SVILUPPI CLAMOROSI DALLE CARTE DELLA PROCURA DI MESSINA, FALSE INTESTAZIONI PER FARE INCETTA DI CONTRIBUTI EUROPEI AGEA

MAFIA PASCOLI: INCHIESTA MESSINA COINVOLGE ABRUZZO, TERRE AL CLAN PER LUCRARE FONDI

17 Gennaio 2020 12:35

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Fare incetta di pascoli, mettendo sul piatto soldi che sono ossigeno per i piccoli Comuni, oppure intestandoseli con prestanome e società di comodo, solo sulla carta. Non per allevarci animali, che diventa solo un attività di copertura, ma per lucrare decine e decine di milioni di euro di aiuti comuitari, dell'Agea. Alla faccia di chi l'allevatore eroicamente contiuna a farlo. 

In una parola “mafia dei pascoli”, che per qualcuno, riferita alle montagne abruzzesi era solo una mitologia giornalistica, un'esagerazione. Sembrerebbe però smentirlo la maxi inchiesta, che coinvolge anche l'Abruzzo, la maxinchiesta della procura di Messina che l’altro giorno ha portato a 94 arresti, 194 indagati e 151 aziende sequestrate. Vibrando un duro colpo alla  clan mafioso dei Batanesi, che ha base dei Nebrodi in Sicilia. Dalle  carte dell'inchiesta, emergerebbe che il clan con società di comodo ha fatto incetta di pascoli, i tutta Italia e anche in Abruzzo, intestandoseli falsamente, solo sulla carta, esattamente nei Comuni dell’Aquila, Barisciano, Ofena, Castel del Monte, Pettorano sul Gizio, Crognaleto, Cortino, Valle Castellana, Rocca Santa Maria, Isola del Gran Sasso, e Caramanico 

L'inchiesta potrebbe avere dunque sviluppi clamorosi.

Per ora emerge nelle carte dell'accusa che  “la strategia della nuova mafia di Tortorici, non è quella delle estorsioni di base, ma truffe sistematiche ai danni dell’Unione europea, in realtà dello Stato e sempre con in risultato di usare e dominare il territorio, o fisicamente o virtualmente”.





ovvero attestazione falsa dei terreni, grazie alla connivenza di operatori dei Centri di assistenza agricola siciliani, che individuavano telematicamente i terreni non attivi, in tutt'Italia, e li indicavano agli indagati che se ne attestavano la titolarità anche grazie a prestanomi per poi richiedere i contributi pubblici.

Tra i terreni al centro delle truffe  addirittura quella dove sorge la base americana Muos di Niscemi, ma anche quello dove da anni c’è l’aeroporto di Boccadifalco, a Palermo: anche questo era stato dichiarato come terreno agricolo in possesso dell’organizzazione.

E ancora terre demaniali, intestata anche a soggetti deceduti da 8 o 10 anni. Un sistema “messo in atto con plurime connivenze, con “diffusa omertà”, ma anche con estorsioni e intimidazioni”.

C'è il caso ad esempio  di un contadino  siciliano che ha concesso i suoi 15 ettari  a prestanome del clan, senza alcun pagamento, sotto minaccia.

Recente episodio in Abruzzo per la quale è stata evocata la “mafia dei pascoli”, è il rinvenimento di  138 carcasse di pecore rivenute sulle montagne del comune di Lucoli, ad ovest dell'Aquila, in zona “Le Conche” il 27 dicembre scorso. Su cui ora indagano i Carabinieri forestali. 





Lasciate morire su un terreno, in cui a gennaio non potevano esserci ovini al pascolo, visto che c'è una norma che impone di riportare gli animali nelle stalle entro il 30 ottobre. 

Del resto, hanno insinuato allevatori locali e citttadini, questo è esattamente lo schema: prendere terreni e fare finta di allevarci animali, visto che l'interesse non è sulla carne e sul latte, ma sui titoli agea. 

Sulla vicenda interpellato da Abruzzoweb è intervenuto il sondaco il sindaco di Lucoli, Walter Chiappini, che ha certo devinito di gravità inauidita quanto accaduto, invitando però alla cautela, visto che “tramite i microchip, è sata subito individuata la proprietà degli ovini abbandonati, e c'è un inchiesta in corso”.

Affermando che “è chiaro che non compete al Comune l’attività di indagine sulle organizzazioni criminali. Tuttavia, sul punto vorrei osservare che i pascoli comunali, dopo regolare assegnazione agli allevatori residenti aventi diritto tramite le antiche regole della fida pascolo, sono stati concessi a seguito di asta pubblica”.

Abruzzoweb ha in questi anni riferito di segnalazioni di accaparramento di terenti da società di comodo, con sede legale al nord nei territori montani dei Monti della Laga, e di Paganica frazione del comune dell'Aquila l' agricoltore Adriano Marrama 64enne produttore di cereali di Vittorito (L'Aquila), ha fatto un esposto alla Guardia di Finanza sostenendo in quanto ha spiegato che anno arrivano in Abruzzo circa 20 milioni di euro di fondi comunitari destinati alla pastorizia. Un gruzzolo che fa gola a tante persone soprattutto a imprenditori con sede legale a Nord e che  affitterebbero vaste aree di terreni con lo scopo di veder fruttare i titoli di coltura in loro possesso ma senza poi garantire l'effettiva attività di pascolo degli armenti. 

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