NUOVO OSPEDALE SULMONA IN LEASING, PRIMO LOTTO ANTISISMICO A INIZIO 2017

di Filippo Tronca

8 Novembre 2016 07:25

Regione -

SULMONA – Con un anno di ritardo, ma con tempistiche nella media italiana ragionevoli, sarà terminato entro i primi mesi del 2017 il primo lotto del nuovo ospedale di Sulmona (L’Aquila), a prova di terremoto, grazie all’utilizzo delle strutture portanti in acciaio.

La cui peculiarità è anche l’utilizzo del “leasing in costruendo”, formula di partenariato pubblico-privato originale rispetto a quella ora sempre più di moda in Abruzzo del project financing, adottato ad esempio per il nuovo ospedale di Chieti, dal costo di 251 milioni, e si prevede, come confermato in una recente riunione a Pescara dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, anche per la costruzione di altri nuovi ospedali.

La posa della prima pietra del primo lotto è stata messa a dimora nel dicembre 2014, dal presidente D'Alfonso, dall'assessore alla Sanità, Silvio Paolucci, dell’ex sindaco di Sulmona Peppino Ranalli, dell’ex manager della Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, Giancarlo Silveri.

Silveri esprime soddisfazione per i lavori in dirittura d’arrivo. “Con questo e altri interventi, dopo anni di grande impegno progettuale e programmatorio stiamo dotando Sulmona di un nosocomio all’avanguardia, e che avrà costi di gestione e grado di funzionalità nemmeno paragonabili al vecchio e irrecuperabile edificio”, commenta ad Abruzzoweb

Certo, bisognerà poi vedere quali saranno i reparti e le specialità che saranno mantenuti a Sulmona, a seguito dell'attivazione del Piano di riorganzazione del sistema sanitario, che prevede accorpamenti e ridimensionamenti degli ospedali minori, imposti dal governo come condizione dell’Abruzzo per l'uscita dal regime commissariale della sanità, prima regione in Italia ad esserci riuscita. Sulmona va ricordato sta per perdere anche il punto nascite.

Il Piano declassa l’ospedale da Primo livello a Presidio ospedaliero di base, che manterrà Pronto soccorso, Anestesia, Medicina, Chirurgia e Ortopedia. Perderà però reparti come Ematologia, Malattie endocrine, Nefrologia, Allergologia, Diagnostica vascolare e Angiologia, Laparoscopia chirurgica e Terapia fisica.





La nuova struttura sanitaria sarà organizzata in due lotti funzionali collegati fra loro e all'ospedale esistente e ospiterà il nuovo Pronto Soccorso, la Cardiologia, l'Utic, alcuni reparti di degenza medica e chirurgica (Ortopedia, Chirurgia Generale, Urologia, Oculistica, Medicina Generale, Neurologia, Lungodegenza), oltre alla Radiologia, alla Farmacia e ad alcuni servizi di supporto logistico, per un totale di circa 130 posti letto.

“Un conto è il contenitore – spiega a tal proposito Silveri – altra cosa il contenuto, ma diciamo che la qualità del primo aspetto depone a favore del secondo: un ospedale all’avanguardia si candida naturalmente ad avere un ruolo centrale nella nuova geografia della rete ospedaliera”.

A realizzare l’intervento la Inso di Firenze, in associazione temporanea di imprese con l'aquilana Edilfrair, dell’ex presidente dell’Ance provinciale Gianni Frattale, la Sardaleasing e Iccrea BancaImpresa. Altre due imprese, Sof e G.e.te., gestiranno la manutenzione edile e cureranno l'impiantistica della struttura per un periodo di 20 anni.

La consegna dei lavori era prevista per l’inizio del 2016, ma a  causuare ritardi i soliti problemi di natura burocratica e amministrativa.

A breve la città peligna, a forte rischio sismico, avrà comunque a disposizione spazi ospedalieri sicuri: e precisamente quattro piani per una superficie di circa 5 mila metri quadrati costruiti con moduli prefabbricati, un moderno criterio di edificazione che si basa su un equilibrio di acciaio e vetro. Questa prima tappa del progetto, avrà un costo di circa 10 milioni di euro.

Seguirà la seconda fase che prevede la realizzazione, sempre col sistema a moduli, di altri circa 5 mila metri quadrati, con un costo di poco meno di 9 milioni.





I nuovi spazi sostituiranno finalmente in toto il vecchio ospedale, costruito nel dopoguerra, pericoloso in caso di sisma, e dalla scarsissima efficienza energetica, che sarà in parte abbattuto, e comunque non più utilizzato. Le ali più recenti realizzate negli anni ’80 sono state invece già consolidate sismicamente, con una spesa di oltre con 4 milioni di euro. I lavori sono terminati a fine 2015.

Con la formula del “leasing in costruendo” a finanziare il progetto, redatto dall’ente pubblico, in questo caso la Asl, è il privato che ha vinto il bando. Il soggetto utilizzatore, ovvero la Asl, stipula un contratto di leasing con l’intermediario finanziario, la società di leasing, impegnandosi al pagamento di un canone periodico a fronte del godimento del bene del quale potrà acquisire la proprietà, tramite riscatto, al termine del periodo contrattuale, previo pagamento di un prezzo. Ovvero le rate di affitto, diventano rate di mutuo per l'acquisizione del bene, con la possibilità di pagare tutto e subito.

Quello che avrebbe intenzione di fare la Regione e la Asl, utilizzando parte dei 371 milioni di euro assegnati all’Abruzzo nel 2014, provenienti dal fondi per la nuova edilizia sanitaria, previsti nella dall’ex articolo 20 della legge 67 del 1988, con cui vanno realizzati anche nuovi nosocomi ad Avezzano (L’Aquila),  Lanciano e Vasto (Chieti), Giulianova (Teramo).

“Un  buon affare – spiega Silveri – perchè in questo caso la Asl si ritroverà un ospedale a costo zero, in quanto l'investimento lo ha fatto il privato, e l'acquisizione avverrà con fondi statali“.

Una formula diversa quella del leasing, rispetto al project financing, di cui caso eclatante e controverso è quello per la realizzazione del nuovo ospedale di Chieti. In esso il privato, in questo caso il colosso dell’edilizia Maltauro, ha proposto un suo progetto, e si impegna a realizzarlo a sue spese, in cambio della possibilità di gestire spazi per attività commerciali e fornire servizi di vario genere al nuovo nosocomio. Anche il project financing prevede un bando di evidenza pubblica, ma il privato proponente ha un diritto di prelazione: può cioè fare un proposta più vantaggiosa rispetto a quella del vincitore del bando, e aggiudicarsi così l'opera.

Il problema sorge però su quanto sia vantaggioso per la Regione impegnarsi per i prossimi trent'anni ad affidare importanti e onerosi servizi al privato, oltre che corrispondergli rate annuali per ripagarlo dell'investimento.

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