA MA CI VUOLE UN PROGETTO SERIO'' LA BASILICA DISTRUTTA: IL RETTORE, ''CHIUSA E ABBANDONATA SENZA LAVORI''

PERDONANZA E GIUBILEO, QUALE LEGAME? ”TURISMO TOP MA ALLARME COLLEMAGGIO”

di Alberto Orsini

16 Marzo 2015 08:33

Regione -

L’AQUILA – L’Aquila deve “giocare un ruolo” nel giubileo straordinario della cristianità indetto per dicembre da Papa Francesco.

Il primo ad accorgersene e a esplicitarlo, in un pigro sabato sera di marzo, è stato il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, mentre l’aquilano medio, ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi, non ha realizzato quale legame ci fosse tra la notizia in prima pagina su tutti i media e quel “mistero buffo” che per 11 mesi l’anno diventa la Perdonanza celestiniana aquilana.

Che rapporto c’è, tra l’indulgenza plenaria ideata da Pietro dal Morrone ed ereditata nei secoli, e quella che Papa Bergoglio? Che chance possono sorgere per L’Aquila, culturali ma anche imprenditoriali, visto che, dopotutto, proprio Celestino voleva la sua Perdonanza fosse una grande festa laica?

AbruzzoWeb lo ha chiesto a quattro esperti di Perdonanza, turismo e cultura in vari campi. Il direttore regionale di Confcommercio, Celso Cioni, il sacerdote rettore della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, quella che custodisce la Porta Santa, don Nunzio Spinelli, l’imprenditore  e manager culturale Daniele Kihlgren, ideatore del progetto di albergo diffuso Sextantio che ha ridato vita al borgo di Santo Stefano di Sessanio, e Angelo De Nicola, giornalista autore di libri e studi sulla Perdonanza moderna.

Ne emerge un quadro sicuramente più interessante rispetto all’annunciata partecipazione della Bolla del perdono all’altro grande evento del 2015, l’Expo di Milano. Un quadro in cui sono praticamente tutti concordi nel definire questo giubileo di Francesco una grande chance da cogliere collegando in nome delle similitudini e del turismo religioso i due giubilei, facendo sistema e vendendo un prodotto che interessi a un turismo culturale di alto livello.

Emerge, anche, tuttavia, lo scetticismo per la capacità del capoluogo di fare sistema, visto che ha già eluso eventi simili a questo, a partire in fondo dall’ultimo giubileo regolare, nel 2000, ma anche le visite abruzzesi del papa ora emerito Benedetto XVI, che preconizzò in qualche modo le sue dimissioni nella storica visita alla basilica di Collemaggio distrutta dal sisma.

E proprio su Collemaggio spicca la voce fortemente polemica e dissonante del religioso don Nunzio, che fa notare come i lavori di ricostruzione, finanziati dall’Eni per 12 milioni di euro, ancora non siano partiti perché “la stanno prendendo larga”, e che “non cambierà nulla neanche dopo l’annuncio del giubileo”. Una voce preoccupante di un esperto, non resta che augurare che sia troppo pessimistica.





Che possibilità può costituire per L’Aquila il giubileo straordinario indetto da Papa Francesco?

Cioni: Auguriamoci che sia una buona chance, se la città e il nostro sistema si collegano con i centri nei quali si sviluppano questi processi, come finora mai accaduto in altre occasioni. Penso al Giubileo del 2000 e, più recentemente, ad altre iniziative come le beatificazioni dei due papi. Finora non abbiamo brillato, auguriamoci che non sia un’altra occasione persa. Può essere un’occasione di turismo, sviluppo e conoscenza.

Spinelli: Non ci sarà nessuna possibilità perché è tutto chiuso. La Basilica di Collemaggio è serrata e in abbandono, quindi L’Aquila non può avere nessun richiamo nel giubileo straordinario. Se invece la chiesa fosse stata aperta, si sarebbe potuta mettere in risalto la Perdonanza e il messaggio che trasmette al mondo. La Basilica sta come stava prima, sbarrata, forse solo il sindaco potrebbe fare qualcosa.

Kihlgren: La possibilità di portare un turismo religioso molto sofisticato e complesso per un pubblico estremamente articolato. Abbiamo un elemento storico importante come gli eremi del Morrone e della Maiella, realtà di attrattive unica, identitaria e molto forte, che potrebbe essere vissuta, in quest’epoca di mancanza di valori fondanti, come una riscoperta, anche non per forza di devoti ma per laici e addirittura atei.

De Nicola: È un’occasione unica, forse l’ultima, che capita nel momento in cui sta per arrivare la risposta dell’Unesco sul riconoscimento della Perdonanza come patrimonio immateriale dell’umanità, prevista per novembre. È una straordinaria chance di agganciarci alla sorpresa di Papa Francesco sul piano del brand, della comunicazione. Si sta finalmente riconoscendo che il giubileo lo abbia inventato Celestino, anche nei suoi meccanismi di marketing e business, tra virgolette visto che si era nel Duecento. È stato il primo papa-manager e la sua ricetta è valida anche alla luce del sisma che ci ha piegato le gambe.

Che cosa deve fare la città con il suo hinterland da qui a dicembre e che cosa deve cambiare per sfruttare la chance?

Cioni: Bisogna che le istituzioni e il sistema associativo e delle rappresentanze abbiano i sensori accesi. Da una parte, va migliorata la nostra comunicazione: interna, nel nostro ambito, tra gli enti locali, gli imprenditori e gli operatori, ed esterna, con quello che è il centro che gestirà questo evento, ovvero Roma. E poi ci vorrebbe la capacità, la cui assenza rappresenta un nostro deficit strutturale, di fare sistema: non ci riusciamo mai.

Spinelli: Non cambierà nulla, stiamo a zero e così resteremo. Ma con questa situazione non c’è alcuna prospettiva, la Basilica è chiusa e finisce tutto così. Non credo che la notizia del giubileo velocizzerà i lavori, perché li hanno presi alla larga. Prima di maggio-giugno non cominceranno, e quindi sarà un’occasione persa, veramente anche in relazione all’adunata degli alpini di maggio. Tutte le occasioni si perdono all’Aquila.





Kihlgren: È necessario cercare di puntare su progetti forti, veri, che l’Abruzzo può offrire a un pubblico complesso. L’Abruzzo è una terra con una sua articolazione e così si deve vendere. Bisogna cogliere la complessità del prodotto e, come tale, offrirlo al turista, essere audaci in certe situazioni come fu nel mio caso. Le opportunità sono difficili da cogliere, ma poi alla fine il turismo arriva, per me ha pagato e siamo passati da 1 a 22 strutture. Il territorio è pronto? Sì e no, ma bisogna avere la forza di fare scelte coraggiose.

De Nicola: Ci vuole un progetto complessivo, che già manca per la sola Perdonanza, quindi figuriamoci per poter agganciarci a un discorso così ampio e mondiale come il “giubileo flash” di Papa Francesco. Manca, poi, la location. Dove lo facciamo se non abbiamo Collemaggio? È l’assoluta e totale imprescindibile necessità. Servono le case, ma la ricostruzione è anche economica e va messa fretta a chi deve fare questi lavori per anticipare i tempi. Lo slogan della Porta Santa che si apre al mondo era indovinato, ma è chiusa la basilica! “Bisogna riparare le chiese”, in testa Collemaggio, per significati religiosi e civici: lo ha detto lo stesso Francesco nella celebre udienza del “jemo ‘nnanzi”, ma il discorso è scivolato come acqua sul vetro sia in Comune, sia al Comitato organizzatore, sia nella Curia, come se non fosse affar loro.

Anche tra i due pontefici ci sono similitudini, il che potrebbe essere un vantaggio. In che cosa si può accomunare il messaggio di Celestino V a quello di Francesco?

Cioni: Per il messaggio universale di pace di cui entrambi sono portatori. E in più, da quello che abbiamo sempre letto, per la vicinanza tra il popolo e Celestino che, mi pare, sia davvero molto simile a quella che ha oggi il nostro papa attuale. Abbiamo argomenti molto solidi da sfruttare perciò dico che questa chance non va persa.

Spinelli: La Perdonanza è il giubileo del perdono, la misericordia citata da Francesco è più o meno uguale solo che Celestino la chiama in un altro modo. Quanto alle somiglianze, sono due tipi differenti che vivono in due mondi differenti. Eppure Papa Francesco vuole imitare la povertà di Papa Celestino, c’è un richiamo anche in questo. E vengono ancora più rimpianti, vista la somiglianza.

Kihlgren: Sicuramente c’è un richiamo di entrambi a un cristianesimo delle origini e a valori forti, quelli con i quali è nata questa religione. Non sono molto religioso, ma sono affascinato da scelte come quelle di Celestino o di San Francesco per arrivare a Papa Francesco. Dalle fonti che abbiamo, Celestino V è stato incriminato per mancanza di passione politica, Francesco sembra muoversi meglio, ma oggi fare il papa è un discorso molto complesso. Tutte queste figure, comunque, possono insegnarci a intraprendere una via che sia più difficile di quella dei compromessi.

De Nicola: Alla luce le situazione mondiale e fatte le debite proporzioni tra il Duecento e oggi, visto che non c’era l’America, vedo grandissime somiglianze nella crisi che devono fronteggiare i due pontefici. Celestino dopo le dimissioni fu catturato e tenuto prigioniero, oggi l’emerito c’è e si chiama Joseph Ratzinger. Anche questo ha riabilitato la figura di Celestino, se quello di Ratzinger è un gesto di coraggio lo fu anche il suo. Ma anche in questo caso, la visita del papa tedesco a Sulmona, la stola poggiata sul feretro di Celestino nella visita all’Aquila dopo il terremoto e la similitudine delle dimissioni sono passate del tutto inosservate. Le questioni che interessano a chi oggi organizza la Perdonanza sono se la Bolla venga portata dalla Dama, dal sindaco o dal comandante dei Vigili. E intanto le occasioni si perdono.

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