MANCANO CHIRURGHI E GINECOLOGI, ”INTERVENIRE SUBITO E RIFORMARE”

di Azzurra Caldi

15 Settembre 2018 08:45

Regione -

L'AQUILA – “Se non si interviene subito, fra 10 anni, la carenza dei medici diventerà un'emorragia incontenibile”. A lanciare l'allarme, nei giorni scorsi, la Federazione italiana medici di Medicina generale (Fimmg) e l'Associazione medici e dirigenti del sistema sanitario nazionale (Anaao).

Le cause possono essere rintracciate in diversi fattori: dalle insufficienti risorse economiche alla mancanza di un necessario ricambio generazionale, senza tralasciare l'eccessivo carico di responsabilità di alcune specializzazioni. Il rischio è concreto, come confermano ad AbruzzoWeb i presidenti degli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pescara e L'Aquila, Maria Assunta Ceccagnoli e Maurizio Ortu.

Dalle proiezioni emergono dati sconfortanti e il problema tocca sia i medici di famiglia sia i medici del Servizio sanitario nazionale. Nel 2028, infatti, saranno andati in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676.





“Il problema esiste e va affrontato con soluzioni diversificate per l'ambito ospedaliero e per quello territoriale – spiega Ceccagnoli -. Occorre necessariamente una adeguata programmazione delle risorse economiche, punto di partenza principale. Siamo in attesa, a tal proposito, di analizzare queste tematiche nei prossimi stati generali della professione medica, in programma per il 2019”.

La difficoltà maggiore, come sottolinea Ceccagnoli, è quella di reperire chirurghi, ginecologi e radiologi. “Si tratta di specializzazioni particolari che richiedono elevate responsabilità con un conseguente carico stress da non sottovalutare”. I bandi di molte regioni, infatti, vanno deserti perché non ci sono abbastanza specializzati, e le regioni del Sud non ne assumono a causa dei piani di rientro dai deficit del passato. 

Ma la carenza medici toccherà, oltre a queste specializzazioni, il ruolo chiave del medico di base. Nei prossimi 5-8 anni 14 milioni di italiani si ritroveranno senza medico di base, stando a quanto dice il segretario nazionale del Fimmg, Silvestro Scotti. Nei prossimi 10 anni, il 70% dei medici di base andrà in pensione. Il 2022, stando alle proiezioni Ansa, sarà l’anno che registrerà il picco delle uscite per i medici di base: solo in quell’anno infatti andranno in pensione 3.902 medici di base. Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio le regioni avranno, sia nel breve sia nel lungo periodo, le maggiori “perdite”.





Ma non solo, secondo il dottor Ortu, un'altra grande problematica è quella di uno scarso ricambio generazionale. “Senza girarci troppo intorno, abbiamo saltato almeno una generazione e, quindi, i nostri medici sono anziani. A questo punto è obbligatorio rivedere tutto il sistema. Per quanto riguarda la carenza di specializzazioni come Chirurgia non è da sottovalutare, oltretutto, la questione della polizza assicurativa. Infatti, nonostante molti medici arrivino a pagare fino a 25mila euro l'anno, non è facile neanche trovare assicurazioni disposte ad accettare queste condizioni”.

Si aggiunge, poi, il peso della burocrazia: secondo la Società di medicina generale e delle cure primarie (Simg),  il 55% dei medici di base lavora da solo e perde il 40% del tempo per seguire pratiche burocratiche. Va da sé che una possibile risposta al problema è fornire il medico di base di assistenza, che si tratti di un infermiere o di un segretario. Questo permetterebbe al medico di poter supportare più pazienti, con un conseguente risparmio per lo Stato.

Per quanto riguarda invece le proteste di questi giorni sull'abolizione dei test di ingresso a numero chiuso, Ortu specifica come “più che abolire il test, andrebbe riprogrammato”. Dello stesso avviso la dottoressa Ceccagnoli. “Andrebbe sicuramente ridefinito il numero dei posti ma, anche qui, siamo di fronte ad una questione prevalentemente economica ed è per questo che si avverte sempre più necessario un nuovo piano di programmazione che tenga conto di tutti questi aspetti, inevitabilmente collegati”.

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