IL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE CHIAMATO A CONDURRE L'ENTE AL VOTO DOPO LE DIMISSIONI DI D'ALFONSO INDICA TRE PRIORITA' DI FINE LEGISLATURA

LOLLI AL LAVORO SU ”GRANDE COALIZIONE”, ”MA STOP PD SOVIETICO E NON MI CANDIDO”

di Marco Signori

28 Marzo 2018 07:00

Regione - Politica

L'AQUILA – Programma di fine legislatura, ricostruzione di una coalizione che sia il più larga possibile e confronto serrato con le liste civiche, che si sono rivelate determinanti per la conferma di Nicola Zingaretti nel Lazio, ma su basi politiche e non sulle poltrone. Ma è prematuro parlare del candidato presidente della Regione.

La road map la indica il vice presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli del Partito democratico, che guiderà l'ente alle elezioni una volta che il governatore Luciano D'Alfonso lascerà optando per il Senato dov'è appena stato eletto.

“Serve un programma di fine mandato che non guardi alle grandi riforme, per le quali ormai non c'è tempo, ma a tre questioni molto concrete: lavoro, sociale e sanità”, dice ad AbruzzoWeb.

A Lolli, che sta lavorando anche “alle non poche fibrillazioni della maggioranza” e che auspica la fine di una “gestione sovietica del partito in Abruzzo”, sono toccate le conclusioni della direzione regionale del Pd lunedì a Pescara, una riunione in due round per il gran numero di dirigenti iscritti a parlare chiamata ad analizzare il voto del 4 marzo e ad indicare il futuro del partito e, in parte, del governo regionale, la cui scadenza naturale è fissata alla primavera 2019.

“L'opposizione chiede di andare al voto subito? È gioco politico del tutto lecito – dice – voglio però ricordare che il governo dell'epoca concesse alla Giunta Chiodi sei mesi in più, ora prima di strillare bisogna ricordare quanto accaduto in passato. Fu assolutamente legittimo, così come D'Alfonso ha il diritto di farsi valutare da quello che la legge gli consente di fare. Sicuramente io non consentirò di violare la legge”.





Alla direzione del Pd “ho fatto l'intervento di chiusura per il ruolo che probabilmente avrò in questo periodo ed era giusto che provassi a prendere degli impegni in base a quanto indicato dal dibattito”.

“Non c'è nessuna sottovalutazione del voto e non mi convince l'analisi secondo la quale abbiamo fatto tutto bene e il popolo non ha capito – fa osservare Lolli – siamo noi che non abbiamo colto quello che stava succedendo nella condizione materiale di gran parte delle famiglie, italiane e abruzzesi, dopo 8 anni di crisi. Soprattutto per quanto riguarda il lavoro, l'elenco delle realizzazioni fatte che abbiamo ripetuto non ha avuto alcun effetto, anzi in alcuni casi ha avuto l'effetto contrario perché non non risolvono i problemi attuali delle persone, semmai sono cose che pensano al futuro, ma la gente dice 'e adesso?'. Perciò bisogna tornare a parlare della vita di oggi”.

Per Lolli, poi, serve una “correzione di questa idea di vocazione maggioritaria, nata con Veltroni, che non funziona, perché la società è frammentata e non si fa più rappresentare da uno schema bipartitico, ho prospettato un modello Zingaretti, che nello stesso giorno in cui in Italia vincevano centrodestra e Movimento cinque stelle, a Roma ha ricevuto il consenso”.

“Questo perché si è proposto con una coalizione, ma naturalmente non è sufficiente, quindi bisogna guardare al civismo – continua il vice presidente della Regione – su trecento comuni del Lazio, 220 sindaci hanno sostenuto Zingaretti e quasi la metà sono civici. Ha vinto anche con le liste civiche. Va capito che la società non si fa rappresentare più solo dai partiti”.

Il Pd, intanto, che ora dovrà confrontarsi con gli alleati, ha stabilito che “D'Alfonso si occupi delle grandi questioni dell'Abruzzo e di quelle romane, invece noi non avendo più un leader della forza di Luciano passiamo ad una gestione del tutto diversa, di squadra, Giunta-Consiglio e maggioranza. Poi va corretto il modello che io definisco sovietico del partito, cioè con una confusione tra Stato e partito. Il partito deve riprendere la sua autonomia e svolgere una funzione di raccordo e indirizzo, non è il megafono della Giunta ma suggerisce e critica”.





Per il “programma limitato di fine mandato”, Lolli indica “tre questioni molto concrete: il lavoro, anche utilizzando più intensamente i fondi comunitari, sui quali non è vero che si è in ritardo perché con il Fesr siamo perfettamente in linea, nell'Fse c'è stato un ritardo ma è del tutto colmabile e sul Psr non ho una cognizione diretta ma è stato speso il 10 per cento, Mauro Febbo parla tanto ma il suo era arrivato a meno del 60, siamo stati noi a finire di spenderlo nel 2015; la sanità, su cui dobbiamo tenere ferme le scelte fatte, anche perché dettate dal piano di rientro, ma servono alcune flessibilità visto che abbiamo fatto una gestione molto rigida, quindi senza smentire la linea di rigore occorre un ascolto dei problemi del territorio e delle categorie; le politiche sociali, dove serve uno sforzo straordinario per le categorie più deboli, dobbiamo assolutamente trovare tutte le risorse possibili per concentrarle lì, ogni euro che troviamo viene deve essere messo innanzitutto lì”.

“Tre cose che, come ci insegna il risultato elettorale, non possono essere tre annunci ma vanno costruite con i beneficiari, imprese, associazioni e sindacati, sulle quali lavoreremo sin dai prossimi giorni appena conclusa la parte in cui vediamo che maggioranza abbiamo e se tiene. Sto lavorando – chiosa Lolli – alle fibrillazioni che non sono poche”.

“I malpancisti non dialogano né con noi né con il centrodestra? Con Andrea Gerosolimo ci stiamo incontrando spesso – dice – immagino lo faccia anche con Nazario Pagano, ma considero il rapporto con i civici importante e a me continuano a dire che stanno nel centrosinistra, ma la base del confronto è politica e non spartitoria”.

Alla domanda se si senta investito di una ulteriore responsabilità in vista delle elezioni regionali, Lolli risponde “assolutamente no”.

“Ho avuto tanto dalla vita e mi pare giusto che ridia qualcosa, conducendo a compimento la legislatura nel massimo dell'ordine e del decoro possibile. Il centrosinistra sceglierà, ma alla luce di quello che è successo il 4 marzo bisogna guardare in modo molto ampio, parlare ora del candidato è semplicemente una follia, non mi pare lo stia facendo neppure il centrodestra e i cinque stelle, è totalmente prematuro. Certamente non mi sto caricando di questa responsabilità per i ruoli del futuro, altrimenti mi sarebbe convenuto defilarmi”.

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