IL NOME DELL'EX VICE PRESIDENTE DEL CSM, CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE, TROVATO IN AGENDA IMPRENDITORE DAGOSTINO, PERNO INDAGINI, INSIEME A QUELLI DI LOTTI E PAPA' RENZI

MAGISTRATI ARRESTATI: IN CARTE INCHIESTA CONTATTI ANCHE CON LEGNINI, NON INDAGATO

15 Gennaio 2019 17:18

Italia - Cronaca

BARI –  È stata l'agenda di Luigi Dagostino e la maniacale abitudine dell'imprenditore di annotare il pagamento di presunte tangenti e ogni appuntamento (anche con l'ex sottosegretario Luca Lotti, con l'ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e con Tiziano Renzi, papà dell'ex premier Matteo) a permettere ai magistrati di Lecce di chiudere il cerchio sulle indagini che ieri hanno portato all'arresto dei magistrati del Tribunale di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi, all'epoca dei fatti in servizio a Trani.

I due sono accusati di aver preso parte ad un'associazione per delinquere finalizzata ad intascare tangenti per insabbiare indagini e pilotare sentenze giudiziarie e tributarie in favore di facoltosi imprenditori.

E’ quanto riporta l’Ansa facendo il punto sull’inchiesta della Procura di Lecce. Legnini, avvocato abruzzese e candidato alla presidenza per il centrosinistra alle elezioni regionali del prossimo 10 febbraio, quindi in piena campagna elettorale, compare nelle carte delle indagini ma non è indagato. Il suo nome è stato trovato nelle due agende sequestrate dalla Guardia di Finanza a Dagostino. 

“Su di me attacchi strumentali. Non c'è alcuna grana che mi riguardi e a scriverlo è lo stesso Giudice delle indagini preliminari nell'ordinanza di arresto di due magistrati pugliesi”. Commenta in una nota Legnini. 

Di vicenda “grottesca” parla Sara Marcozzi, candidata del Movimento 5 stelle alle prossime regionali: “La difficoltà evidente di Legnini si palesa quando tenta affannosamente di sminuire una notizia rilanciata da tutte le agenzie di stampa spacciandola per un attacco dei suoi avversari politici. 

Oltre ai due magistrati Savasta e Nardi, è finito in carcere l'ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, mentre sono stati interdetti dalla professione l'imprenditore Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi, e gli avvocati Simona Cuomo e Ruggiero Sfrecola.

Nel corso di una perquisizione della Guardia di Finanza nei confronti di Dagostino, accusato di corruzione in atti giudiziari, gli investigatori hanno sequestrato due agende, del 2015 e del 2016, nelle quali l'imprenditore aveva annotato con dovizia di particolari incontri e viaggi, cene e somme di denaro associate a nomi.





“Annotazioni puntuali e metodiche” scrive il gip nelle 862 pagine dell'ordinanza, sui contatti e rapporti con il pm Savasta, con l'avvocato tranese Sfrecola, con l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, con Tiziano Renzi e anche con l'allora vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. 

È proprio dall'analisi dell'agenda, i cui dettagli sono stati poi incrociati con l'esito delle intercettazioni e le dichiarazioni rese durante le indagini, che gli inquirenti ricostruiscono l'incontro a Palazzo Chigi del giugno 2015 tra Dagostino, il commercialista Roberto Franzè, Savasta e Lotti e i rapporti dello stesso Dagostino con Tiziano Renzi, che nel luglio e nel settembre dello stesso anno si reca in Puglia in sua compagnia per riunioni e cene. Savasta avrebbe chiesto e ottenuto da Dagostino l'incontro con Lotti per tentare di ottenere un incarico a Roma e allontanarsi così dalla Procura di Trani, perché era coinvolto in procedimenti penali e disciplinari al Csm.

Quest'ultima circostanza è stata documentata anche dall'allora vicepresidente del Csm Giovanni Legnini che, ascoltato come testimone dalla Procura di Firenze nell'aprile 2018, ha anche “prodotto una stampa dei vari procedimenti disciplinari a carico di Antonio Savasta, alcuni dei quali già pendenti dal 2015”, annota il gip.

Dalle indagini emerge, infatti, che “già nel corso del 2015 Savasta si attiva per costruirsi appoggi strumentali ad alternative professionali avvalendosi proprio di Dagostino e dei suoi importanti contatti anche in contesti istituzionali”. Allo stesso tempo, però, Savasta indaga su Dagostino per un giro di fatture false, ma per ricambiare il favore non esercita l'azione penale nei confronti dell'imprenditore.

Quando Savasta viene trasferito a Roma, il procuratore di Trani invia gli atti a Firenze per competenza. Gli appuntamenti di Dagostino con imprenditori e politici, come annotato nelle sue agende, continuano nel 2016. Ad una cena del 6 dicembre a casa di un giornalista che era stato in passato responsabile della comunicazione di Legnini, quando questi era sottosegretario del Governo Letta, partecipò lo stesso Legnini (ormai al Csm e presidente della commissione disciplinare che aveva in carico una serie di procedimenti su Savasta e che in quelle settimane avrebbe deciso sul trasferimento d'ufficio del magistrato).

Della presenza di Savasta a quella cena, Legnini – annota il gip – “non era previamente informato o comunque a conoscenza”. 

LEGNINI: “VICENDA CHIUSA, DA LEGA E M5S STRUMENTALIZZAZIONI DA CAMPAGNA ELETTORALE”





“Su di me attacchi strumentali. Non c'è alcuna grana che mi riguardi e a scriverlo è lo stesso Giudice delle indagini preliminari nell'ordinanza di arresto di due magistrati pugliesi”. Così in una nota l'ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e candidato presidente alla Regione Abruzzo alle elezioni del prossimo 10 febbraio, Giovanni Legnini.

“Annota il Gip nell'ordinanza pubblicata oggi dall'Ansa 'non era previamente informato o comunque a conoscenza' della presenza di uno dei due Giudici indagati e del suo amico imprenditore alla cena alla quale ero stato invitato. E se avessi saputo della loro presenza, certamente non sarei andato a quella cena privata con 30 persone a casa di un mio ex collaboratore”, afferma Legnini.

E l'ex vicepresidente del Csm aggiunge nella nota: “Peraltro, come risulta dagli atti di indagine, trattai con molta freddezza il magistrato in questione, nei cui confronti pendeva un procedimento disciplinare, proprio perché irritato dal suo tentativo di avvicinarmi. Ciò riferii quale testimone alla Procura di Firenze che stava svolgendo le indagini. La vicenda, per quel che mi riguarda, si è chiusa lì. Si tratta di una notizia vecchia, già nota e chiarita sette mesi fa ed ora la Lega intende cavalcarla e strumentalizzarla solo per ragioni elettorali, non avendo altro cui aggrapparsi, logicamente anche il Movimento 5 Stelle si è accodato e questo si commenta da sé”.

Sulla questione è intervenuta Sara Marcozzi: “Apprendo dagli organi di stampa che il nome del candidato presidente dell’Abruzzo del centro sinistra Giovanni Legnini è finito sull’agenda dell’imprenditore Luigi Dagostino, accusato di corruzione in atti giudiziari. Accusa che ha portato gli inquirenti di Lecce a procedere all’arresto dei magistrati del Tribunale di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi. Le smentite e le prese di distanza di facciata che leggiamo sui canali social di Legnini non bastano più a nessuno”.

“Ascoltare da un ex vice presidente del Csm una serie continua di ‘Io non sapevo’, ‘Se avessi saputo non sarei andato’, ‘Sono stato freddo nei loro confronti’, sono scuse frettolose e maldestre. La difficoltà evidente di Legnini – aggiunge Marcozzi – si palesa quando tenta affannosamente di sminuire una notizia rilanciata da tutte le agenzie di stampa spacciandola per un attacco dei suoi avversari politici.  A questa vicenda grottesca si aggiunge quanto riferito da Alessandro Lanci, suo candidato, che ha attribuito a Legnini un emendamento alla finanziaria del 2016 sul limite delle 12 miglia per le trivellazione petrolifere, nonostante in quel momento Legnini fosse già al Csm”. 

“Tutte questioni che lascerebbero intendere una commistione tra politica e istituzioni gravissima: il superamento disinvolto e sistematico del principio di separazione tra i poteri, uno dei principi fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale. Il tutto – continua Marcozzi – mentre il candidato di centrosinistra continua a recitare, come una nenia, gli slogan sul cambiamento, sulla novità o l’aria nuova. La realtà è che ha ricandidato con se tutta la giunta regionale D’Alfonso, nel segno della più totale continuità nei modi e nelle persone”.

“Legnini rappresenta in tutto e per tutto l’ancien règime che si nasconde dietro a liste civiche che col civismo non hanno niente a che fare. Gli abruzzesi meritano di più di questa continua pantomima e sono sicura che il 10 febbraio lo dimostreranno nelle urne”, conclude Marcozzi.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI:


    Abruzzo Web