MARATONA DI FINE LEGISLATURA: CENTROSINISTRA A SORPRESA RINUNCIA, PASSA LA ''NORMA LEGNINI''. CONSIGLIO REGIONALE AL VIA ALLE 19.30, DOPO RINVII

LEGGE ELETTORALE: PD CI RIPENSA, PASSA SOLTANTO LA SURROGA DEI CONSIGLIERI

di Alessia Centi Pizzutilli

7 Agosto 2018 19:00

Regione - Politica

L’AQUILA – Dopo aver ripreso l'attività in Regione Abruzzo stamani, la Commissione Statuto ha approvato con non poca fatica e colpi di scena, come la rottura del fronte Pd-Fi sulla riforma elettorale, la surroga che comporterà il passaggio da 31 a 35 consiglieri, passando poi all'esame della proposta di modifica della legge, che nei giorni scorsi ha sollevato polemiche per lo sbarramento all’8 per cento, ritirata a sorpresa in serata dal centrosinistra. 

Lavori, quelli odierni, che sono considerati “gli ultimi della legislatura”, alla luce delle imminenti dimissioni del governatore-senatore del Pd, Luciano D’Alfonso, al quale la Giunta per le elezioni del Senato, dopo aver stabilito l’incompatibilità nella seduta dei giorni scorsi, ha inviato una comunicazione per posta in cui si intima di optare per una delle due cariche elettive entro tre giorni.

Intanto il Consiglio, convocato per oggi e domani, ha subìto una serie di variazioni di orari, proprio in virtù dei lavori ancora in atto delle Commissioni, ma dopo il ritiro della modifica della legge elettorale ha preso il via la seduta, che dovrà terminare comunque entro mezzanotte.

A palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale all’Aquila, è in corso dunque la seconda giornata della maratona di fine legislatura, che ieri sera si è protratta fino a tardi, tanto che si è reso necessario il rinvio della seduta, dopo che il consigliere regionale del Movimento cinque stelle, Riccardo Mercante, ha posto l’accento sull’impossibilità di proseguire i lavori, come avrebbe voluto il presidente, Sandro Mariani, capogruppo del Pd, perché i dipendenti non possono per legge superare le 13 ore di lavoro, dal momento che è stato stabilito che il lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore; la differenza rappresenta il limite giornaliero alla durata dell’orario di lavoro, cioè 13, ferme restando le pause.

La Commissione Statuto ha approvato a maggioranza la proposta da Mariani sulla surroga, per cui nella prossima legislatura si passerà da 31 a 35 consiglieri regionali.

A far saltare il banco ieri sera, dopo le accuse di “inciucio”, un emendamento presentato dalla maggioranza  di centrosinistra, approvato oggi in un clima di tensione, che prevede l'allungamento da 7 giorni a 60 dei termini entro cui sindaci e funzionari pubblici soggetti nella cosiddetta “legge anti-sindaci” che volessero candidarsi alle elezioni, presentino le dimissioni dalla carica.





La norma sull’ineleggibilità è stata ribattezzata “Norma Legnini”, poiché secondo i rumors girati negli ambienti politici, si tratterebbe di una manovra per le prossime elezioni anticipate, per creare le condizioni per la candidatura del vice presidente del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura), Giovanni Legnini, in scadenza a fine settembre. In particolare, passando il termine a 60 giorni, si scavallerebbe quest’ultima data e Legnini non dovrebbe dimettersi e potrebbe candidarsi.

Il pentastellato Mercante, sulla propria pagina Facebook, parla della “Norma Legnini” come di una “porcata” firmata Partito democratico: “II Pd getta la maschera! Ieri sera, grazie ad un efficacissimo lavoro di squadra, siamo riusciti a bloccare in Commissione la nuova Legge elettorale regionale, studiata dagli strateghi del Pd e firmata senza alcuna vergogna da Mariani. Visti i risultati precedenti di questi professori della democrazia, fosse stato per me li avrei lasciati fare. È una battuta, ma anche no. Comunque tra le porcate che hanno studiato l’innalzamento delle soglie di sbarramento e l’allungamento del termine di 7 giorni a 60 giorni entro il quale sindaci e i funzionari pubblici (ad esempio un componente del Csm…) devono presentare le dimissioni per candidarsi”, ha scritto l'esponente del Movimento cinque stelle.

In giornata la Commissione Statuto del Consiglio Regionale ha approvato a maggioranza la legge per L'Aquila Capoluogo.

Come recita la relazione introduttiva, la legge “si inserisce nel complesso quadro d'insieme socio economico del territorio regionale ed in particolare aquilano, attualizzando e concretizzando obiettivi di definizione dell'assetto strutturale della Regione Abruzzo. Mediante le disposizioni si definisce il ruolo della città dell'Aquila, capoluogo della regione, e si individuano gli strumenti per la realizzazione di politiche di valorizzazione delle peculiarità del territorio aquilano che costituiscono possibile motore di sviluppo per la Regione”.

La legge, licenziata dalla commissione, dovrà ora essere votata dal Consiglio, e prevede una dotazione di 785 mila euro per il biennio corrispondenti allo 0,5% dello stanziamento in bilancio relativo al gettito derivante dal bollo auto.

Ad esprimere soddisfazione era stato, già ieri pomeriggio, il consigliere regionale Pd, Pierpaolo Pietrucci, commentando il via libera della Commissione Bilancio ai provvedimenti sull'Aquila capoluogo, di cui Pietrucci è primo firmatario e sulla Nuova Pescara.

“Sono soddisfatto perché si è dato seguito a quanto avevamo stabilito: i progetti di legge L’Aquila capoluogo e sulla Nuova Pescara hanno marciato in parallelo, e sono stati approvati all’unanimità nella stessa seduta della Commissione Bilancio. Ora manca l’ultimo miglio, l’approvazione del Consiglio regionale”, aveva scritto in una nota.





REAZIONI 

“La ferma opposizione di Forza Italia ha prodotto un primo significativo risultato: il centrosinistra ha ritirato ogni proposta di modifica alla legge elettorale regionale”, dichiarano i consiglieri azzurri a margine dei lavori in Commissione Speciale per le modifiche alla legge elettorale e per l'attuazione e le modifiche allo Statuto. 

“Abbiamo evitato la porcata principale, ora proveremo a bloccare anche quell'altra, cioè la norma ad persona, la norma pro Legnini”. Così Mauro Febbo (Fi) in merito alla norma votata oggi in commissione che allunga i tempi della decadenza dalle incompatibilità da 7 giorni a 60 giorni e che secondo lui permetterebbe una eventuale candidatura alla Regione dell'attuale vice presidente del Csm. “Io faccio nomi e cognomi – dice Febbo – a noi quella norma ci sembra veramente ad personam, visto che la carica di vice presidente del Csm scade il 24 settembre prossimo, Se, come affermano dalla maggioranza, questa norma invece riguardi i sindaci, in Consiglio proporremo di spezzare la data per i sindaci e per le altre cariche. Vediamo che succede”, conclude il consigliere di Fi.

“La Democrazia è stata tutelata in Abruzzo – commentano in una nota i consiglieri regionali del M5S Sara Marcozzi, Riccardo MercanteDomenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi – le soglie di sbarramento non saranno innalzate permettendo così a tutte le forze politiche di avere una propria rappresentanza in Consiglio. Ci siamo battuti con fermezza ed oggi siamo soddisfatti di questo risultato poiché la maggioranza ha dovuto cedere proprio su quegli elementi che andavano ad intaccare quello che per noi rappresenta l’anima del dibattito politico: la rappresentanza di tutti i cittadini”.

“Dopo una lunga ed estenuante resistenza di tre giorni, prima in maggioranza e poi in commissione, la proposta di modifica della legge elettorale è stata ritirata”, lo si legge in una nota di Mario Mazzocca e Marinella Sclocco di Mdp Art 1. “Sia chiaro a tutti che senza la contrarietà di Articolo 1 – Mdp questa modifica sarebbe stata approvata. I principi della rappresentanza democratica nella nostra regione sono salvi”.

“Dopo un'estenuante battaglia in commissione durata un giorno la maggioranza di governo decide di ritirare gli sbarramenti alla 'turca'. Siamo soddisfatti di questo risultato che dimostra come nelle istituzioni il ruolo delle opposizioni sia spesso fondamentale per evitare stupri istituzionali come quello che si stava per compiere”, commentano in una nota Daniele Licheri, segretario regionale Abruzzo e Leandro Bracco, consigliere regionale di Sinistra Italiana. 

“Ringrazio tutti i consiglieri regionali che si sono opposti a questa operazione scorretta e antidemocratica. Non era scontato che centrodestra e M5S non si accordassero col Pd ai danni delle formazioni più piccole. Il Pd renziano e dalfonsiano è riuscito nel miracolo di collocarsi a destra di Mauro Febbo che va ringraziato per aver difeso con l'ostruzionismo insieme al resto dell'opposizione – dal M5S a Si – la democrazia e la decenza. Durante i 5 anni della giunta di centrodestra lo scontro con noi è stato sovente ferocissimo, ma agli ex-missini come Febbo non sono venute in mente le forzature antidemocratiche a cui ci hanno abituato questi bulletti del Pd”, commenta Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale e segretario nazionale di Prc.

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