LUNGA VITA AL DIRETTORE ARTA: PROROGA INCARICO OLTRE LA LEGISLATURA

di Filippo Tronca

24 Aprile 2018 07:00

Regione - Politica

PESCARA  – “Il direttore generale decade comunque, all'atto dell'insediamento del nuovo consiglio regionale”.

Questa la frasetta, cancellata con un tratto di penna, che allungherà la permanenza di Francesco Chiavaroli sulla poltrona da direttore generale dell'Agenzia regionale tutela ambientale (Arta).

A stabilire la piccola, ma sostanziale modifica, una delibera di giunta del 10 aprile scorso, approvata dal vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, dagli assessori Silvio PaolucciDino Pepe e Giorgio D'Ignazio, appena insediatosi, a seguito del rimpasto. Atto che farà si che Chiavaroli potrà rimanere al suo posto anche dopo la fine della legislatura, che dipenderà dalle tempistiche con le quali  il senatore Luciano D'Alfonso si dimetterà dalla non piu' conpatibile carica di  presidente della Regione, e dunque dal ritorno alle urne, si ipotizza o in autunno inontrato, o anche a primavera 2018. 

Una decisione che ha mandato su tutte le furie Domenico Pettinari, consigliere regionale del Movimento 5 stelle, che vi ravvisa, nell'ultimo scampolo della legislatura, una vera e propria “sveltina”, che potrebbe avere delle repliche, a beneficio dei altri alti papaveri della burocrazia regionale di nomina politica, e che “saranno lasciati in eredità all'amministrazione  futura”. 

Del resto Francesco Chiavaroli  è ritenuto essere un tecnico “d'area”, collocato nel centrosinistra, vicino al presidente e senatore Luciano D'Alfonso.  





Certo poi è anche uno stimato architetto, già dipendente del comune di Cepagatti (Pescara) dove ha ricoperto l’incarico di responsabile del settore Urbanistica, ed è stato membro esterno, in qualità di esperto ambientale del comitato di coordinamento regionale-valutazione di impatto ambientale (Ccr-Via), della Regione Abruzzo 

Il suo contratto è stato firmato il 27 dicembre del 2016, e su di esso era appunto scritto nero su bianco che l'incarico sarebbe terminato  “all'atto dell'insediamento del nuovo consiglio regionale”, sottintendendo che di nomina di indirizzo politico si trattava, come previsto e consentito dallo spoil system.

Poi però evidentemente la giunta ha aggiustato il tiro, e facendo riferimento  ad una sentenza della Corte costituzionale del 2016, la numero 20,  nella delibera del 10 aprile ha stabilito che “in presenza di figure tecnico-professionali, titolari di funzioni prevalentemente organizzative e gestionali, responsabili del perseguimento di obiettivi definiti in appositi atti di pianificazione e indirizzo, deliberati dagli organi di governo regionale, non possano applicarsi i meccanismi della decadenza automatica richiamati nel contratto di lavoro”.

La nomina di Chiavaroli aveva provocato reazioni stizzite da parte delle associazioni ambientaliste Wwf e Legambiente, che sono arrivate a chiedere di bloccare le procedura di selezione, appellandosi all'entrata in vigore della legge nazionale che impone una elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore, per le figure di vertice delle agenzie regionali dell'Ambiente e anche dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Secondo Wwf e Legambiente “la fretta di procedere alla nomina del direttore generale dell'Arta poche settimane prima dall'estrata in vigore della nuova legge, lascia ipotizzare che si è voluto scegliere un direttore senza tali requisiti”.

In effetti a candidarsi alla carica di direttore generale erano stati pezzi da novanta da tutta Italia. Ad esempio il biologo Giovanni Damiani, ora in pensione, ma ai tempi direttore tecnico dell'Arta, ex  consigliere regionale e assessore all'Ambiente della Regione Abruzzo, direttore generale dell'Anpa, l'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente, oggi Ispra, componente della commissione nazionale per le Valutazioni dell'impatto ambientale al ministero dell'Ambiente, professore all'università degli Studi della Tuscia a Viterbo.





Ma nella scelta di Chiavaroli, a seguito della “comparazione dei curriculum”, evidentemente ha pesato sopratutto il suo incarico nella Via regionale. 

Chiavaroli ha cosi' preso il posto,  al vertice dell'Arta, di Mario Amicone, ex-assessore regionale dell'Unione di centro, nominato dalla giunta del presidente della Regione di Forza Italia Gianni Chiodi, e poi confermato, fino all'età pensionabile, dalla giunta di centrosinistra di Luciano D'Alfonso. Anche qui non senza polemiche politiche da parte delle opposizioni, prima di centrosinistra, poi di centrodestra, per il curriculum di Amicone che non presentava, rispetto ad altri candidati, una particolare e superiore competenza in materia di tutela ambientale e scienze biologiche. Ma anche in quel caso l'argomento è stato che il direttore generale dell'Arta non deve essere un luminare della biologia o un premio Nobel della chimica, ci mancherebbe, ma un buon manager capace di far funzionare la macchina, fedele all'esecutivo, e capace di tradurre in pratica gli indirizzi politici del governo regionale.  

Amicone è assurto poi alla ribalta delle cronache, per aver dato battaglia al fine di ottenere il cumulo del vitalizio maturato come assessore regionale, con lo stipendio da direttore generale dell'Arta. 

La Corte dei conti a febbraio 2017 gli ha dato però torto, in quanto il cumulo è vietato alla luce della legge regionale 20 del 2011, presentata dal consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio  Acerbo, votata anche dalla maggioranza di centrodestra.

Tornando alla proroga dell'incarico a Chiavaroli: Pettinari del M5s teme che questo atto sia solo il primo di una lunga serie. “Il presidente Luciano D'Alfonso – ha protestato il pentastellato – non vuole proprio mollare la Regione. Ed ora che il tempo stringe per lui, e che probabilmente  sa di essere politicamente finito, tenta l’ultimo colpo: mantenere lo status quo di tutti i dirigenti dell’Ente, anche dopo la fine della legislatura, con il risultato che il nuovo presidente della Regione troverà la macchina regionale creata da D’Alfonso e dovrà guidare la Regione con quella. Un’altra scelta ai danni della possibilità di governare questa regione senza lo spettro di D’Alfonso e dei D’Alfonsiani”.

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