ORDINANZA ANTI-CAFONI: SINDACATI A CIALENTE, ”COSI’ DIFFAMI DIPENDENTI”

24 Ottobre 2014 19:30

L'Aquila -

L’AQUILA – Si scatena la reazione dei sindacati dopo l’ordinanza anti-cafoni contro i dipendenti del Comune dell’Aquila emessa oggi dal sindaco, Massimo Cialente.

Due sigle sindacali, Uil e Cgil, hanno evidenziato lo spirito di sacrificio dei dipendenti pubblici anche dopo il sisma del 6 aprile 2009, ricordato le difficili condizioni di lavoro per turni e carenze e invitato il sindaco a denunciare episodi specifici sulla base delle leggi e non sparando nel mucchio.

“Se Cialente ha riscontrato comportamenti censurabili da parte di alcuni dipendenti deve segnalarli e sanzionarli come previsto dalle leggi e contratti di lavoro, ma non può in nessun caso additare tutti i dipendenti pubblici di maleducazione e “fannullismo”, no alla demagogia sulla pelle dei dipendenti”, sbotta Simone Tempesta della Uil-Fpl.

A rincarare la dose, Rita Innocenzi della Fp-Cgil: “A nessuno è consentito di formulare richiami collettivi che hanno, semplicemente, il sapore di una azione diffamatoria”.

UIL-FPL: “NO A DEMAGOGIA SULLA PELLE DEI DIPENDENTI”

Le vergognose affermazioni del sindaco Cialente non fanno altro che esasperare e inasprire il rapporto tra politica e dipendenti pubblici.

I dipendenti comunali sanno bene qual è il loro ruolo al servizio dei cittadini. In questi ultimi anni hanno dimostrato con consapevolezza, serietà e senso di abnegazione cosa vuol dire essere la struttura portante dello Stato.

È utile ricordare a Cialente che la mattina del 9 aprile 2009 i dipendenti comunali erano a disposizione dell’intera cittadinanza, abbandonando le loro famiglie, anch’esse terremotate e allo sbando come l’intera popolazione.

Nei mesi successivi hanno continuato a lavorare vivendo nelle tendopoli, per essere sempre disponibili e prontamente reperibili senza recarsi in alberghi con piscina sulla costa come hanno fatto alcuni politici.





Ancora successivamente hanno lavorato in container prefabbricati e alcuni di loro vi continuano a lavorare.

Il sindaco è bene che sappia che i dipendenti pubblici non sono più disponibili a sobbarcarsi le colpe di carenze generate da esponenti politici che continuano ad attuare una insufficiente programmazione amministrativa.

Il sindaco dovrebbe domandarsi perché i cittadini sono “a volte esasperati spesso a ragione anche un po’… aggressivi”.

Cosa porta i cittadini all’esasperazione? Specialmente nel nostro territorio? Il sindaco farebbe bene a spiegare alla cittadinanza perché gli organici comunali sono carenti nel settore della vigilanza, nell’ufficio tecnico dove mancano gli operai per sistemare le strade e rimuovere la neve, nel sociale dove mancano gli operatori per poter continuare a fornire il servizio degli asili nido.

I dipendenti pubblici dicono basta ai continui attacchi da parte dei politici. Il sindaco se ha riscontrato dei comportamenti censurabili da parte di alcuni dipendenti deve segnalarli e sanzionarli come previsto dalle leggi e contratti di lavoro, può e deve mettere in atto tutte quelle misure previste per punire chi non fa il suo dovere, ma non può in nessun caso additare tutti i dipendenti pubblici di maleducazione e “fannullismo” umiliandoli e facendoli sentire dei servi e non dei servitori dello Stato.

Non possiamo assolutamente permettere che il sindaco possa fare della demagogia sulla pelle dei dipendenti.

Non si offenda, sindaco, ma sarebbe opportuno che lei chiedesse scusa a tutti i dipendenti adoperandosi a ricreare un clima sereno e costruttivo e collaborativo altrimenti gli stessi non potrebbero che auspicarsi di avere un primo cittadino migliore.

Ci piacerebbe conoscere le motivazioni per le quali il sindaco ha diffuso a mezzo stampa tale lettera e qual è l’opinione dell’assessore al Personale in merito a quanto esposto da Cialente.

FP-CGIL: “NON SONO RICHIAMI MA DIFFAMAZIONI”

È ora di smetterla con gli attacchi generalizzati ai dipendenti del Comune dell’Aquila!





Se un dipendente commette un’infrazione il dirigente proceda pure con la contestazione e si assuma le sue responsabilità come, del resto, avviene in tutti i luoghi di lavoro normali, ma a nessuno è consentito di formulare richiami collettivi che hanno, semplicemente, il sapore di una azione diffamatoria.

Già all’interno di una delibera di gennaio 2014 inerente il Piano anticorruzione, la Giunta comunale si era spinta sino a scrivere che i fatti che avevano interessato la Città dell’Aquila (inchiesta “do ut des”) imponevano di dare accelerazione alla rotazione del personale, una tesi che aveva offeso tutti considerato che la rotazione è, invece, una misura in atto in tutte le amministrazioni secondo quanto previsto dalla legge 190/2012.

In questo Paese, purtroppo, si tende a mistificare la realtà e da tempo si procede secondo il motto “divide et impera” fomentando pensionati al minimo, cassaintegrati, disoccupati, lavoratori delle aziende private che non riescono ad arrivare a fine mese ossia cittadini colpiti dai morsi della crisi esasperati dalle difficoltà quotidiane, ebbene si agisce spingendo costoro contro altri cittadini, altri deboli che sono quelli che si trovano dietro agli sportelli degli uffici pubblici.

In tal modo le ire si rivolgono ai propri simili e nessuno chiede riscontro a chi ha la responsabilità politica di far funzionare l’intera macchina amministrativa che è fatta di sedi, mezzi, strumenti, persone.

Che cosa accadrà quando, dinanzi a centinaia di persone in fila stipate nei corridoi del Comune, il precario dovrà lasciare l’ufficio finite le sue 3,33 ore al giorno che l’ente gli ha appena imposto come orario ridotto?

…dovrà abbassare la tendina o lasciare la scrivania e andare via? …con chi se la prenderanno gli utenti? Si ritiene che una simile modalità di distribuzione dell’orario sia funzionale?

Il dramma di questa città è che manca il necessario livello di coesione che, invece, rappresenta uno dei principali ingredienti per ricostruirla.

Quando si interviene pubblicamente nei convegni e in altre iniziative e si parla di ricostruzione fisica sociale ed economica ci si dimentica sempre di quella filiera che è fatta di persone che lavorano, quotidianamente, nella complessa realizzazione di queste azioni.

Avere rispetto da parte dell’amministrazione e rammentare il lavoro svolto all’indomani di quel 6 aprile 2009 in condizioni drammatiche sarebbe dovuto e, questo sì, un segnale di buona educazione.

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