PARTO INDOLORE? E’ ANCORA UN MIRAGGIO ”LA LEGGE ESISTE MA QUANTI OSTACOLI!”

di Giulia Di Cesare

10 Marzo 2014 08:08

Regione -

L’AQUILA –  Il parto indolore rimane un miraggio per le donne abruzzesi. Negli ospedali regionali la possibilità un parto in analgesia è ancora appannaggio di chi può permettersi di pagare somme che si aggirano intorno ai mille euro.

La legge regionale che riconosceva il diritto alle donne di scegliere un parto indolore, la numero 56, risale al lontano novembre 2012 ed era stata salutata dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, come un vero e proprio balzo in avanti per la sanità abruzzese, parlando di “avanguardia in campo nazionale”.

A circa un anno e mezzo dall’approvazione, però, quella norma non ha ancora portato ai risultati sperati. Eppure, la pratica dell’epidurale porterebbe grandi benefici alle future mamme.

In che cosa consista il parto indolore lo spiega ad AbruzzoWeb il professor Giulio Mascaretti, ginecologo dell’ospedale dell’Aquila: “Prevede un’iniezione di sostanza anestetizzanti nelle radici nervose del midollo spinale. In base alle zone e alla quantità di anestesia somministrata si può ridurre il dolore dovuto alle contrazioni uterine durante la fase del travaglio”.

“Ormai i rischi dell’epidurale sono pari a zero. Il rischio che c’era in passato era legato alla possibilità di infezioni, ma oggi è stato studiato un kit già predisposto per l’intervento, che avviene sempre in una sala sterilizzata – prosegue – È vero che si potrebbero creare complicanze dovute alla fuoriuscita di liquido cefalorachidiano, ma l’unico inconveniente potrebbero essere cefalee transitorie, facilmente curabili”.

Per Marinella Sclocco, consigliera regionale del Partito democratico, “dare alle donne la possibilità di scegliere qual è il parto migliore per loro è un passo in avanti necessario. Ogni fisico è diverso e ogni donna reagisce in maniera diversa ai dolori del parto – ricorda – Inoltre, c’è da sottolineare che in questi anni sono aumentate le donne che soffrono di tocofobia (paura del parto, ndr), proprio questa crescente fobia del parto ha fatto lievitare il numero delle future mamme che scelgono di partorire con il cesareo”.

“L’aumento dei parti cesarei porta a grandi problemi anche dal punto di vista dell’amministrazione ospedaliera – continua – C’è da ricordare, infatti, che i cesarei che possono essere praticati sono limitati e, trattandosi di un’operazione vera e propria, i costi per l’azienda ospedaliera lievitano, per non parlare del problema di sale operatorie sovraccariche di lavoro”.

Secondo la consigliera, “per ridurre il numero dei parti cesarei si dovrebbe prevedere un percorso di accompagnamento che supporti le donne durante tutto il ‘percorso nascita’, percorso che va dal momento in cui una donna decide di volere un figlio e finisce ben oltre il momento del parto. Dare la possibilità a una donna di scegliere, insieme al proprio ginecologo, il modo migliore per affrontare il parto sarebbe una novità di portata epocale”.

Oggi rendere la pratica del parto in analgesia accessibile a tutte migliorerebbe la situazione delle gestanti, oltre ad abbattere notevolmente i costi che le Asl devono sostenere per i parti.





“Nell’ospedale di Pescara sta diminuendo il numero di parti cesarei richiesti grazie al lavoro del nuovo primario di ginecologia, Maurizio Rosati – sottolinea la Sclocco – Il primario ha preso le redini delle scelte in tema di parto. Creando un supporto che accompagna la donna in tutto il suo percorso, si stanno riuscendo a ridurre le paure delle gestanti, preparandole al parto naturale”.

“A L’Aquila c’è un problema di reparto – ribatte Mascaretti – A oggi il reparto di ginecologia non ha una sala adeguata per il parto indolore, siamo in attesa del nuovo reparto che si troverà nel delta chirurgico”, da anni in attesa di essere ricostruito e che di recente ha ricevuto un ulteriore stop, con la revoca per ritardi dell'appalto da parte del manager, Giancarlo Silveri, e l'avvio della scelta di una nuova ditta.

La mancanza di fondi da destinare alla creazione di reparti specializzati sta bloccando l’attuazione della legge.

“Il personale professionale dell’Aquila è preparatissimo, saremmo in grado di confrontarci a livello internazionale – assicura il prof – Si deve ricordare che il reparto dell’Aquila è stato negli anni ’70, con i professori Giovanni Leonardis e Giorgio Splendiani, il primo a praticare le prime spinali epidurali. L’ospedale aquilano è sempre stato all’avanguardia grazie alle sue enormi risorse umane, ma purtroppo ci bloccano i problemi amministrativi”.

Oltre a una sala operatoria ad hoc, quindi, c’è necessità di disporre di un numero maggiore di professionisti per il parto indolore.

“Il costo di un’epidurale per una struttura ospedaliera è molto relativo. Il problema, a oggi, è la mancanza di fondi indispensabili per poter assicurare la formazione di nuovo personale assolutamente necessario”, ribadisce Mascaretti.

Chiodi, nei giorni successivi all’approvazione aveva dichiarato: “L'Abruzzo è stata tra le prime in Italia a dotarsi di questa norma che dà diritto alle donne di scegliere come partorire. Le partorienti potranno optare consentendo di ridurre o eliminare in via analgesica i dolori legati al travaglio e al parto. La legge approvata è tra le prime in Italia e pone l'Abruzzo all'avanguardia in questo contesto culturale e sociale nell'affermazione dei diritti delle donne. Scegliere come partorire è un diritto. Lavoreremo, quindi, per garantire questa opportunità, nel più breve tempo possibile, su tutto il territorio abruzzese”.

In questi anni, nella regione Abruzzo, il parto indolore è stato praticato solo negli ospedali di Sant’Omero (Teramo) e, per un periodo, nell’ospedale di Chieti. Nelle altre strutture sanitarie pubbliche si è potuto usufruire del servizio grazie alla volontà dei medici volontari, ma purtroppo, anche questa possibilità è durata poco.

“Nell’ospedale di Pescara – riprende la consigliera Sclocco – per un periodo è stato possibile ricorrere all’epidurale grazie a un volontario, ma purtroppo ha dovuto interrompere questa pratica per mancanza di anestesisti che potessero aiutarlo”.





Il parto indolore nell’ospedale di Sant’Omero è stato possibile grazie a un finanziamento della regione. Per questo motivo, la consigliera Sclocco ha presentato un’interrogazione regionale sulla materia.

“Da più di 2 anni lavoro al progetto del parto in analgesia alcuni mesi fa, ho inoltrato interrogazione al presidente Chiodi per capire le motivazioni dell’immobilismo in materia di parto in epidurale, soprattutto perché in Abruzzo, così come sancito dalla legge 56/2012 – spiega l'esponente democrat – si dovrebbe favorire tale pratica e promuoverla anche in virtù del risparmio economico ricavato visto che verrebbero ridotti considerevolmente i cesarei”.

“La legge stabilisce anche quali siano i requisititi che un ospedale dovrebbe avere per porre in essere tale pratica, e quello di Pescara li possiede quasi tutti, con un piccolo sforzo il parto in analgesia potrebbe divenire realtà”.

L’interrogazione in Consiglio regionale puntava a far chiarezza proprio sulla disponibilità di fondi regionali.

“Sapevo che la regione Abruzzo aveva 4 milioni di euro da mettere a disposizione per i reparti di ginecologia dei vari ospedali abruzzesi. Il presidente Chiodi – sostiene – ha risposto, però, che quei fondi erano risalenti al 1995 e che la parte di quei fondi destinati alla Asl di Pescara erano già stati usati per vari consultori, mentre l’ospedale di Sant’Omero non avendone ancora usufruito ha potuto usare quei fondi per la pratica del parto in analgesia”.

La situazione, quindi, è ancora bloccata. C’è da ricordare che la regione Abruzzo, per quanto riguarda la sanità è ancora commissariata. E questo rende la richiesta di fondi ancora più complicata.

La Sclocco spiega anche che “Chiodi ha dichiarato che, finalmente, la Regione è riuscita ad appianare il debito della sanità. E allora perché non elimina il commissariamento? Una regione sotto questo regime non può chiedere ulteriori soldi allo Stato. Fino a quando non usciremo da questa situazione la Regione non potrà fornire i fondi necessari per l’attuazione di questa legge fondamentale”.

“L’alternativa – conclude la consigliera – è nelle mani del governo. Se, infatti, con una legge nazionale l'esecutivo inserisse l’epidurale tra i livelli essenziali di assistenza, ne conseguirebbe un arrivo di fondi statali che permetterebbero alle Asl abruzzesi di programmare la formazione di nuovi ostetrici, ginecologi ed anestesisti e di creare sale operatorie apposite per rendere, finalmente, il parto indolore una realtà”.

A livello nazionale si sta lavorando in questo senso. C’è da dire, però, che il raggiungimento di questo importante risultato, a oggi, sembra ancora lontano.

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