PER DOCENZE NON VALE DIPLOMA MAGISTRALE, MILLE INSEGNANTI ABRUZZESI A RISCHIO

di Filippo Tronca

6 Gennaio 2018 07:49

Regione - Politica

PESCARA – Una nuova, drammatica vertenza lavorativa rischia di aprirsi in Abruzzo. A provocarla, una sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce che il diploma magistrale non ha valore abilitante per l’insegnamento.

Ne consegue che oltre mille insegnanti abruzzesi con diploma magistrale, su circa 50 mila maestri e maestre che insegnano nella scuola italiana, non potranno essere assunti; e chi è stato assunto potrebbe rischiare di perdere il posto.

Per questa categoria di insegnanti, dunque, non resterà altro che continuare a fare le supplenze, o tentare di vincere un concorso.

Sul tema si sono mobilitati anche i sindacati abruzzesi, incontrando a Roma Vito De Filippo, sottosegretario all'Istruzione.

Ad AbruzzoWeb Enio Taglieri della Uil scuola conferma che “la situazione non è affatto facile, anche nella nostra regione. Questo epilogo era nell’aria, anche i nostri circa mille precari con diploma magistrale e i circa 80 assunti erano per così dire sub iudice, in attesa della sentenza – ricorda – Ora, però, non possono essere rimandati a casa: l’obiettivo minimo è quello di lasciare le cose come stanno almeno fino al termine dell’anno scolastico, anche perché c’è la continuità didattica di cui tener conto”.





L’Anief nazionale, il sindacato di categoria di docenti e ricercatori, ha  poi convocato uno sciopero per il prossimo 8 gennaio, alla riapertura delle scuole.

Questa in sintesi la vicenda giudiziaria che ha postato all’attuale situazione: la legge 296 del 2006 aveva di fatto escluso dalle graduatorie i diplomati delle scuole magistrali. I diretti interessati si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha sospeso gli effetti della legge e ciò ha consentito l’iscrizione alle graduatorie seppure con “riserva”, in attesa cioè del pronunciamento del merito.

E la sentenza del Tar, arrivata nel 2007, ha dato torto ai ricorrenti, i quali si sono appellati al Consiglio di Stato, organo di secondo grado della giustizia amministrativa, mantenendo intanto le loro prerogative.

L'adunanza plenaria del Consiglio di Stato del 15 novembre scorso ha definitivamente respinto le motivazioni di ricorrenti. Già è stato annunciato un ricorso alla Corte europea di giustizia di europea, ma a questo punto i margini dal punto di vista legale sono molto stretti.

“Di fatto da parte del Consiglio di Stato c’è stato un dietrofront rispetto ad altre cinque sentenze – ricorda Taglieri – che avevano invece inserito nelle graduatorie a esaurimento, condizione necessaria per l’assunzione a tempo indeterminato, circa 2 mila diplomati”.

Per questi ultimi, avendo sentenze favorevoli passate in giudicato, il diritto è consolidato e non potranno essere cancellati dalle graduatorie.





Per tutti gli altri si attende un 2018 molto triste: nell’immediato, vista la sentenza sfavorevole, ci sarà il depennamento di tutti gli iscritti “con riserva” dalle graduatorie a esaurimento provinciali per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria.

Per coloro che, grazie all’iscrizione in graduatoria, se pur con riserva, sono entrati in ruolo, dovrebbe esserci l’annullamento del contratto a tempo indeterminato con perdita immediata del posto, in quanto proprio il requisito di iscritto in graduatoria ad esaurimento è condizione sine qua non per l’assunzione. In Abruzzo ci sarebbe un'ottantina di casi.

Gli iscritti in prima fascia per la graduatoria di supplenze, se assunti con contratto a tempo determinato per un anno o per brevi periodi, rischiano concretamente di perdere la supplenza se in seconda fascia vi sono iscritti con maggior punteggio.

L’Anief contesta la disparità di trattamento degli attuali diplomati magistrali a cui è stato dato il benservito e fa notare che il ministero “dovrà rispondere anche presso i tribunali del lavoro per illegittima reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi di servizio stipulati su posti vacanti con docenti cui è stato precluso l’accesso alle immissioni in ruolo tramite graduatorie e dovrà risarcirli del grave danno che stanno subendo da anni”.

Si registra, comunque, anche la posizione assunta dal Comitato tutela docenti Gae infanzia, che prende le difese innanzitutto di 26 mila precari storici della scuola italiana, che all’attivo hanno concorsi.

“Non ce l’abbiamo con chi ha il diploma magistrale – spiegano in una nota – non diciamo che non possano insegnare. Chiediamo solo e da sempre che vengano dopo chi, come noi, è nelle graduatorie per aver superato una o più prove concorsuali, o per aver seguito percorsi abilitanti specifici varati dallo Stato nel corso di diversi anni”.

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