NUOVO CD PER MICHELE DI TORO, IL ”CREATORE DELLA MUSICA”

di Elisa Marulli

29 Febbraio 2012 08:02

Pescara -

PESCARA – Torna con un nuovo disco ricco di inediti il pianista “classico ma dal cuore jazz”, Michele Di Toro, uno dei più importanti musicisti della nostra regione, noto e apprezzato anche a livello internazionale.

Sono 13 le tracce che compongono Echolocation, questo il titolo del suo ultimo lavoro, un intreccio di suoni classici che si mescolano a i guizzi del jazz ma anche di sonorità popolari, il tutto fondato sull’improvvisazione, linfa vitale delle sue composizioni.

“Un creatore della musica” ama definirsi Di Toro, che proprio questa sera presenterà in anteprima l’ottavo disco della sua brillante carriera al teatro Massimo di Pescara, in attesa dell’altra data importantissima, l’11 marzo il concerto al Blue note di Milano.

Anche la produzione del disco è nostrana, Il lavoro è infatti prodotto e firmato dalla Protosound Polyproject e Volume! Records di Chieti.

In questa intervista, Di Toro parla del suo album, della suo amore mai tradito per la musica e anche dei “due grandi bluff della musica”, come Allevi e Bollani.

Come mai hai scelto questo titolo? Cosa significa?

Echolocation è un termine che ho elaborato proprio nel periodo della registrazione dell’album, che risale all’aprile dello scorso anno. Indica il punto dove si forma il suono. Ho scelto questo termine per suggerire l’impressione che il suono si formi in qualche modo e diventi musica, in un crescendo evocativo. Lo stesso nome l’ho dato alla quinta traccia del disco.

Da dove ti è venuta l’ispirazione per questo nuovo lavoro?





In realtà non c’è un momento preciso. L’ispirazione viene così, quando meno te l’aspetti, come tutte le cose belle della vita. L’uomo e l’artista non sono due entità separate, il cervello elabora sempre.

Questo disco è per me una nuova avventura, essendo un piano solo. Lo abbiamo registrato in sole tre ore e la particolarità è che la metà dei brani sono completamente improvvisati. Di 5-6 tracce avevo in mente  solo la melodia. Dei miei otto album, questo è l’unico che contiene esclusivamente brani di mia composizione.

Quali sono le tue influenze.

Diciamo che prendo spunto a 360 gradi. La mia formazione è classica, quindi attingo da lì, per poi spaziare al jazz, al pop, ma anche al folklore della nostra regione. Non faccio citazioni esplicite, prendo spunto e poi trasformo. Nelle miei composizioni ho citato Volare, ma anche il suono del flamenco.

Mi piace trasmettere il messaggio di ‘musica totale’.

Nel disco sono presenti omaggi ai grandi della musica?

Dalla metà dell’album in poi ho omaggiato, tra gli altri, Debussy e Stravinskij, improvvisando nel loro stile.

Quindi la composizione estemporanea è la tua linfa vitale…

Improvviso su tutto. Amo definirmi un creativo della musica, anche se poi rimangono fermi i due punti del jazz e della musica classica.





Quando è iniziata la passione per il pianoforte?

Posso dire di essere nato con il pianoforte perché lo avevamo in casa, già a quattro anni ricordo di averlo suonato. È stato un amore a prima vista e a quell’amore sono rimasto sempre fedele.

Alcuni riferiscono che di te si può dire che, in maniera interscambiabile, sei un pianista classico dal cuore jazz, o un pianista jazz dal cuore classico. Tu in quale delle due definizioni ti ritrovi di più?

Me lo hanno riferito più volte e devo dire che mi ritrovo in tutte e due le descrizioni. Nella mia musica si sentono entrambe le influenze forti. Anche in questo nuovo disco si percepisce che tutte e due queste culture vengono messe a confronto.
 
Numerose e in alcuni casi molto feroci sono state le critiche avanzate a un suo noto collega, Giovanni Allevi, accusato da molti  degli addetti ai lavori di aver costruito il suo successo grazie a un’abile operazione di marketing e non per una reale capacità di innovazione musicale. Lei cosa ne pensa?

Sono d’accordo con le critiche che gli vengono rivolte. Insieme a Ludovico Einaudi, credo si tratti di due grandi bluff della musica.

Sono stati fatti passare per geni musicali, soprattutto Allevi, quando in realtà non hanno nulla di speciale,  non sono diversi da tanti altri se non per il fatto di essere stati solo più fortunati. Stefano Bollani, per esempio, è già a un altro livello, nettamente superiore. Anche se poi non condivido l’approccio che ha con il pubblico. Io, per esempio, non amo presentare i brani quando sono sul palco, per non togliere la sorpresa. Ognuno, secondo me, deve farsi una propria idea.

Progetti per il futuro?

Ho in programma diverse date, tra le quali quella importantissima di stasera al teatro Massimo di Pescara e l’11 marzo al famosissimo Blue note di Milano, per presentare il disco. E poi sì, qualche concerto già è in programma. Spero ci portino tanta fortuna.

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