MARSICA FUORI DA FONDI EU: PICCONE E D’ALESSANDRO AI FERRI CORTI

di Filippo Tronca

2 Settembre 2014 17:34

Regione - Politica

L'AQUILA – Non bastano le risoluzioni approvate all’unanimità in Consiglio regionale, resta ancora alta la tensione politica sull’esclusione delle aziende che intendono investire nella Marsica e della Piana del Cavaliere, in provincia dell'Aquila, dai benefìci previsti dalla misura europea 107.3c, che la Giunta regionale ha deciso di focalizzare in Abruzzo sul “cratere” sismico aquilano e sulla Val di Sangro.

A riaccendere le micce il senatore di Nuovo centro destra ed ex coordinatore regionale del Popolo della libertà, Filippo Piccone, che non si accontenta dell’impegno che il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, sarà tenuto a rispettare a seguito della risoluzione del 14 agosto, nel rivedere la zonizzazione entro il giugno 2016, e di individuare intanto strumenti messi a disposizione dalle normative nazionali ed europee per aiutare l’economia marsicana in forte  difficoltà.

Piccone vuole di più e si scaglia, in special modo, contro il sottosegretario alla presidenza della Regione, Camillo D’Alessandro, del Partito democratico.

“Debbo riconoscere che D'Alessandro ha espresso con chiarezza la strategia che il nuovo governo D'Alfonso intende attuare nella Marsica, esaltando la delibera della zonizzazione degli aiuti pubblici – sbotta – In pratica, secondo lui, una grande intuizione politica, una lungimiranza istituzionale. Peccato che questa scelta comporti gravissime conseguenze nella Marsica e, di fatto, acceleri la ormai evidente deindustrializzazione del sistema produttivo”.





Riferendosi a una recente intervista sul quotidiano Il Centro, secondo Piccone “D'Alessandro chiarisce che escludere la Marsica dalle zone 107.3c significa ‘governarne senza paura, infatti sappiamo dire dei no, come il caso Marsica lo dimostra’. Ma forse vale la pena ricordare al sottosegretario e, allo stesso presidente D'Alfonso, che sicuramente conoscono poco i problemi occupazionali della Marsica, che la zona vive una crisi che rischia di divenire irreversibile”.

Interpellato da AbruzzoWeb, D’Alessandro replica in maniera altrettanto piccata.

“Da chi, come Piccone, parlamentare, sindaco, ed ex coordinatore regionale di Forza Italia, che ha avuto grandi poteri e responsabilità, ci si aspetterebbe l’elenco delle cose fatte per la Marsica, dei finanziamenti ottenuti problemi risolti. La deindustrializzazione della Marsica – prosegue – non dipende certo da 90 giorni di nostro governo, mai anche dai 66 mesi che Piccone ha avuto a disposizione con il governo di Gianni Chiodi”.

Dopo questa velenosa premessa, l’affondo. “Tuttavia mi fa piacere che Piccone legga le mie pubbliche riflessioni, che vanno però lette tutte. Ho detto e ripetuto infatti saranno attivati strumenti finanziari, anche quelli di prossima disponibilità e focalizzati in prevalenza sulla Marsica – precisa – Per esempio l’estesa area interna che si protrae verso la valle del Sagittario saranno oggetto di zonizzazione per individuare strumenti finanziari che essendo limitati dovranno per forza di cosa essere programmati su parti del territorio”.

Ma per Piccone queste sono solo briciole: resta il fatto che la Marsica è esclusa dall’107.3c nel momento di maggior bisogno.





“La proposta di rivedere la zonizzazione nel 2016 è un'offesa all'intelligenza dei marsicani: infatti se la Marsica è area di crisi conclamata, e quindi, necessita di immediati interventi di sostegno, sarebbe stato logico e ragionevole, inserire il nostro comprensorio tra le aree  del 107.3c”, si accalora il senatore nella sua nota.

“Per importanti realtà industriali dell'area, quali LFoundry, Micron, Fiamm, Telespazio e la stessa Cartiera, una delle poche possibilità di consolidamento e investimento riguarda proprio lo strumento del 'contratto di sviluppo' – prosegue Piccone – che, per effetto dell’esclusione, non può più essere utilizzato nel nostro comprensorio. Una scelta forzata tenuto conto delle importanti risorse sulle quali possono contare altri comprensori, come ad esempio quello aquilano. Fondi statali già disponibili e immediatamente spendibili (come dimostrano i tre contratti di sviluppo già approvati dal Cipe) per la riattivazione ed il finanziamento agevolato di nuovi investimenti”.

Per D’Alessandro, il problema è impostato male da Piccone.

“Il 107.3c è solo uno degli strumenti a nostra disposizione. Per stanziarli andava individuato territorio con tot popolazione, e per inserire la Marsica avremmo dovuto escludere il territorio aquilano, scelta che sarebbe stata non solo inopportuna, ma anche sbagliata dal punto di vista tecnico, perché la misura è pensata per agevolare gli investimenti, per massimizzarne gli effetti, e non si poteva tener fuori un territorio che sta attraendo investimenti con i cantieri della ricostruzione – conclude – Ma appunto non c’è solo il 107.3c: sosteniamo l’idea che tutto il territorio regionale non rimarrà solo. Questo significa governare, non mentire spudoratamente, limitandosi a far passare una sola scelta di programmazione come un definitivo atteggiamento di disinteresse da parte del governo regionale”.

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