SILVI – Resta in carcere Giuseppe Di Martino, architetto di 46 anni, accusato di omicidio volontario per la morte del padre Giovanni, meccanico in pensione di 75 anni – secondo una prima ipotesi da verificare – per difendere la madre Anna Ramogida, 77 anni, dall'ennesima aggressione dell'uomo.
Omicidio avvenuto nella casa di famiglia il 14 giugno a Silvi, in provincia di Teramo.
Il gip Domenico Canosa, riferisce il quotidiano Il Centro, ha escluso la sussistenza del pericolo di inquinamento probatorio, ma ha ritenuto sussistenti quelle di reiterazione del reato e sopratutto di pericolo di fuga, visto che Giuseppe Di Martino era da poco tornato dal Brasile, dove aveva trascorso molti anni, e dove ha ancora molti contatti. Al di là dei motivi del gesto, il gip parla di “spiccata pericolosità dell'indagato”, che sarebbe evidenziata da quella che per l'accusa è stata a tutti gli effetti un'aggressione ai danni del padre, farebbero ritenere concreto il pericolo di reiterazione del reato.
“Giuseppe non ha fatto niente, mi ha difeso dalle violenze di mio marito”.
Questo aveva dichiarato in lacrime agli inquirenti Anna Ramogida. Giuseppe Di Martino avrebbe afferrato il padre al collo e gli ha sbattuto più volte la testa contro il tavolino, dopo una discussione che stava degenerando. Dopo una notte di agonia l'uomo è deceduto in ospedale. Giuseppe Di Martino è stato arrestato poche ore dopo, con l'accusa di omicidio volontario.
Fattore scatenante della lite, sarebbe stata la decisione della donna di lasciare la casa coniugale. Così ha caricato le sue cose in macchina ma il consorte l'ha raggiunta e avrebbe iniziato a maltrattarla colpendola più volte al viso. Le sue urla hanno richiamato l'attenzione del figlio che in quel momento stava facendo la doccia. A seguire un furibondo litigio e l'omicidio.
La donna ha raccontato di subire maltrattamenti da più di trent'anni dal marito che “per quiete familiare” non aveva mai denunciato. “Ma ormai ero veramente stanca, non ne potevo più di subire da più di trent'anni”.
Secondo gli inquirenti, sarebbe molto più probabile che la lite ci sia stata solo tra padre e figlio, inoltre, Giovanni sarebbe rimasto esanime a terra per almeno 45 minuti prima di essere portato in ospedale. Aspetti che per il gip farebbero ritenere che di fronte alla morte dell'uomo, avvenuta nell'abitazione, madre e figlio presi dalla paura avrebbero concordato la tesi della caduta accidentale e messo in ordine la stanza.
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