L'AQUILA: DANNO ERARIALE PER NON AVER CACCIATO I MOROSI DA C.A.S.E. E MAP IL SINDACO SCATENATO: ''SE VERRA' LA CELERE, NOI STAREMO CON LA GENTE''

MANCATI SFRATTI, CORTE CONTI ACCUSA: CIALENTE A NAPOLITANO, ”FATELO VOI”

11 Luglio 2014 17:53

L'Aquila -

L’AQUILA – I vertici dell’amministrazione comunale dell’Aquila citati dalla Corte dei conti per non aver sfrattato gli aquilani morosi dagli alloggi antisismici del progetto C.a.s.e. e dei Map, provoncando per l’accusa un danno erariale da 11 milioni di euro.

Ad annunciarlo è il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che pubblica sulla propria bacheca Facebook una lettera polemica indirizzata, tra gli altri, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Cialente è citato dalla procura della Corte dei conti per il 16 dicembre prossimo, insieme agli assessori all’Assistenza alla popolazione Fabio Pelini e al Patrimonio Alfredo Moroni nonché alla dirigente Patrizia del Principe per un danno erariale pari ad 11 milioni 87 1mila euro, da equamente dividere in ciascuno dei citati.

“In nome dello Stato che oggi sta accusando me e di fatto accusa l’intera amministrazione comunale aquilana e la sua macchina, colpevoli di aver fatto fronte nonostante mille difficoltà all’abbandono totale, in nome di questo Stato, che ci ha lasciati senza forze a fronteggiare l’emergenza – tuona Cialente – vi sfido ciascuno per le proprie competenze, a venire voi qui a far rispettare la legge e a sfrattare tutti coloro che, alla fine dei nostri processi amministrativi avviati, saranno nell’impossibilità oggettiva di pagare”.

Secondo l’accusa contenuta nell’atto di citazione, Cialente e i suoi hanno “anteposto a una corretta gestione politica amministrativa del problema, l’esigenza di non turbare, per mero calcolo politico, i cittadini morosi, a danno della collettività integralmente considerata”.

“Abbiamo centinaia di nuclei familiari nell’impossibilità oggettiva di pagare poiché privi di qualsiasi reddito – replica il primo cittadino – Si tratta degli ultimi di questa città, quelli ai quali il terremoto ha portato via non solo la casa ma quel minimo di reddito che gli permetteva di condurre un’esistenza dignitosa”.

“Comunicheremo i nomi delle famiglie da sfrattare alla Guardia di finanza, invitandola a trasmetterli al prefetto, che certamente li trasmetterà al ministero degli Interni – annuncia – Al contrario di quanto riportato nell’atto di citazione, che ritiene la mia affermazione pretestuosa, ribadisco come sindaco della Città dell’Aquila, che ritengo che avremo gravi problemi di ordine pubblico”.

E conclude bellicoso: “Il giorno che questo Stato che oggi ci processa verrà a eseguire gli sfratti con la celere, noi staremo con gli sfrattati”.

LA LETTERA COMPLETA

Questa mattina, ho ricevuto l’atto di citazione, da parte della Procura della Corte dei Conti, per un’udienza fissata per il giorno 16/12/2014 insieme all’Assessore all’Assistenza alla Popolazione Fabio Pelini, all’Assessore al Patrimonio Alfredo Moroni e alla dirigente Patrizia del Principe, per un danno erariale pari ad 11 milioni 871mila euro, da equamente dividere in ciascuno dei citati.

L’accusa è di grave danno erariale per non aver sfrattato i nuclei familiari ospitati nel progetto C.a.s.e. o Map, morosi rispetto al pagamento di una quota di compartecipazione, per sostituirli con nuclei familiari godenti del trattamento di autonoma sistemazione.





In questo modo si sarebbe potuto risparmiare. Già l’11/2/2014, all’atto dell’invito a depositare deduzioni ed eventuali chiarimenti , chiarii che stavamo procedendo nei confronti dei morosi per protesta politica (perché c’è anche questo) o per ignavia spiegando, anche in sede di Comitato per la sicurezza e ordine pubblico, la drammatica situazione dei nuclei familiari morosi per assoluta disperazione economica e sociale.

Questa mia preoccupazione viene definita nell’atto di citazione “una gravità della colpa per aver anteposto a una corretta gestione politica amministrativa del problema, l’esigenza di non turbare, per mero calcolo politico, i cittadini morosi, a danno della collettività integralmente considerata”.

In questi giorni stiamo inviando atti di diffida con preavviso di sfratto a quei nuclei familiari morosi totali rispetto al pagamento delle utenze dei consumi individuali, come già fatto per coloro che avrebbero dovuto pagare i canoni di compartecipazione.

Abbiamo centinaia di nuclei familiari nell’impossibilità oggettiva di pagare poiché privi di qualsiasi reddito. Si tratta degli ultimi di questa città, quelli ai quali il terremoto ha portato via non solo la casa ma quel minimo di reddito che gli permetteva di condurre un’esistenza dignitosa.

Certo, da Roma o da altri uffici, non si ha o non si vuole aver contezza della disperazione che vige in questa città, abbandonata a se stessa.

Né le mie lettere e comunicazioni rivolte a ciascuno delle ssll, sono state capaci di far comprendere la reale situazione sociale di una città che non c’è più. Accetto questa citazione come manifestazione del funzionamento delle leggi dello Stato, per il quale ho il massimo rispetto.

Respingo con sdegno, chiamando a testimoni tutti i miei concittadini, l’accusa di aver mai compiuto in questi anni difficili, scelte per mero calcolo politico, io o i miei collaboratori.

Rivendico, anzi, di aver provveduto io a sistemare 1.700 nuclei familiari che, quando andò via la Protezione civile, furono lasciati senza prospettive negli alberghi, i cui costi erano proibitivi; di avere spostato io, i nuclei più poveri dopo 4 anni di permanenza presso la struttura alberghiera della Guardia di finanza in situazioni drammatiche di vita lesa nell’identità e dignità e al costo esorbitante di quasi 500€ al mese, a testa.

È mia volontà, della mia maggioranza, dei miei assessori, vale a dire di quelli che in questi 5 anni, da soli, ogni giorno hanno dovuto richiamare l’attenzione sulla nostra tragedia, inascoltati quando abbiamo chiesto non solo aiuto ma anche regole, continuare a lavorare pensando prioritariamente alle problematiche sociali di questa povera comunità; è l’ imperativo etico di qualsiasi,società, di chi si propone di amministrarla; questo noi aquilani lo sappiamo.

Sappiamo bene che i nuclei familiari non sono pacchi postali ma gente in carne e ossa che non dorme più serenamente da anni, fatti di famiglie con bambini, anziani, senza lavoro e senza alcun reddito e che in questa tragedia sono quelli che più soffrono insieme ai parenti delle vittime.

Annuncio, pertanto, che non mi difenderò nell’udienza prevista. Voglio essere giudicato in contumacia.





Ma in nome dello Stato che oggi sta accusando me e di fatto accusa l’intera amministrazione comunale aquilana e la sua macchina, colpevoli di aver fatto fronte nonostante mille difficoltà al l’abbandono totale, in nome di questo Stato, che ci ha lasciati senza forze a fronteggiare l’emergenza, vi sfido ciascuno per le proprie competenze, a venire voi qui a far rispettare la legge e a sfrattare tutti coloro che, alla fine dei nostri processi amministrativi avviati, saranno nell’impossibilità oggettiva di pagare.

Voi che non siete vittime “del mero calcolo politico”. Si, perché con i nostri tempi e nel pieno rispetto delle norme, abbiamo avviato le operazioni di sfratto per chi può pagare ma non per i disperati. A questi, pensateci voi.

Comunicheremo i nomi delle famiglie da sfrattare alla Guardia di finanza, invitandola a trasmetterli al prefetto, che certamente li trasmetterà al ministero degli Interni.

Al contrario di quanto riportato nell’atto di citazione, che ritiene la mia affermazione pretestuosa, ribadisco come sindaco della Città dell’Aquila, che ritengo che avremo gravi problemi di ordine pubblico, in una comunità già profondamente disorientata e che sarà necessario l’intervento della celere; la stessa che trovammo ad accoglierci a Roma nel 2010 quando fummo costretti a manifestare per la nostra sopravvivenza.

Al Prefetto Gabrielli, Capo della Protezione Civile, e all’Assessore Regionale alla Protezione Civile Mario Mazzocca, mi permetto di sollecitare la predisposizione dell’allestimento di apposite tendopoli, o sistemazioni alberghiere, dove ospitare questi nuclei familiari che sono impossibilitati da tempo a poter trovare un qualsiasi alloggio in una città che a oggi ancora non sa su quali fondi potrà contare per essere ricostruita.

Consiglierei al Presidente del Consiglio di chiedere preventivamente i costi per ciascun cittadino sia nel caso di sistemazione nelle tende che negli alberghi, anche alla luce delle spese sostenute per mesi, all’indomani del sisma.

Per quanto ci riguarda, mi rifiuto, ci rifiutiamo, di gettare in mezzo a una strada persone che ogni giorno, disperate, vengono da noi a cercare la minima sopravvivenza, non riuscendo neanche a far mangiare i propri figli, avendo perso casa e lavoro.

Questa sera, rientrando a casa, avrò una grande difficoltà a comunicare ai miei tre figli che stanno vivendo da giovani il dramma di questa città che non presenta un futuro, i perché e la logica di questa accusa così pesante che mi è stata rivolta.

Mi sarà difficile spiegargli come il loro padre, che per anni ha portato avanti l’ impegno civile e politico sognando di realizzare un Paese migliore, possa essere chiamato a rispondere delle contraddizioni causate da uno Stato che ci ha dimenticato dopo una simile tragedia e che si scatena contro i poveri e gli ultimi, da cacciare come cani abbandonati sulle autostrade, mentre tratta, spesso, con i guanti bianchi chi, della furbizia, ha fatto ricchezza e filosofia di vita.

Forse la nostra vera colpa è di aver provato, giorno per giorno, a vicariare le responsabilità degli altri. Il giorno che questo Stato che oggi ci processa verrà a eseguire gli sfratti con la celere noi staremo con gli sfrattati.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: