MUSICA: ‘CICLONE’ NOBRAINO, ”DA INDIPENDENTI ALLA MAJOR, SIAMO SEMPRE NOI”

di Elisa Marulli

19 Aprile 2014 08:16

Pescara -

PESCARA – Come cambiano le cose in un anno.

Ad aprile del 2013 avevamo lasciato i Nobraino portare in giro il loro disco 'indie’, con il nuovo lavoro ancora da registrare.

Oggi li ritroviamo con un album nuovo di zecca prodotto nientedimeno che dalla Warner, un passo che segna una svolta nella carriera della band emiliana che questa sera terrà un concerto al Club EmmE 20 di Collecorvino, a Pescara.

Ma non ci sono solo novità discografiche, visto che Lorenzo Kruger, l’affascinante voce del gruppo, è diventato nel frattempo papà e al telefono confessa ad AbruzzoWeb di attendere la fine dell’intervista per ‘sbaciucchiarsi’ un po’ la piccola di casa (“c’è qui la mamma che sta per ‘smollarmela’ per andare a lavoro”).

Strano immaginarselo calmo e premuroso, lui che è un vero, iperattivo, animale da palcoscenico, folle e istrionico, che rende i concerti veri e propri show, con tanto di ‘stage diving’ (tuffo dal palco) e arrampicate sui posti più impensabili: durante la data dello scorso anno all’Aquila è salito sul tetto di una casetta in legno a piazza d’Arti, continuando a cantare.

L’ultimo album si intitola L’ultimo dei Nobraino secondo un ironico gioco di parole che segue la linea dei dischi precedenti, che nell’ordine sono stati The best of, No USA! No UK!, Live al Vidia club, il Disco d'oro.

Un disco ambizioso, impegnato e leggero al tempo stesso, con atmosfere che, anche quando appaiono scanzonate, sono cariche di significato. Un lavoro che sembra aver passato alla grande il test dei live, dove la gente, come riferisce Kruger con un accento che racconta tutta la sua anima emiliana, è ‘presa bene’ dalle canzoni.

L’ultimo di Nobraino è uscito a febbraio di quest’anno. Com’è il riscontro da parte del pubblico che viene ai vostri concerti?

Mi sembra ottimo, stiamo facendo dei bei pieni ai live e le persone sono ‘prese bene’ dai testi, cantano già tutti i pezzi!

Il passaggio dall’essere indipendenti a una major discografica com’è stato? È cambiato qualcosa nel modo di lavorare?





È un qualcosa che si deve aggiustare, credo che alcuni aspetti emergeranno andando avanti, forse è più probabile che si veda qualcosa al prossimo disco: questo album lo hanno preso già in parte finito. Comunque ci stiamo prendendo le misure, stiamo calcolando anche come fare i prossimi passi, fino a questo momento posso dire che è tutto come prima.

Possiamo star tranquilli che non porranno limiti ai tuoi tuffi dal palco, sì?

Non interverranno mai sulla mia natura, forse potrebbero riuscirci solo se mi faranno l’elettroshock. Credo comunque che si limiteranno all’aspetto discografico.

In un futuro, quando il fisico non te lo permetterà più (all’incirca verso i 70 anni) come ti vedi sul palco?

Di quello che faccio ora, conto di sbarazzarmene in futuro: la mia vocazione è cantautorale, per cui si spera che Kruger, più in là, canterà per quel pubblico che vuole solo sentirlo cantare. Mi auguro di essere capito e seguito con spontaneità.

Parliamo del vostro album. C’è una canzone che mi ha colpito, Endorfine, in cui metti in evidenza come tutti in fondo ci droghiamo di qualcosa, annoverando tra le uniche droghe sane la musica e l’amore.

Che amore e musica siano sane più di tante altre droghe è corretto, ma non è molto originale come presa di posizione. Quello che la canzone vuole dire è che si sottovalutano le dipendenze quotidiane che abbiamo verso cose che spesso vengono ritenute sane rispetto, per esempio, alle droghe pesanti: si tende a creare un demonio e fuori dal quel demonio sembra che siamo tutti al riparo. Uno che non si fa di eroina non è al riparo, ma si trova dentro altrettante dipendenze. Si può dipendere anche dall’amore: l’abuso, in generale, è sempre negativo.

Un’altra ancora parla di un amore che quando acquista consapevolezza di esserlo, sceglie un’altra strada. È tua questa visione ‘al contrario’ dell’amore?

Questo è un pezzo che ho scritto almeno 5/6 volte, l’ho scritto in mille modi e un mese fa ne ho fatta un’ultima versione per una radio: di fatto il concetto che mi piace è detto in poche righe, basterebbero queste poche, invece sembra che una canzone debba necessariamente durare un tot di minuti. E il concetto è ‘ora che ho capito tutto voglio ricominciare questo gioco con un’altra’. In pratica è il sentimento del domatore, che quando ha domato una tigre e ne vuole un'altra da domare.

Voci di corridoio vi vorrebbero in tour in Spagna a novembre. Confermi?

Magari! Io non ne so nulla, ma ben vengano proposte fuori dall’Italia. L’Europa in quel senso chiama. Sarebbe sano che si prendesse l’abitudine a fare tournée europee, visto che le opportunità in Italia sono sempre meno.





Cantare in italiano, all’estero, paga?

Se vai sul pubblico italiano sì, con il pubblico straniero è ovviamente più difficile. Credo però che la natura dello spettacolo dei Nobraino, caratterizzato dalla mia risultanza mimica, ha il lato positivo di farsi capire anche dai non udenti, e non è quindi escluso che lo straniero possa apprezzare.  Ma deve essere una cosa ben strutturata.

Ora che siete entrati nel giro delle major, l’ipotesi Sanremo si fa più vicina?

Speriamo ,anche se quest’anno non è comunque andata: a quanto ne so io siamo stati presentati dal boss della Warner direttamente a Fabio Fazio, che pare abbia ascoltato qualche pezzo dicendo però che non ci conosce. Che dobbiamo fare?! Ci rimettiamo a questi meccanismi che non sono molto appaganti per il nostro narcisismo, visto che ormai siamo considerati degli eterni emergenti…

Progetti esterni oltre ai Nobraino? L’anno scorso ti sei impegnato nel tributo a Paolo Conte con Giacomo Toni…

Quello è un progetto in stand by, lo riporteremo in auge e devo dire che mi è rimasto nel cuore. In realtà non sto facendo altro. Scrivo cose che vorrei mettere in un disco diverso, mi sto appassionando di suoni più elettronici. Le priorità ora sono i Nobraino, quello della scrittura è come se fosse un hobby.

Domanda “intelligente” per finire l’intervista: perché hai tagliato la barba (che era lunghissima)?

Mi annoio molto, per cui dopo tanti anni che avevo la barba ho deciso di cambiare. Inoltre tendo ad anticipare le mode e non a seguirle, e quando ho visto che anche i manichini della Sisley avevano la barba, beh… era ora di tagliarla!

Com’è la vita del papà?

Splendida. Sono piacevolmente rincoglionito. La fortuna del nostro lavoro è che quando sei a casa puoi passare molto tempo con la famiglia. Sono innamorato della mia bimba. Poi sono molto fisico, in pratica sto sempre a sbaciucchiarla…

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