L’AQUILA: UN ANNO DI PUBLIC ENEMY, ‘GANGSTER’ E COCKTAIL DI CLASSE

12 Dicembre 2014 08:26

L'Aquila -

L’AQUILA – Prima candelina per il gastro pub Public Enemy dell’Aquila, il locale che ha portato nel capoluogo abruzzese, in pieno centro storico terremotato, l’atmosfera degli “speakeasy”, i locali degli anni Venti degli Stati Uniti che vendevano alcol illegalmente nell’epoca del proibizionismo e dei gangster.

Un locale gestito da due soci e cugini, nato da un progetto che Valerio Panepucci aveva nel cassetto da molti anni e che a un certo punto ha mostrato a Daniele Di Fabio, “che ci ha creduto, e appena abbiamo avuto l’occasione non ce la siamo fatta scappare”, come racconta l’ideatore ad AbruzzoWeb.

Uno studio che era già tutto pronto: “abbiamo fatto i lavori in 10 giorni perché era stato tutto studiato nei minimi dettagli da molto tempo”.

Stasera l’evento per il primo compleanno: una serata in pieno stile anni ‘20, dalle ore 19 con un aperitivo buffet, a seguire una swing band aquilana, i Crazy Stompin’ Club, e uno spettacolo di burlesque con Miss Candy Rose, ospiti abituali delle serate del Public.

Tra uno sguardo al passato e idee per il futuro, come una scuola per bartender da far sorgere all'Aquila nel 2015,

A un anno di distanza qual è il bilancio imprenditoriale e culturale della vostra avventura?





Le somme si tirano alla fine di un percorso, il nostro è solo all’inizio. Quello che posso dire è che siamo soddisfatti della risposta del pubblico alle nostre serate musicali, nuove e inusuali per una città come L’Aquila, ma anche alle presentazioni di libri e tutti gli eventi che abbiamo fatto in questo anno, più di 130 concerti ed eventi, e la partecipazione come direttori artistici alla prima edizione del festival vintage “All Shook Up”.

Avete cercato di introdurre una nuova concezione della miscelazione all’Aquila al posto delle solite “tazze”, l’esperimento è riuscito?

Insieme all’hamburger gourmet e alla musica, uno dei punti forti del progetto Public Enemy è sicuramente il cocktail’s bar. Siamo molto fieri di aver intrapreso questa strada nel campo della miscelazione. Stiamo riscuotendo molto successo per il nostro modo di “miscelare” i cocktail, merito anche dei nostri bartender, Andrea Melfa e Martina Cappetti: persone qualificate e con molta esperienza. Ci piacerebbe far capire a tutti che il ruolo del bartender ha lo stesso valore dello chef, puntiamo a far capire alla nostra clientela che non siamo dietro al bancone a fare “tazze”, ma siamo lì per mettere a disposizione le nostre conoscenze e capacità e creare un drink che possa far provare un’emozione.

Puoi spiegare ai lettori l’uso dell’hashtag #nonditeloingiro?

Ci siamo spinti oltre… Tutti i lunedì sera dalle 22.30 il locale si trasforma in un vero e proprio “speakeasy” e permette l’ingresso alle sole persone che pronunciano la parola d’ordine al nostro uomo alla porta. Durante questa serata si servono esclusivamente cocktail creati dai nostri bartender in un’atmosfera da salotto con luci soffuse e la musica del nostro pianoforte. Ma questo… #nonditeloingiro.

Visto che il Public Enemy si ispira agli speakeasy dell’America del proibizionismo, quando bere e distillare alcol era illegale e i pochi locali clandestini dovevano rimanere segreti, mi sono immedesimato in un cliente di uno speakeasy che parlando con un amico di questo nuovo locale clandestino lo invita a “non dirlo in giro” per evitare che il posto diventi troppo popolare e la fama possa arrivare alle orecchie della polizia. Ma soprattutto, dite a una persone di non fare una cosa e vedete cosa succede!





Quanto hanno contato i social network?

Sono un ottimo strumento, se impiegato nel modo giusto. Usiamo molto Facebook per far conoscere ai nostri fan, più di 4.000, tutte le iniziative e le novità che possono trovare al Public Enemy. Usiamo Facebook anche per divulgare un po’ di cultura sul mondo della miscelazione, della musica e del cibo. L’hashtag #nonditeloingiro è diventato il nostro marchio di fabbrica: chiudiamo tutti i post e le nostre comunicazioni con questo.

Il centro storico è ancora deserto, a oggi quali sono i servizi o gli aiuti che le istituzioni, Comune eccetera, mettono a disposizione di chi ha avuto il coraggio di riaprire?

Preferisco non rispondere, non ci piace fare polemiche, preferiamo rimboccarci le maniche e lavorare sodo anche quando le condizioni non sono le migliori. L’unica cosa che posso dire è che ci piace far parte della nuova città che riparte.

Qual è il sogno nel cassetto per il 2015?

Abbiamo molti progetti per il 2015 e non solo per il Public Enemy: a febbraio partiremo con la scuola di barman e il cocktail’s catering per eventi privati,matrimoni,compleanni eccetera. I sogni nel cassetto li abbiamo realizzati tutti… Adesso tocca a quelli nell’armadio! Alberto Orsini

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