MANODOPERA ILLEGALE: ”SFRUTTAMENTO IN RICOSTRUZIONE VA FERMATO”

di Alberto Orsini

30 Luglio 2015 12:43

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Si tratta di una delle prime indagini in Italia in materia di sfruttamento dei lavoratori e di autoriciclaggio, norme introdotte di recente nel nostro sistema penale, che ha richiesto un impegno notevole e per questo ringrazio i carabinieri”.

Così il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Fausto Cardella, nel corso dell’incontro con la stampa per illustrare i dettagli dell’operazione “Social dumping” che ha portato a 6 arresti, uno ancora da portare a termine.

“L’indagine è nata da una denuncia della Cgil ma non è casuale, si inserisce in un progetto di tutela della legalità nei fatti attinenti alla ricostruzione post-sisma – ha aggiunto – La procura ha svolto numerose indagini in materia, da ‘Dirty job’ a ‘Betrayal’, da quella sui Map ai balconi degli alloggi antisismici del progetto C.a.s.e.”.

Secondo Cardella, “in questo settore stiamo profondendo uno sforzo che è anche maggiore considerando l'esiguità dei magistrati, del personale amministrativo, su cui grava l'incombenza degli accertamenti in questi casi. Lavorano sempre più faticosamente perché sono sempre meno”.

Accanto al procuratore, i sostituti titolari dell’inchiesta, Simonetta Ciccarelli e Antonietta Picardi.





“Abbiamo messo in campo una serie di competenze e capacità professionali intersecate tra di loro – ha detto quest’ultima – come quella dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro. Solo grazie a loro si è riusciti a capire qual era il meccanismo del ‘distacco comunitario’ che veniva utilizzato”.

“L'indagine è stata lunga e complessa, è durata un anno con vari tipi di intercettazioni, telefoniche, ambientali in vari posti, traffico email e fax, che ci hanno permesso di capire il momento giusto per intervenire”, ha proseguito.

La Ciccarelli ha ringraziato il sindacato, presente in tribunale il segretario provinciale Cgil, Umberto Trasatti, “che ha subodorato qualcosa che non fosse regolare e da cui è partito lo spunto. Abbiamo arrestato titolari di ditte italiane e rumene che stanno operando nella ricostruzione del centro storico – ha evidenziato – I reati sono il reclutamento e sfruttamento della manodopera e l'associazione a delinquere”.

“Ci sono ulteriori ipotesi di reati fiscali e autoriciclaggio sulle quali non è stata emessa la misura cautelare ma il gip ne ha affermato la sussistenza”, ha evidenziato poi.

“Il distacco comunitario è un istituto lecito per spostare lavoratori di una ditta europea in un altro Stato – ha spiegato ancora la Ciccarelli – Nel caso specifico, lavoratori rumeni venivano distaccati in Italia, sono 20 quelli coinvolti, 2 le ditte italiane più 1 consorzio mentre la ditta rumena ha cambiato denominazione”.

Lavoratori che, come sottolineato dalla pm, “venivano retribuiti 50 euro al giorno senza malattia, festivi, straordinari, ferie. Cercavano di lavorare anche in condizioni di salute non ottimali – ha aggiunto ancora – e non venivano messi in condizione di curarsi, mancando di documentazione per usufruire del servizio sanitario nazionale”.





“La presenza di imprese che operano in una tale situazione di illegalità nei cantieri della ricostruzione opera una distorsione forte del mercato – ha concluso – Gli indagati dicono in una registrazione ‘se continua così andremo avanti fino al 2016’ e per questo andavano fermati”.

Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Giuseppe Donnarumma, ha evidenziato che “quella emessa dal gip è una misura molto forte perché contesta anche l’aspetto associativo agli indagati. La ricostruzione deve essere ispirata anche a valori etici – ha evidenziato – Alcuni passaggi connotano il grado di cinismo dei soggetti interessati nel considerare le loro condotte foriere di arricchimento, va sottolineata con gioia la capacità di essere stati capaci di fermarli”.

“Senza lavoratori la città non potrà essere ricostruita ma noi dobbiamo guardare allo sfruttamento, fermarlo è motivo di orgoglio”, ha ribadito il colonnello.

Ricco il giro di affari. “La manodopera irregolare era impiegata in molti cantieri importanti, come quello di un aggregato corposo in corso Vittorio Veneto, da solo 15,5 milioni di euro”, ha evidenziato in ultimo Donnarumma.

Il comandante del reparto operativo dell’Arma, il tenente colonnello Andrea Ronchey, ha illustrato il funzionamento del meccanismo irregolare.

“C’è una evidente differenza tra il costo legale di un operaio, 250 euro al giorno, e quello che invece costavano quelli coinvolti alle ditte, 110 euro. La norma comunitaria del ‘distacco’ prevede una retribuzione come dovuto nel Paese ospitante”.

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