ABRUZZOWEB INTERVISTA IL CRONISTA DI MEDIASET REMO CROCI: ''PAROLISI? UN POLLICINO BUGIARDO''

MELANIA: I TANTI MISTERI DI UN GIALLO LUNGO UN ANNO

di Elisa Marulli

18 Aprile 2012 08:09

Teramo - Cronaca

TERAMO – Mora, occhi scuri. Bella, con quel fascino mediterraneo caratteristico delle donne partenopee.

Una mamma amorevole, una moglie tradita, ma che aveva deciso di lottare con tutta se stessa per difendere quel matrimonio e l’uomo che amava.

È un anno esatto da quando Carmela detta ‘Melania’ Rea è stata ritrovata alle Casermette di Ripe di Civitella (Teramo). Il suo corpo, seminudo e abbandonato nel bosco, era straziato da 35 coltellate, sferrate da una mano violenta, carica di odio.

Quel corpo curatissimo, sempre ben vestito, sfigurato dai fendenti e offeso dalle siringhe conficcate, forse, per tentare di depistare le indagini. Melania aveva solo 29 anni, tutta la vita davanti e una bellissima bambina da crescere. Mentre ora di quella bella famiglia non restano che i tanti interrogativi e le ombre su suo marito, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, unico indagato per questo omicidio e in carcere dal 19 luglio dello scorso anno.

Un “bugiardo” e un “personaggio maldestro” lo definisce Remo Croci, cronista di Mediaset originario di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) che si è occupato di quello che è uno casi di cronaca nera più seguiti dagli italiani.

AbruzzoWeb lo ha intervistato proprio per cercare di capire, a un anno di distanza e con un processo appena iniziato, a che punto è la soluzione di questo giallo.

Si è ancora lontani, secondo lei, dalla verità?

Questo è uno dei delitti che più affascina l’investigazione e si tratta di un processo indiziario, fatto questo su cui si gioca un po’, pensando che non si possa venire condannati senza la cosiddetta ‘pistola fumante’, la prova regina. Ma questo è un errore. Infatti in Italia il nostro ordinamento condanna anche quando ci sono gravi e precisi indizi che quando vengono valutati in modo unico possono costituire una prova. E di indizi a carico di Parolisi ce ne sono tanti.

Quali sono state le sue mosse false?

Sicuramente è un personaggio maldestro, che ha costellato tutta la vicenda di menzogne. In tutti i suoi racconti non c’è un solo estratto che risponde a verità. E nessun elemento a supporto della sua versione. Non c’è nessuno che vede la moglie e neanche lui sul pianoro di Colle San Marco.

L’unico che ricorda di lui è il titolare del chiosco, ma in un momento successivo alla scomparsa della moglie. I ragazzi che erano lì la mattina dicono di non averlo visto. Quindi già all’inizio il suo racconto fa acqua.

E poi ci sono i tanti tentativi di inquinamento delle prove. Quando va maldestramente a occultare il telefonino con il quale chiamava l’amante, la soldatessa Ludovica.

Un altro particolare: quando sua moglie è scomparsa da 40 minuti, lui appare già disperato. È come se avesse già la consapevolezza che la moglie non sarebbe più tornata. Quando il corpo è stato ritrovato, non è neanche andato a vederla.





Non ha neanche voluto fare un appello in tv per cercare la moglie. Lui ha trattato male i giornalisti in quelle due giornate. I genitori e il fratello di Melania hanno invece risposto agli inviti dei giornali per fare gli appelli.

Tutti indizi che fanno pensare che avesse qualcosa da nascondere…

Di fatto, se davvero fosse innocente, non si spiegherebbe perché dire agli investigatori tutte queste menzogne. Nascondere loro la storia con Ludovica per il timore che la moglie venisse a conoscenza dei suoi tradimenti è una cavolata, perché lei lo sapeva già.

Una persona innocente che vuole trovare l’assassino di sua moglie non ostacola il lavoro degli inquirenti mentendo sulla sua storia clandestina. Rivelerebbe invece tutto quello che può essere utile, anche sulla sua amante.

Seguendo molto approfonditamente il caso, che idea si è fatto di Salvatore Parolisi?

Definisco Parolisi un ‘pollicino bugiardo’. Ha seminato tante bugie raccogliendo però fatti vissuti veramente con la moglie, ricollocandoli il giorno della scomparsa della moglie. È un uomo che tradisce. Mente non solo alla moglie, ma alla stessa Ludovica.

Per esempio, ha detto di essere già stato in quei posti con la moglie per cercare un albero della cuccagna e poi di aver fatto l’amore lì insieme a lei. Racconta, inoltre, di avere notato una Fiat Panda gialla parcheggiata lungo la strada.

Un’annotazione che può sembrare insignificante, ma che cambia la sua dimensione quando i militari di Chieti che sono in servizio il 18 aprile raccontano che nel primo pomeriggio in quella zona notano una macchina parcheggiata lungo la strada: una Panda gialla.

Parolisi deve aver pensato: se la persona che era in quell’auto mi ha visto, quel giorno, posso sempre dire che ha fatto confusione e che, invece, mi ha visto nei giorni precedenti.

Sicuramente è stato baciato dalla fortuna. Nei giorni della scomparsa della moglie il ripetitore Tim era guasto da tempo, quindi non ha potuto intercettare il suo cellulare.

Inoltre, su di lui i sospetti non arrivano immediatamente perché c’è l’errore del medico legale che fa la prima ricognizione cadaverica, datando la morte 12 ore prima del ritrovamento del cadavere, il 20 aprile. E per quel momento Parolisi aveva l’alibi.

Secondo lei è quindi Parolisi il colpevole?

Non sono un giudice, però ho letto le carte. Nel momento in cui non ci sono piste alternative a lui, sì. Chi avrebbe potuto volere la morte di questa ragazza? E soprattutto, chi ha interesse a depistare un delitto?

Se fosse stato il balordo di turno a ucciderla, innanzitutto avrebbe tentato di violentarla. E poi, perché dovrei mettere in atto il depistaggio con le siringhe conficcate sul suo corpo? Il balordo di turno non ne ha bisogno perché non è riconducibile a nessuno. Chi invece cerca di sviare le indagini è chi pensa che su di lui si possano rivolgere i sospetti, quindi cerca di camuffare. Tra l’altro quel depistaggio è davvero elementare.





Il depistaggio presuppone una premeditazione?

No, il tentativo di depistaggio è successivo. Proprio perché non  è uno sciocco, non uccide la moglie in un luogo che può ricondurre a lui. Si tratta invece di un omicidio d’impeto. Magari è andato lì con la moglie per discutere, la situazione degenera, e quindi cerca di sviare i sospetti .

Come spiega tutta questa attenzione mediatica attorno a questo delitto?

Perché coinvolge la famiglia-tipo italiana. C’è il padre che lavora, la moglie casalinga e una bambina. È, per dirla con una frase abusata, la famiglia “della porta accanto”, che un momento prima vive una vita tranquilla e uno dopo si ritrova in copertina.

Si esagera quando la cronaca giudiziaria lascia troppo spazio al gossip. Però se da una parte questo tipo di giornalismo è messo sotto accusa, dall’altra parte per delitti come questo, che apparentemente non presentano un movente determinato e nel quale tante cose sono nascoste sotto le pieghe di una famiglia pseudo normale, è anche giusto che si vada a scavare.

Secondo lei, ci sono stati errori nell’indagine?

Come si dice: ‘non esiste un delitto perfetto ma solo un’indagine imperfetta’. Però ho letto tutto il fascicolo e devo dire che hanno fatto un lavoro davvero certosino. Fare un’indagine dopo il rimpallo tra le procure di Ascoli e Teramo non è neanche facile.

Sull’ora esatta del decesso, elemento chiave di tutto, c’è ancora qualche dubbio…

L’esame sul contenuto gastrico dice che Melania è morta tra le 14.30 e le 15.20. In Italia però ci sono pareri diversi su questo tipo di esame. I genetisti di Parolisi sosterranno l’esatto contrario.

Da giornalista, qual è stato il momento che le è rimasto più impresso?

Un momento che a me ha dato l’impressione che Parolisi non fosse una persona genuina. Prima che fosse arrestato, l’ho visto parlare con noi e altre persone: non guardava mai in faccia nessuno, evitava di incrociare lo sguardo di chiunque lo sguardo. Infatti usava spesso gli occhiali nelle sue uscite pubbliche.
 
La cosa più angosciante, da genitore, è pensare alla piccola Vittoria che non avrà più una madre.

Ultima domanda: per lei si arriverà alla verità?

Me lo auguro, altrimenti ci troveremo davanti all’ennesimo caso giudiziario rimasto con l’incognita all’infinito. Potrebbe rimanere il dubbio sulla prova regina, ma come ho detto prima, ci sono tanti indizi che portano all’assassino.

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