LE CORTI AQUILANE TORNANO ALLA VITA: RINASCE PALAZZETTO BARONCELLI

di Marianna Galeota

27 Luglio 2014 10:31

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – Sarà pronto nel luglio 2015, dopo 2 anni di lavori di consolidamento post-sismico e restauro, un altro dei tesori che il terremoto ha strappato via all’Aquila il 6 aprile 2009.

Va avanti già da un anno, infatti, il cantiere di palazzetto Baroncelli, databile tra il XIV e il XVI secolo, altra perla nel cuore del centro storico del capoluogo abruzzese, in via Bominaco.

L’edificio storico è inserito in un aggregato che conta altri due palazzi della stessa epoca. Gli edifici saranno recuperato con una spesa di 6,7 milioni di euro, permettendo così a 18 famiglie di rientrare nelle loro case, dopo oltre 5 anni dal sisma.

“Palazzetto Baroncelli è databile nel XIV secolo, ma ha avuto rimaneggiamenti ai piani superiori dopo il terremoto del 1703 – spiega ad AbruzzoWeb l'architetto incaricato dal consorzio, Luca Carosi – È il palazzo che ha avuto meno danni dei tre che compongono l’aggregato”.





Punta di diamante degli edifici che compongono l’aggregato sono le tre corti interne. La più preziosa e suggestiva è proprio quella di palazzetto Baroncelli, composta da tre ali di porticato con archi in pietra bianca a tutto sesto e un pozzo in pietra.

Tra gli interventi di consolidamento dell’edificio, quelli sugli apparecchi murari, attuati con tecniche innovative. “Siamo intervenuti con iniezioni, applicazione di reti in fibra di vetro con betoncino, in malte compatibili con le antiche strutture e spillature in barre aramidiche e resine che servono per rilegare le congiunzioni dei muri”, specifica Carosi.

L’ultimo piano di palazzetto Baroncelli lascia spazio a un antico loggiato, tamponato in epoca successiva, con una struttura portante in legno, che era anticamente usato per fare asciugare la lana.

Danni più gravi per l'edificio vicino, per il quale si sono registati crolli parziali delle volte leggere.





“Anche questo palazzo ha un'ampia corte interna con un ampio scalone di servizio in pietra e due ali di porticato a girare intorno – specifica l’architetto – Per questo stabile siamo intervenuti sui muri di collegamento con iniezioni e reti e abbiamo irrigidito le volte leggere. Abbiamo lavorato anche sui solai con la tecnica dell’ispessimento dell’estradosso con pioli e armature di ripartizione, cioè  l’aggiunta di un’armatura in acciaio e di travi rompitratta poste sull’ intradosso dei solai”.

Il terzo palazzo, databile sempre nel XIV secolo, ha un’ala di porticato in pietra e un’antica cisterna per la raccolta delle acque piovane che verrà recuperata, oltre alle volte affrescate a tempera databili tra la fine dell’800 e gli inizi del '900.

Altro gioiello riportato alla luce con i lavori di ristrutturazione su quest'ultimo edificio, sono i due ordini di arcate che si affacciano sulla corte e sovrastano il porticato, che erano state coperte da interventi successivi al terremoto del 1703.

“La tecnica di intervento per il miglioramento sismico è stata la stessa su tutti e tre i palazzi dell’aggregato – conclude Carosi – Una particolarità questa, non di poco conto perché garantisce una risposta sismica omogenea”.

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