LO MULTANO A ROMA MA E’ A TERAMO: COSTRETTO A RICORRERE AL GIUDICE DI PACE

23 Agosto 2019 10:03

Teramo - Cronaca

TERAMO – Quando gli è arrivata quella multa per un parcheggio in divieto di sosta a Roma, deve aver pensato che non essendo stato quel giorno nella capitale per annullarla sarebbe bastato poco.

Così M.U.C., 33 anni, di Teramo, si è recato dai vigili urbani, che dopo averlo ascoltato gli hanno detto che avrebbe dovuto fare ricorso al prefetto di Roma.

E così ha fatto, ma nonostante la documentazione fornita si è visto confermare la multa.





L'unica strada, adesso, è quella di ricorrere al giudice di pace, con una spesa che rischierebbe di superare l'entità della multa.

A raccontare al Centro la paradossale vicenda è Pasquale Di Ferdinando, dell'associazione dei consumatori “Robin Hood”.

“Quando gli è arrivata la multa M.U.C., che nel giorno della contestazione si trovava a Teramo, si è recato al comando dei vigili urbani, dove gli hanno detto di fare ricorso al prefetto – spiega Di Ferdinando – e così ha fatto, allegando al ricorso la dichiarazione del datore di lavoro che attestava la sua presenza in azienda e anche quella dell'auto interessata dalla multa, e il documento, scaricato dal sito della sua assicurazione, che certificava il tragitto urbano percorso quel giorno dal veicolo”.

Documentazione che però, non sarebbe stata sufficiente.





“Il prefetto ha respinto il ricorso con la motivazione di carenza di documentazione difensiva – continua Di Ferdinando-e a quel punto M.U.C., che nel frattempo aveva ottenuto anche la certificazione satellitare che confermava come quel giorno la sua auto non fosse a Roma, si è rivolto a noi”.

Le strade, a questo punto, per il 33enne sono due: o pagare la multa, che nel frattempo è passata da 72 a 190 euro, o fare ricorso al giudice di pace.

“Lui è intenzionato a ricorrere al giudice di pace per una questione di principio – conclude Di Ferdinando – spendendo una somma maggiore della multa. E tutto questo per un errore umano nel rilevare la targa”. 

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