MAXI OPERAZIONE: PATTO TRA CLAN, PITBULL DAVANTI A NASCONDIGLI DROGA, 10 ARRESTI TRA ABRUZZO E MARCHE

22 Novembre 2018 13:06

Regione - Cronaca

GIULIANOVA – Sono stati sequestrati in una sola operazione 7 chili di eroina ed 1 chili di cocaina, provenienti dall'Albania per poi essere spacciate in provincia di Teramo e soprattutto lungo la costa, con i proventi dell'attività utilizzati dai principali protagonisti della compagine criminale per godere di un tenore di vita altissimo. 

Cinquecento pagine di ordinanza di custodia raccontano un mercato che non conosce crisi. Perché gli scenari si adeguano ai tempi che cambiano e a nuovi patti. 

In questo caso accordi tra albanesi e alcune famiglie rom laddove insieme si erano spartiti lo spaccio di cocaina ed eroina su una piazza vasta come quella della costa teramana ed ascolana, come racconta Il Centro. 

Con chili di droga nascosti in case diventate fortini con tanto di pit-bull a guardia, telecamere e filo spinato, fiumi di denaro con cui comprare appartamenti ma anche organizzare battesimi e banchetti da quarantamila euro con centinaia di invitati e piccole star dello spettacolo. 

È un'operazione con dieci arresti, tra albanesi e rom, e otto chili di sostanza stupefacente sequestrati quella che i carabinieri del reparto operativo guidati dal tenente colonnello Luigi Dellegrazie e della compagnia di Giulianova guidati dal maggiore Vincenzo Marzo hanno messo a segno alla prime luci dell'alba di ieri nei quartieri Annunziata e La Rocca di Giulianova.





Decine di militari ad espugnare quello che era il “Fort-Apache” dello spaccio: una delle abitazioni della famiglia Di Rocco. Con gli acquirenti intercettati che quando chiamano per andare a comprare la dose chiedono: “Sei al fort?”. 

Ma c'è una linea spartiacque a segnare questa operazione rispetto alle precedenti: la certezza di come le regole siano cambiate perchè, raccontano gli investigatori, ora la droga arriva dai Balcani e i clan degli albanesi dettano legge. 

Sono loro a far entrare la sostanza, sono loro i principali referenti delle famiglie rom che acquistano i grossi quantitativi da spacciare al dettaglio o ad altre famiglie. Con un patto: mai invadere il territorio degli altri. Premessa indispensabile per continuare a garantirsi i proventi dello spaccio senza il timore di veder diminuire i clienti.

Con i proventi dell'attività, raccontano mesi di indagini, si compravano case e si organizzavano banchetti e cerimonie costosissime. 

Come quella per un battesimo con centinaia di invitati ad un banchetto costato quarantamila euro. O la festa per un compleanno di 18 anni con tanto di musica dal vivo di uno dei neo melodici più gettonati di Napoli. 

E poi c'era l'acquisto delle case, appartamenti ma anche villette. I fiumi di soldi che ogni mese entravano uscivano con investimenti immobiliari, molti dei quali fuori provincia. I 





I contanti restavano in casa, occultati in qualche intercapedine del muro o, come ha rivelato una recente scoperta, nel forno in cui sono stati trovati 40 mila euro. 

E se gli accordi per la vendita e poi la custodia dei grossi quantitativi di droga si facevano tra i capi clan albanesi e i capi delle famiglie rom, lo spaccio al dettaglio era delegato a familiari. Mogli, fratelli, cugini in un intreccio di parentele che, come svela l'ordinanza, contribuiva a mantenere il controllo del territorio. 

Le indagini, come spesso avviene in queste operazioni, partono da lontano. In questo caso già un anno fa quando i militari intercettano alla periferia di Giulianova il luogo di incontro tra un gruppo di albanesi e alcuni rom bloccati mentre prelevano dal nascondiglio sotto terra due chili di droga. 

È un modus operandi insolito, nuovo per la tipologia di movimento delle famiglie rom. 

I militari del nucleo operativo guidati dal luogotenente Paolo Gentile che ormai da tempo ne seguono le mosse, lo intuiscono subito e da qui partono gli accertamenti che poi si concluderanno con le dieci richieste di custodia firmate dal pm Silvia Scamurra e accolte dal gip Domenico Canosa. 

“Una brillante operazione” l'ha definita il procuratore Antonio Guerriero nella conferenza stampa con il comandante provinciale dell'Arma Giorgio Naselli.

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