LIBRI: LA DIFFERENZA DELLA DE SIMONE, ROMANZO SUL SISMA MA SENZA LEZIONI; E CON MIELI E’ SHOW

di Alberto Orsini

25 Marzo 2016 18:35

L'Aquila - Video

L’AQUILA – Un romanzo moderno, intenso ma scorrevole, crudo ma avvolgente, che parla di terremoto e non “del” terremoto.

Un testo con un livello di lettura per tutti, una storia d’amore ai tempi del 6 aprile 2009 tra una giovane donna del capoluogo e un uomo più maturo, e un altro piano di comprensione tutto dedicato agli aquilani, che riporta alla luce dinamiche dolorose, senza farne le protagoniste e senza la presunzione di trovare una morale.

Sala piena, all’Auditorium del Parco del Castello, per la prima presentazione del secondo romanzo di Annalisa De Simone, Non adesso, per favore (Marsilio), fresco di candidatura al Premio Strega.

Un libro più maturo di quello d’esordio, Solo andata (Baldini & Castoldi), che venne presentato 3 anni esatti fa, con meno ansia di prestazione e di strafare, come ammette l’autrice stessa, donna e scrittrice più completa e realizzata e, per questo, in grado di offrire il meglio della sua penna senza dover necessariamente ricorrere ai fuochi d’artificio a ogni pagina.

Una De Simone che, dopo averle provate tutte, e tutte con successo, tra teatro, televisione e danza alla fine ha scelto la via della letteratura e pare convinta e rasserenata dalla svolta.

Presentatore sornione e pungente della serata, il presidente di Rcs Libri e, a cascata, della casa editrice Marsilio, Paolo Mieli, più noto per essere stato direttore del Corriere della Sera che lasciò le redini del quotidiano di via Solferino a Ferruccio De Bortoli il 9 aprile di 7 anni fa, tre giorni dopo il disastro.

Un Mieli che, a questo giornale, spiega alcuni suoi molteplici ruoli. “Sono stato il primo lettore della prima stesura, sono l’editore, perché Marsilio fa capo a Rcs Libri, sono futuro votante al Premio Strega – snocciola – Per una serie di congiunzioni, questo romanzo mi è venuto a cuore, è molto ben scritto e ha un colpo di scena finale, è molto interessante”.

Questo il “miele” appunto riservato dalla firma milanese alla più giovane amica e financo collega, visto che ora collabora anche con l’Unità e Il Sole 24 Ore, lasciando intuire un rapporto significativo tra mentore e seguace.





In quest’ottica non sono mancate simpatiche osservazioni, come quando prima del pienone Mieli ha assicurato con un sorriso che alla presentazione “non sarebbe venuto nessuno”, o quando si è lamentato per il ricorso eccessivo alle scene di sesso (ma quanto è spassosa quella giocata sulle figure retoriche a cui pensa la protagonista!).

E a fine serata, a una signora che si chiedeva se fosse il caso di cominciare la lettura proprio di Venerdì Santo o se fosse più consigliabile rimandare, ha risposto sardonico: “Vada signora, vada tranquilla, lo legga tutto domani!”.

In sala, ad ascoltare il botta e risposta sempre ritmato e gustoso tra i due, facilitato dalla evidente stima reciproca, un pezzo della classe dirigente cittadina, le prof del Classico “Cotugno” che si contendono la paternità letteraria dell’autrice, senatrici e consiglieri comunali, anche qualche aspirante sindaco, ma non quello in carica.

“È stato faticoso scandagliare delle storie che per me portavano ancora una sensazione di estremo dolore – ammette lei nell’intervista ad AbruzzoWeb – Era una cosa che riguardava me ed era materiale vivo per la scrittura, e quando succede questo lo scrittore è avvantaggiato”.

“C’è una vicenda che è ancora scolpita nella memoria collettiva di tanti – prosegue la De Simone – ma non c’era nessuna voglia di trarne un perché, una soluzione, dei colpevoli: sarebbe stato sbagliato e anche banale”.

La protagonista si chiama come lei, ha la stessa età e professione, una relazione “adulta”, come le è capitato, ma chi la conosce sa che non si tratta della stessa persona. Quanto c’è, tuttavia, di lei tra le pagine?

“Non mi libererò mai di questa domanda, avrei dovuto darle un altro nome – sospira – Ha molti punti in comune con me, ma anche se avessi voluto scrivere di me, essendo la persona più relativista del mondo, penso che non sarei riuscita a farlo, avrei navigato nell’immaginazione”.

Il Premio Strega in una parola? “Terrore. Nel senso che la soddisfazione principale, per il momento, è che la Marsilio tra tanti titoli abbia puntato su questo, poi i premi seguono tante logiche”.

Si passa a parlare dello stato di salute dell’Aquila, vista da chi ci viene periodicamente per trovare la famiglia (De Simone) o senza clamore per aperitivi e in caso di eventi eccezionali (Mieli) e valutata, quindi, da chi ha la possibilità di notare al volo i cambiamenti.





“Sono un grande estimatore e amico di questa città, dove vengo ogni volta che posso – assicura il direttore – Vedere come sta, restare mezza giornata, prendere un aperitivo, lo sento da anni come un piacere, ma anche come un dovere”.

Ebbene, nel merito “sta meglio, decisamente. Non sono un tecnico e in realtà non è stata ricostruita nella misura delle mie aspettative all’inizio – precisa – ma come umore e ripresa morale il mio voto è 10 e lode”, assicura il cronista.

“Arrivando insieme a Paolo – dice l’altra – ci siamo resi conto di questo panorama fatto di gru e palazzi ricostruiti. Certo, c’è una lentezza che mi auguro si sveltisca il prima possibile, ma voglio essere positiva”.

“Ci siamo lamentati tanto perché di torbidezza ce n’è stata e di lungaggini burocratiche anche, ma in questo momento vorrei essere ottimista e dire che la città riprenderà a vivere perché i primi segni si vedono e sono concreti – incalza la scrittrice – Non sarà uguale a prima, ma potremmo avere delle opportunità, non fissiamoci sul dover ricostruire esattamente quello che era prima”.

Impossibile non chiedere a Mieli un parere sull’editoria italiana e sugli sconvolgimenti che vive.

“È un momento di passaggio con delle grandi concentrazioni editoriali, come quella nei libri, tra Mondadori e Rizzoli, o quella nel giornalismo, tra la Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX – ricorda – Molti sono allarmati, io invece penso sia un passaggio doloroso ma inevitabile”.

“Entrando in una competizione che sposta il centro dell’informazione sui mezzi web, e domani non sappiamo quali saranno – prosegue – so che di antichi mezzi di comunicazione è meglio averne 10 mila e non 3 o 4, ma è meglio che siano salvi, e se per salvarli è necessario concentrarli, si faccia pure”.

Finale con la richiesta di un pensiero su Guido Bertolaso, già commissario per l’emergenza sisma aquilana e ora possibile candidato alla fascia tricolore della Capitale.

“A naso direi che Bertolaso non sarà sindaco di Roma, è difficile che riesca a candidarsi e, nel caso, che riesca a vincere – conclude – Risponderò a questa domanda il giorno che dovesse accadere qualcosa che io prevedo non accada”.

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